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Carceri. Da Cittadinanzattiva le  “Raccomandazioni civiche per diritto salute e prevenzione oncologica delle detenute”


Le Raccomandazioni scaturiscono da un percorso di ascolto dei bisogni di salute delle donne, condotto da Cittadinanzattiva con il progetto I Care, che ha visto il coinvolgimento della Asl RM 2, del Garante regionale del Lazio e comunale dei diritti delle persone private della libertà personale e di diverse associazioni impegnate nella tutela di chi vive all’interno dei penitenziari. Il documento  enuclea nove diritti fondamentali, riconosciuti dalla normativa nazionale e sovranazionale.

16 GEN -

Nove diritti per promuovere e garantire la salute delle donne detenute all’interno degli istituti penitenziari, in particolare in riferimento alla prevenzione oncologica. A indicarli le “Raccomandazioni civiche per il diritto alla salute e alla prevenzione oncologica delle donne detenute”, presentate oggi da Cittadinanzattiva nel corso di una iniziativa tenutasi all’interno del carcere femminile di Roma Rebibbia.

Le Raccomandazioni scaturiscono da un percorso di ascolto dei bisogni di salute delle donne, condotto da Cittadinanzattiva con il progetto I Care, che ha visto il coinvolgimento della Asl RM 2, del Garante regionale del Lazio e comunale dei diritti delle persone private della libertà personale e di diverse associazioni impegnate nella tutela di chi vive all’interno dei penitenziari. Su di esse sono chiamati ad esprimersi i vertici dell’Amministrazione penitenziaria e le istituzioni sanitarie - DAP, Ministero della Salute e rispettive articolazioni regionali - al fine di condividere un impegno congiunto per garantire il diritto alla salute ed alla prevenzione oncologica negli istituti penitenziari femminili.

Il documento enuclea nove diritti fondamentali, riconosciuti dalla normativa nazionale e sovranazionale, e numerose raccomandazioni specifiche per garantirli: diritto all’informazione e alla consapevolezza; diritto all’accesso ai servizi sanitari; diritto alla tempestività della diagnosi e dell’assistenza; diritto alla continuità delle cure e del trattamento; diritto ad una corretta alimentazione; diritto all’attività fisica; diritto ad un ambiente salubre; diritto al supporto psicologico; diritto all’ascolto e alla partecipazione.


Su 61861 persone detenute nei penitenziari italiani a fine 2024, 2698 sono donne, ossia il 4,36%. Facendo riferimento alle carceri esclusivamente femminili (Trani, Pozzuoli, Roma Rebibbia, Venezia Giudecca), il numero più alto di donne detenute, 378, si trova proprio nel carcere Stefanini di Rebibbia di Roma: qui il tasso di sovraffollamento è del 138%, superiore a quello generale, già molto elevato e pari al 120%, delle carceri italiane.

“In un momento estremamente critico per la maggior parte delle carceri italiane, nuovamente alle prese con l’emergenza del sovraffollamento, abbiamo voluto accendere un faro sulla condizione della detenzione femminile, del tutto trascurata, promuovendo un percorso pilota che intendiamo proseguire e riproporre in altri istituti penitenziari. Al contempo abbiamo inteso avviare un percorso che impegni concretamente le istituzioni coinvolte sul terreno della tutela della salute delle donne detenute, a partire dall’ascolto dei loro bisogni, e che continueremo a presidiare. Ad oggi infatti l’informazione sulle tematiche della salute e, in particolare, sulla prevenzione del carcinoma mammario trovano ancora troppo poco spazio nei servizi rivolti alle donne detenute e spesso si registra una difficoltà di accesso ai servizi essenziali di assistenza. Inoltre, la condizione sociale, l’esposizione per tanti anni ad una vita in cui sono state trascurate, o inaccessibili, le più elementari dimensioni di cura, fanno delle detenute dei soggetti bisognosi di sostegno per maturare la consapevolezza e l’attitudine a prendersi cura di sé stesse e della propria salute. Allo stesso tempo è fondamentale promuovere informazione anche presso gli operatori e le operatrici delle strutture penitenziarie, cosicché possano sostenere le donne in questo percorso”, ha dichiarato Laura Liberto, responsabile Giustizia per i diritti di Cittadinanzattiva.

L’iniziativa I Care si è sviluppata nel corso del 2024 attraverso laboratori curati da Cittadinanzattiva in collaborazione con la ASL Roma 2 per formare le partecipanti sul carcinoma mammario, sui loro diritti, sull’accesso al SSN e sui servizi essenziali, sugli screening, sui fattori di rischio, sulle misure di prevenzione (alimentazione e stili di vita sani e corretti) e sulle tecniche di auto-palpazione e di auto-monitoraggio. Inoltre, si sono svolti alcuni laboratori creativi realizzati in collaborazione con l’Associazione M.A.S.C. finalizzati a far emergere i bisogni di salute delle donne coinvolte.

Questa azione ha portato alla realizzazione del video spot #laprevenzioneliberatutte, lanciato in occasione della Giornata internazionale contro il cancro al seno (19 ottobre), un messaggio che parte dal carcere sull’importanza della prevenzione rivolto a tutte le donne. Negli ultimi mesi dello scorso anno, attraverso specifici laboratori, un gruppo ristretto di donne ha acquisito competenze specifiche per diventare peer educator di altre detenute sui temi della salute femminile e del carcinoma mammario.



16 gennaio 2025
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