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Screening oncologici. Italia ancora divisa in due, ecco i motivi e le ragioni per cui al Sud se ne fanno meno. La prima indagine del Ministero

di E.M.

Organizzativamente non ci sono particolari gap tra Nord, Centro e Sud, ma le Regioni del Sud segnano il passo per l’estensione ad altre fasce di età per screening mammografico e colon-retto, implementazione di protocolli per le donne vaccinate in giovane età per HPV e utilizzo delle farmacie a supporto dello screening colon-retto. I dati della prima indagine promossa dal Ministero della Salute nel 2023 con il coinvolgimento delle Regioni

14 GEN -

Un’Italia divisa in due nell’offerta dei programmi di screening oncologico. La difformità tra le Regioni/PA del Centro/Nord rispetto a quelle del Sud è infatti sostanziale. Le prime sono dotate di una buona organizzazione, con differenze che riguardano prevalentemente l’estensione dell’offerta dello screening mammografico alle donne più giovani e l’implementazione di protocolli per lo screening della cervice che tengano conto dello stato vaccinale contro l’Hpv. Le Regioni del Sud, anche se sono allineate con il resto del territorio italiano per gli screening cervice e colon-retto, segnano invece il passo per l’estensione ad altre fasce di età, sia per lo screening mammografico che per il colon-retto, l’implementazione di protocolli per le donne vaccinate in giovane età per HPV e l’utilizzo delle farmacie come supporto alla facilitazione dello screening colon-retto.

Anche le collaborazioni intersettoriali che possono contribuire ad aumentare la partecipazione agli screening, ad esempio quella con le farmacie per la raccolta del campione per la ricerca del sangue occulto nelle feci, è ben avviata al Nord e al Centro, meno al Sud.

Per quanto riguarda le campagne di comunicazione, tutte le Regioni/PA sono attive e i canali maggiormente utilizzati sono gli opuscoli informativi disponibili presso presidi medici, consultori e farmacie. Tutte le Regioni/PA del Centro e del Nord veicolano le informazioni attraverso i canali telematici, mentre al Sud questa modalità non è diffusa capillarmente e si predilige il coinvolgimento dei Mmg, che assumono un ruolo importante. Sul fronte della formazione tutte le realtà organizzano corsi dedicati al personale coinvolto, ma quelle del Sud dichiarano una minore regolarità nella ripetizione costante dell’aggiornamento.

È questa l’istantanea scattata dalla prima indagine 2023 promossa dal Ministero della Salute, e pubblicata sul bollettino epidemiologico nazionale dell’Iss, che ha coinvolto i referenti dei Coordinamenti regionali dei servizi di screening oncologico con lo scopo di indagare gli aspetti organizzativi e gestionali dei programmi offerti, rilevando elementi per riorientare e migliorare, dove necessario, le programmazioni regionali, con l'obiettivo di accrescere qualità ed equità dei servizi erogati. Fotografate le tre macroaree (MA) territoriali: Nord (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, PA Trento, PA Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria ed Emilia-Romagna), Centro (Toscana, Marche, Lazio e Umbria) e Sud (Abruzzo, Campania, Puglia, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna). Per alcune caratteristiche sono, inoltre, state calcolate le percentuali pesate rispetto alla popolazione target di riferimento di ciascuno screening.

Vediamo in sintesi i risultati emersi.

Organizzazione. Come abbiamo visto, l’indagine evidenzia una sostanziale difformità nell’offerta dei programmi di screening tra quanto erogato dalle Regioni/PA del Centro/Nord rispetto a quelle del Sud, anche se organizzativamente non sembrano esserci particolari differenze tra le diverse macroaree.
Il coordinamento regionale screening, fondamentale per migliorare il grado di sviluppo dei programmi per aumentare i livelli di copertura e adesione e ridurre le disomogeneità territoriali, è attivo nel 90% delle Regioni/PA, solo in una Regione/PA del Nord e in una del Sud non è stato ancora attivato. Tutte le Regioni/PA hanno individuato i referenti dei programmi organizzati di screening, sia a livello regionale che aziendale. Il 44% delle Regioni/PA del Nord e il 50% di quelle del Centro e del Sud hanno un referente specifico dedicato. Tutte le aziende sanitarie italiane erogano almeno una tipologia di programma di screening.

Programmi di screening Le Regioni del Centro/Nord mostrano una buona organizzazione, con differenze che riguardano prevalentemente l’estensione dell’offerta dello screening mammografico alle donne più giovani e l’implementazione di protocolli per lo screening della cervice che tengano conto dello stato vaccinale contro il papilloma virus (78% delle Regioni del Nord vs 50% del Centro, per entrambe le caratteristiche). Le Regioni del Sud, allineate con il resto del territorio per l’offerta di screening cervice e colon-retto, sono più indietro riguardo l’estensione ad altre fasce di età, sia per lo screening mammografico che per il colon-retto (25% e 13% rispettivamente per il mammografico 45-50 anni e 70-74 anni e 13% per l’estensione dello screening colon-retto agli over 70), l’implementazione di protocolli per le donne vaccinate in giovane età per HPV (sono stati implementati solo nel 38% delle Regioni del Sud) e l’utilizzo delle farmacie come supporto alla facilitazione dello screening colon-retto (50%).

