Ospedali: evitabile il 25% dei ricoveri. Ma l’appropriatezza migliora
Il dato in un rapporto Sdo 2007/2009 del Ministero della Salute, appena pubblicato, dedicato all'appropriatezza organizzativa degli ospedali. Un ricovero su quattro dura meno di due giorni e sarebbe pertanto evitabile. Inoltre, nel 49% dei casi, i Drg che potrebbero essere erogati in Day Hospital sono ancora oggetto di ricovero ordinario. Ma la tendenza storica èal ribasso (erano il 53,33% nel 2007 e il 52,13% nel 2008). In pratica, negli ultimi 3 anni, il 4% dei ricoveri inappropriati ha trovato la giusta collocazione.
06 DIC - Apparentemente impercettibile all’occhio dei cittadini, ma le strategie messe in campo negli ultimi anni per tagliare gli sprechi e le inefficienze del Servizio sanitario nazionale stanno dando dei risultati. Tuttavia, per quanto il trend sia incoraggiante, le sacche di in appropriatezza continuano a registrare livelli altissimi.
Le considerazioni emergono da una complessa raccolta appena pubblicata dal Ministero della Salute, curata dalla Direzione generale della programmazione sanitaria e dei principi etici di sistema e basata su un set di 8 indicatori di appropriatezza organizzativa proposti nel Patto per la Salute 2010-2012, desumibili dalla banca dati delle schede di dimissione ospedaliera (SDO) negli anni 2007, 2008, compresi i definitivi 2009.
Ecco cosa accade in Italia scrutando tra i numeri di ciascun indicatore e Regione:
1. Degenza media preoperatoria
È il rapporto fra il totale delle giornate intercorse tra la data di ricovero e la data di intervento ed il totale dei dimessi. L’importanza di questo indicatore sta nella capacità di una struttura e di un determinato contesto organizzativo di assicurare una efficiente gestione del percorso preoperatorio in elezione e di pianificare con efficacia l’utilizzo delle sale operatorie e dei servizi di supporto all’attività chirurgica.
Dal rapporto emerge che la
degenza media preoperatoria in Italia è di 1,90 giorni, con un
massimo di
2,70 giorni nel Lazio e un minimo di
1,32 nelle Marche. Degenze oltre i due giorni si registrano anche in Valle D’Aosta, Liguria, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.
Negli anni, comunque, la preparazione preoperatoria ha, seppur di poco, accorciato i tempi. Nel 2007, infatti, la degenza durava in media 2,01 giorni nel 2007 e 1,99 giorni nel 2008. Tuttavia 4 Regioni hanno peggiorato i loro tempi: la Valle d’Aosta (passata da 1,65 giorni nel 2007 a 2,16 nel 2009), il Friuli Venezia Giulia (da 1,52 a 1,70), l’Abruzzo (da 1,80 a 1,92) e la Sardegna (da 2,04 a 2,13).
Anno 2009 |
Migliori |
Peggiori |
Marche (1,32 giorni) |
Lazio (2,70 giorni) |
Toscana (1,48 giorni) |
Molise (2,48 giorni) |
Piemonte (1,61 giorni) |
Basilicata (2,37 giorni) |
2. Percentuale di fratture del femore operate entro 2 giorni dal ricovero
È il rapporto percentuale fra il numero di dimessi con diagnosi principale di frattura del femore che abbiano subito l’intervento entro due giorni dal ricovero ed il totale dei dimessi con diagnosi principale di frattura del femore. Infatti, dalla letteratura scientifica emerge chiaramente che superare il limite di due giorni per l’ esecuzione dell’intervento chirurgico significa aumentare il rischio di mortalità e di disabilità, specie nei soggetti anziani.
Anche in questo caso si registrano alcuni miglioramenti a livello nazionale. Se nel 2007 i femori operati dentro due giorni erano il 32,30%, nel 2009 sono stati il 33,55%. In particolare, spicca la positiva performance della Provincia Autonoma di Bolzano, dove la frattura del femore viene operata entro 2 giorni nell’82,78% dei casi. Dalla parte opposta la Campania, con solo il 15,80% e addirittura in peggioramento rispetto al 207, quando la quota era del 17,85%. Trend fortemente negativo anche per la Valle D’Aosta, passata dal 70,63% del 2007 al 44,58% del 2009, e per il Friuli Venezia Giulia, passato dal 62,44% al 49,69%. Tra le Regioni che invece si sono impegnate di più a migliorare, spicca la Toscana, passata dal 37,42% del 2007 al 53,02% del 2009.
