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Dispositivi medici. Barni (Confindustria DM): “Un miliardo l’anno di payback vale riduzione del Pil da 860 milioni”


“Non possiamo ignorare le contraddizioni di un sistema che, da un lato, ambisce a promuovere l’innovazione, ma dall’altro impone regole che penalizzano proprio le aziende che questa innovazione la producono. Il payback è il simbolo di una politica miope che rischia di soffocare uno dei settori più strategici per la salute pubblica e per l’economia del nostro Paese”, ha concluso il Presidente di Confindustria dispositivi medici

26 NOV -

“Per ogni miliardo di euro perso a causa del payback dovremmo rinunciare a 860 milioni di euro di PIL e al lavoro a tempo pieno di circa 9mila persone. Il payback non grava soltanto sulle nostre aziende, ma sull’indotto di un'intera filiera che genera un contributo al PIL e all'occupazione ben al di sopra del semplice fatturato delle nostre aziende. È pertanto indispensabile lavorare a una nuova governance del settore, che preveda la cancellazione del payback. È urgente, non solo per le imprese, ma per la tenuta di tutto il Servizio sanitario nazionale. Payback, sostegno alla formazione medico-scientifica, contributo dello 0,75% e tempi e costi di conformità che continuano a crescere con l’entrata in vigore dei regolamenti MDR e IVDR: sono la tempesta perfetta per l’industria dei dispositivi medici e per la competitività delle imprese italiane in Europa e nel mondo”. Questo l’appello lanciato oggi dal Presidente di Confindustria dispositivi medici, Nicola Barni, all’evento “Competitività e dispositivi medici: quale futuro?” nell’ambito del Forum risk management di Arezzo.

“Non possiamo continuare a sacrificare – ha dichiarato il Presidente Barni - il futuro delle nostre imprese e del nostro Paese sull’altare di tetti di spesa irrealistici e di meccanismi finanziari insostenibili. La cancellazione del payback deve essere il primo passo verso una nuova governance del settore, che preveda tetti di spesa adeguati alla media europea del 7%; una visione sistemica del comparto che comprenda a pieno le conseguenze industriali derivanti da ogni modifica all’assetto regolatorio e post-regolatorio; una programmazione sanitaria orientata alle patologie, per garantire l’allocazione efficiente delle risorse; un Health Technology Assessment (HTA) integrato e rapido, per facilitare l’accesso alle innovazioni che migliorano realmente la qualità della vita dei pazienti. Il Piano Nazionale HTA, promosso da Agenas, rappresenta un’opportunità unica per creare un modello più equo e sostenibile, ma può funzionare solo se viene accompagnato da politiche industriali che sostengano il settore. L’Italia ha le competenze, le tecnologie e le risorse per essere protagonista in Europa. Ora serve un quadro normativo chiaro e stabile che consenta alle aziende di pianificare, investire e innovare”.

“Non possiamo ignorare le contraddizioni di un sistema – ha concluso il Presidente di Confindustria dispositivi medici - che, da un lato, ambisce a promuovere l’innovazione, ma dall’altro impone regole che penalizzano proprio le aziende che questa innovazione la producono. Il payback è il simbolo di una politica miope che rischia di soffocare uno dei settori più strategici per la salute pubblica e per l’economia del nostro Paese. Nel panorama globale, la competizione tra Europa, Stati Uniti e Cina si gioca sul terreno dell’innovazione. Mentre USA e Cina accelerano gli investimenti strategici in ricerca e sviluppo, l’Europa rischia di perdere il suo vantaggio competitivo, soprattutto in settori chiave come la salute e le tecnologie mediche. Se Stati Uniti e Cina investono con decisione nella costruzione di ecosistemi favorevoli all’innovazione, attirando talenti e capitali, l’Europa deve ancora affrontare rigidità normative, ostacoli burocratici e politiche di spesa, che spesso penalizzano settori ad alto valore aggiunto come quello dei dispositivi medici”.



26 novembre 2024
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