Se si considerano le percentuali pesate, in generale, i valori crescono sia al Nord che al Sud, si legge nella relazione, a indicare che “sono le Regioni/PA con numero maggiore di popolazione target a presentare la caratteristica considerata”. Fa eccezione il Centro in cui, per alcune caratteristiche, come l’estensione dello screening mammografico alle donne tra i 45 e i 49 anni, la collaborazione con le farmacie nello screening colorettale e l’implementazione ad hoc per le donne vaccinate contro l’HPV, le percentuali pesate presentano valori più bassi, sono state meno implementate nelle Regioni più popolose.

Per quanto riguarda il completamento della transizione verso il modello basato sull’utilizzo del test primario HPV- DNA per lo screening del cervicocarcinoma le Regioni del Centro hanno completato la transizione seguite dal Nord, mentre il Sud rimane leggermente indietro (solo il 75%). Infine, il servizio per eseguire il test HPV mediante auto-prelievo utilizzando un kit apposito è ancora scarsamente utilizzato: solo in 4 Regioni/ PA in tutto il Paese viene offerto da alcune aziende sanitarie.

Modalità di invito agli screening e tempi di risposta L’invito cartaceo rimane la modalità primaria di offerta e promemoria dello screening in tutto il territorio italiano. Alcune Regioni/PA del Nord potenziano l’invito cartaceo affiancandolo con chiamate e/o messaggi telefonici (33%), tramite il Mmg (33%), il Fse (22%) e l’auto-prenotazione tramite il sito web della Regione (44%); al Centro, oltre l’invito cartaceo, c’è la possibilità di auto-prenotazione attraverso il portale regionale (50%) e il supporto degli Mmg (25%); al Sud ci si appoggia agli inviti telefonici (38%) e/o ai Mmg (38%), fermo restando l’invito cartaceo.

Anche il referto degli esami di screening che non prevedono ulteriori accertamenti viene inviato per posta in tutte le macroaree. A questa modalità, nel Nord, in più della metà delle Regioni/ PA (67%), si aggiunge l’inserimento del referto sul Fse, mentre nel Sud viene utilizzato anche l’invio tramite posta elettronica (38%).

I tempi medi dichiarati di invio del referto si attestano intorno ai 15-30 giorni dalla data dell’esame, con poche Regioni/PA che dichiarano di superare i 30 giorni. Tutte le Regioni/PA registrano i dati degli inviti e delle adesioni in una banca dati, che, per le Regioni del Centro/Sud, è prevalentemente (>50%) a livello regionale, mentre per quelle del Nord il 56% utilizza un database a livello aziendale. In tutte le Macro Aree, senza particolari differenze, vengono raccolti anche i dati relativi alla presa in carico e al percorso del paziente in caso di positività di screening. Solo due Regioni, una al Nord e una al Sud, non registrano queste informazioni.

Campagne di comunicazione Tutte le Regioni/PA prevedono campagne di comunicazione/informazione per il cittadino, sia a livello di singola azienda che a livello regionale, senza differenze territoriali rilevanti. In generale, vengono ripetute con regolarità nel 67% delle Regioni/PA del Nord, nel 50% del Centro e nel 62% del Sud.

Gli opuscoli/poster informativi presso ospedali, consultori, ambulatori e farmacie rappresentano la modalità prevalente (>60%) in tutto il territorio e, mentre nel Centro/Nord la percentuale delle Regioni/PA è la stessa per tutte le tre modalità di comunicazione (67% delle Regioni/PA al Nord e 75% al Centro), al Sud c’è più variabilità del fenomeno, con il 100% delle Regioni che veicola i messaggi tramite opuscoli presso ospedali e ambulatori, l’88% presso i consultori e il 63% nelle farmacie. Oltre a queste modalità, al Centro/Nord ci sono ulteriori mezzi di comunicazione (che ricadono in “Altro”) e che, prevalentemente, sono rappresentati dai canali social regionale/aziendali e dai siti web.

La comunicazione veicolata tramite il Mmg, meno utilizzata sia al Nord che al Centro, nel Sud ha un peso maggiore, con il 50% delle Regioni che utilizza i medici di famiglia per le informazioni sugli screening. Tutte le Regioni/PA del Centro/Nord e il 75% di quelle del Sud hanno una pagina web/sito internet per la diffusione delle informazioni sugli screening. Infine, tutte le Regioni/PA, tranne una Regione del Nord, hanno messo a disposizione un numero telefonico dedicato agli screening, regionale o aziendale.

Formazione In tutte le Regioni/PA è offerta la formazione al personale coinvolto. Nel Nord e nel Sud è organizzata prevalentemente a livello aziendale (67% e 50% delle Regioni/PA, rispettivamente), mentre al Centro il 75% delle Regioni organizza formazione sia a livello regionale che aziendale. Nel Nord più del 50% delle Regioni/ PA utilizza la formazione residenziale, al Centro la totalità delle Regioni privilegia la modalità mista, mentre il Sud non presenta una modalità nettamente preferita.

Il coinvolgimento ai corsi di formazione anche degli MMG e dei pediatri di libera scelta è maggiore al Sud rispetto al Centro e al Nord (75% vs 50% e 44%, rispettivamente). La maggior parte delle Regioni/PA del Nord e del Centro (almeno 75%) dichiara che la formazione è ripetuta con cadenza regolare, mentre al Sud la regolarità delle attività di formazione riguarda solo il 50% delle Regioni.

E.M.



14 gennaio 2025
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