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Rischio clinico. Coinvolgere le risorse umane per gestirlo al meglio. Il modello Federsanità Anci e Agenas


Presentati al ministero della Salute i risultati della sperimentazione svolta presso gli ospedali del Molise per aumentare la sicurezza delle cure attraverso un modello sistemico che, pur rappresentando una metodologia univoca, rispetti le peculiarità di ogni ospedale. Prossimo obiettivo: la medicina territoriale. IL RAPPORTO.

13 MAR - Un modello sistemico che, pur rappresentando una metodologia univoca, rispetti le peculiarità, la storia e la cultura di ogni ospedale. Con questo obiettivo è stata avviata, oltre un anno fa, la sperimentazione nei plessi ospedalieri della Regione Molise di un progetto, nato dalla collaborazione tra Agenas e Federsanità Anci, che ha avuto lo scopo di contribuire al processo di miglioramento della qualità e della sicurezza delle strutture sanitarie, tramite la messa a punto di metodologie e modelli condivisi per l’autovalutazione e la valutazione esterna.

Attraverso la raccolta di informazioni, grazie all’utilizzo di indicatori provenienti dalle varie checklist e linee guida, si è giunti a una “fotografia del rischio” che ha fatto considerare e “vedere” situazioni di rischio che, nella normale routine quotidiana, gli operatori tendono a non percepire più come criticità.

“Gli effetti che si sono registrati nelle strutture sanitarie oggetto della sperimentazione in Molise – ha spiegato Fulvio Moirano, Direttore Generale di Agenas – rientrano nell’ambito del miglioramento continuo della qualità e della sicurezza delle cure e sono stati evidenti in prima battuta, ovviamente, sugli operatori coinvolti. Ma è indubbio che l’effetto più importante di queste azioni è direttamente collegato alla fiducia che i cittadini ripongono nel Servizio sanitario e nella struttura in cui scelgono di curarsi. Qualità, sicurezza, fiducia e scelta sono una sequenza che viaggia sullo stesso binario, che vede gli operatori di una struttura sanitaria coinvolti e padroni delle proprie attività”.

Una delle applicazioni è stata la gestione della Sala operatoria, riconosciuta come uno dei settori ospedalieri dove maggiore è il rischio di commettere errori e dove sono possibili interventi concreti e duraturi di gestione e controllo di questo rischio. A tal fine, all’interno delle attività del progetto, è stato sviluppato un percorso di implementazione della checklist di sala operatoria, quale strumento privilegiato anche in base alle evidenze scientifiche della letteratura mondiale, per migliorare la sicurezza dei pazienti chirurgici.

L’approccio seguito, dopo la formazione degli operatori, garantisce una forma di monitoraggio costante, interno e autonomo dell’Azienda Sanitaria. Non solo: la sperimentazione in Molise ha mostrato come, coinvolgendo le risorse umane interne e aumentandone le responsabilità, si incida anche sul consolidamento di un senso di appartenenza e ownership per l’istituzione per la quale si lavora.
“Il mondo della sanità è certamente tra quelli dove miglioramento continuo, qualità e analisi del rischio sono temi all’ordine del giorno – ha detto Angelo Lino Del Favero Presidente di Federsanità Anci - e qualcuno potrebbe chiedersi dove sia la novità di un ulteriore modello. La novità è nel coinvolgimento continuo delle risorse umane interne alla struttura sanitaria, demandando all’esterno solo la valutazione per la certificazione. La sua applicazione rappresenta, quindi, una sorta di quotidiano percorso di miglioramento della sicurezza nelle strutture sanitarie. In ogni attività umana – continua Del Favero - l’errore è quotidianamente in agguato e per questo va tenuta alta l’attenzione di tutti sulle situazioni di rischio. E’ necessario uscire dall’ignoranza sul pericolo, analizzando tutto e selezionando via via le soluzioni per eliminare le criticità individuate. Il rischio si può gestire ed è quindi un obbligo etico e deontologico farlo”.

Perché partire dal Molise per lavorare sulla sicurezza a 360 gradi? "Perché il Molise, per le dimensioni e la presenza di un’unica Azienda Sanitaria, rappresenta un ambito privilegiato per mettere a punto e sperimentare un modello su un gruppo di strutture ospedaliere", spiegano Agenas e Federsanità Anci. In particolare, i presidi coinvolti sono stati: Campobasso, Isernia, Termoli, Larino, Venafro e Agnone. La metodologia ha previsto un processo di coinvolgimento progressivo di tutti gli attori ai diversi livelli dell’azienda. "Il modello emerso non prevede il miglioramento in contemporanea di tutte le aree evidenziate dalla fotografia del rischio, ma rappresenta una oggettiva base di partenza su cui l’Azienda può indicare le priorità di intervento in base a una strategia fondata su informazioni concrete".

“Il miglioramento di situazioni a rischio è possibile e che lo è maggiormente coinvolgendo l'intera filiera di operatori: dai sanitari, agli amministrativi, ai dirigenti”, ribadiscono i conclusione Agenas e Federsanità Anci. Sottolineando, tuttavia, che il modello sperimentato “è privo di una parte fondamentale della sanità che in futuro è destinata ad avere un peso determinante nella gestione di milioni di pazienti italiani: la medicina del territorio”. L'auspicio è quindi che, “al termine di questa esperienza positiva e carica di risultati”, si possa “completare il modello sistemico di gestione del rischio in tutte le strutture sanitarie, ospedaliere e territoriali”.
 

13 marzo 2014
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