Anno 2009 |
Migliori |
Peggiori |
P.A. Bolzano (82,78%) |
Campania (15,80%) |
Marche (59,43%) |
Puglia (16,53%) |
Toscana (53,02%) |
Sicilia (17,49%) |
3. Percentuale di dimessi da reparti chirurgici con DRG medico
Misura la quota di ricoveri effettuati nelle discipline di chirurgia cui viene attribuito un DRG medico, e che, quindi, non essendo caratterizzati da interventi chirurgici maggiori avrebbero potuto essere più appropriatamente trattati in discipline non chirurgiche. Infatti, i reparti chirurgici sono dotati di attrezzature complesse e risultano maggiormente onerosi, pertanto dovrebbero accogliere pazienti che si sottopongono a un intervento chirurgico. Secondo le stime, la percentuale di dimessi da reparti chirurgici con DRG medici tendenzialmente non debba superare il 20%: in caso contrario si ha una ridotta efficienza nell’uso delle risorse dell’ospedale e un accresciuto disagio per il paziente non ricoverato nel reparto per lui più idoneo.
In Italia la percentuale media di Drg medici dai reparti chirurgici è stata, nel 2009, del 34,10% a fronte del 36,30% del 2007. Il risultato più alto è quello della Calabria (51,41), peraltro in peggioramento rispetto al 2007 (era il 47,11). Al contrario, migliora il Piemonte, che oggi è la Regione con la minore percentuale di dimessi da reparti chirurgici con DRG medico e un miglioramento negli ultimi 2 anni che l’hanno fatta passare dal 29,50% nel 2007 al 24,55 nel 2009.
Anno 2009 |
Migliori |
Peggiori |
Piemonte (24,55%) |
Calabria (51,41%) |
Emilia Romagna (26,25%) |
Molise (43,65%) |
Marche (26,66%) |
Campania (43,61) |
4. Percentuale di ricovero con DRG chirurgico sul totale dei ricoveri
L'indicatore esplora una delle dimensioni dell'appropriatezza organizzativa dell’assistenza ospedaliera, misurando la quota di ricoveri che sono stati caratterizzati da un intervento chirurgico maggiore, e che, pertanto, trovano nel setting ospedaliero la collocazione più idonea ed appropriata sia dal punto di vista clinico che organizzativo. L’ospedale, infatti, deve essere destinato all’erogazione di un’assistenza sanitaria di alta complessità ed alto carico assistenziale, che non potrebbe essere garantita altrove. La gran parte di ricoveri non chirurgici, con l’esclusione di una piccola quota residuale costituita da pazienti “critici” per età e compresenza di più patologie, può trovare più idonea collocazione nel setting ambulatoriale o può essere ricondotta ad ospedalizzazione evitabile dovuta ad una carenza del livello territoriale e di prevenzione.
Il miglioramento, a livello nazionale, è stato molto limitato negli ultimi tre anni, con un passaggio dal 39,79% nel 2007 al 40,94% nel 2009. La variabilità regionale è anche in questo caso consistente, con il 52,39 del Piemonte contro il 27,03% della Calabria.
Anno 2009 |
Migliori |
Peggiori |
Piemonte (52,39%) |
Calabria (27,03%) |
Veneto (49,23%) |
Sicilia (32,18) |
Marche (48,00%) |
Campania (34,68) |
5. Percentuale di ricoveri ordinari sul totale dei ricoveri attribuiti a DRG ad alto rischio di inappropriatezza
L’indicatore mira a valutare la buona organizzazione della rete ospedaliera misurando la capacità di erogare assistenza nel regime di ricovero più appropriato. In pratica, la percentuale rappresenta la quota di ricoveri ordinario di DRG a rischio di in appropriatezza che tutt’oggi vengono erogati inappropriatamente.
Pur registrando un buon miglioramento negli anni, il 49,20% dei Drg a rischio di inappropriatezza restano, in Italia, tutt’oggi inappropriati. Il trend lascia comunque ben sperare, considerato che la percentuale era del 53,33% nel 2007.
La migliore performance è quella della Liguria, con il 30,21% dei Drg a rischio inappropriatezza che viene, nei fatti, gestito in maniera inappropriata. Da segnalare, però, che si tratta dell’indicatore in cui spiccano le buone performance di alcune Regioni del Sud, anche se sempre al Sud si registra il peggior dato: 63,80% della Puglia di Drg a rischio di inappropriatezza restano inappropriati.
