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Farmaci: Fimmg, 3 italiani su 4 usano quelli di automedicazione


È questo il dato emerso da uno studio Eurisko, presentato stamane al 65° Congresso Fimmg-Metis a Santa Margherita di Pula.

04 OTT - Nell’ultimo anno, tre italiani su quattro hanno fatto uso di farmaci di automedicazione per combattere principalmente disturbi come il dolore (nel 57% dei casi), o come influenza e raffreddore (27%). Questi alcuni dei dati presentati oggi dal Direttore del Dipartimento Ricerche alla Salute Gdk Eurisko, Isabella Cecchini, durante il Congresso Fimmg-Metis.
Resta però il medico di famiglia la figura a cui gli italiani si affidano per poter meglio scegliere, per la prima volta, un farmaco da automedicazione, cosa che avviene nel 40% dei casi. A seguire ci si rivolge al consiglio di amici o parenti (18%), al farmacista (18%), e infine alla pubblicità (12%). Andando poi ad osservare l’utilità riscontrata nell’utilizzo di questi farmaci, si può notare come per ben  il 78% questi siano risultati molto o abbastanza utili per la cura dei propri disturbi.
Rispetto agli ultimi 10 anni, sono oltre 5 milioni in più gli italiani che hanno mostrato comportamenti attivi e progettuali nei riguardi della propria salute. È scesa infatti del 6% la percentuale di chi aspetta che un disturbo passi da solo, mentre al contempo è salita dell’8% la popolazione che si sottopone a controlli periodici. Da segnalare il rilevante aumento degli uomini attenti al proprio benessere, ben il 14 % in più fa controlli periodici, e il 5% in più segue un alimentazione controllata facendo il possibile per avere un fisico efficiente.
“Per i cittadini l’automedicazione non è un fare da soli, perché il medico di famiglia rimane il primo referente per imparare a curarsi – ha spiegato Isabella Cecchini, direttrice delle ricerche Eurisko – Non c’è contrapposizione: il medico dà i consigli e successivamente c’è l’autogestione”.
“Il medico è, e deve continuare ad essere, il punto i riferimento – ha dichiarato Aldo Lupo, medico di famiglia Fimmg – dobbiamo guidare i nostri pazienti, soprattutto giovani, insegnando loro a curarsi soli, per due o tre giorni, con farmaci da banco se hanno piccoli disturbi facilmente riconoscibili. Naturalmente – ha concluso – bisogna delimitare il campo di autonomia, in modo da garantire la sicurezza del paziente”.
 
G.R.
 


04 ottobre 2010
© Riproduzione riservata


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