Anno 2009 |
Migliori |
Peggiori |
Liguria (30,21%) |
Puglia (63,80%) |
Sicilia (38,02%) |
Lombardia (56,46%) |
Basilicata (38,70) |
P.A. Bolzano (56,13) |
6. Percentuale di ricoveri DH medici diagnostici sul totale dei ricoveri DH medici
L’indicatore valuta l’appropriatezza del ricorso all’ospedalizzazione in regime di Day Hospital misurando la frazione di ricoveri diurni di tipo medico effettuati unicamente per procedere ad accertamenti diagnostici, che potrebbero generalmente essere effettuati ricorrendo alla rete ambulatoriale.
Accade nel 53,48% dei casi, anche se il trend è positivo, essendosi i ricoveri ridotti di oltre 4 punti percentuali in 3 anni (era il 57,71 nel 2007). Primeggiano in questo caso le Regioni del Nord, ma quelle del Sud rientrano nella media del resto d’Italia. Malissimo Molise e Puglia, con percentuali sopra l’80%.
Anno 2009 |
Migliori |
Peggiori |
Piemonte (22,46%) |
Molise (81,43%) |
Valle d’Aosta (23,83%) |
Puglia (80,78%) |
Veneto (24,02%) |
Campania (72,96%) |
7. Percentuale di ricoveri ordinari medici brevi (0-2 gg) sul totale dei ricoveri ordinari medici
Ovvero i ricoveri evitabili. L’indicatore valuta, infatti, l’’appropriatezza del ricorso all’ospedalizzazione è calcolata sulla base di quella frazione di ricoveri che, per le caratteristiche di bassa complessità delle prestazioni erogate (denotate già dalla mancanza di interventi chirurgici maggiori) e di brevità della degenza sono nella quasi totalità dei casi da ricomprendere nell’insieme dei ricoveri evitabili, le cui prestazioni dovrebbero più efficacemente essere collocate in un diverso setting, quali, ad esempio, il ricovero diurno o il livello distrettuale.
A livello nazionale, si calcola che il 25,10% dei ricoveri sia evitabile. Un dato migliorato di solo un punto percentuale in tre anni. Solo tre Regioni in Italia hanno percentuali sotto il 20% (Marche, Veneto, P.A. di Trento), ma su tutte le altre spicca la cattiva performance della Campania, con il 40,58% di ricoveri brevi. Le altre Regioni, restano tutte sotto il 30%.
Anno 2009 |
Migliori |
Peggiori |
Veneto (16,58%) |
Campania (40,58%) |
Marche (19,39%) |
Umbria (28,72%) |
P.A. Trento (19,40) |
Molise (28,54%) |
8. Percentuale di ricoveri oltre soglia sul totale di ricoveri ordinari medici di pazienti con età ≥ 65 anni
I soggetti anziani rappresentano la popolazione a più alto rischio di permanenza nelle strutture ospedaliere per periodi molti lunghi ma inappropriati. L'indicatore in esame coglie in particolare i collegamenti funzionali fra l'ospedale per acuti e la rete di offerta territoriale che riguarda le strutture residenziali per gli anziani, dove questa casistica potrebbe essere seguita in modo più appropriato dal punto di vista organizzativo, più efficiente dal punto di vista del corretto impiego delle risorse del SSN, e in grado di garantire una migliore qualità della vita per il paziente.
Brutte notizie, su questo fronte. Il dato italiano, infatti, è andato peggiorando negli anni, crescendo al 4,84% di ricoveri oltre soglia nel 2009 contro il 4,68 nel 2007.
Maglia nera alla Valle d’Aosta, con il 10,08%, il doppio se non il triplo di quanto fatto registrare dalla maggior parte delle Regioni d’Italia. Meglio, invece, il Sud, dove la rete familiare è storicamente più forte e anche oggi più radicata. E proprio la Campania registra la più bassa quota di ricoveri oltre soglia tra gli anziani, con solo il 2,77%.
Anno 2009 |
Migliori |
Peggiori |
Campania (2,77%) |
Valle d’Aosta (10,08%) |
Sicilia (2,81%) |
P.A. Trento (8,35%) |
Umbria (3,52) |
Piemonte (7,54%) |
06 dicembre 2010
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