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Rete oncologica della Campania. Orgoglio e sfide future al Regional Summit di Di.Co Sanità

di Lucia Conti

Oltre 10 anni di commissariamento, in Piano di rientro da più di 15 anni (ma l’uscita potrebbe essere vicina), blocco totale del turn over e divieto di spesa extra-Lea. È in questa situazione certo non facile che ha visto la luce, nel 2016, la Rete oncologica campana (Roc). Un orgoglio regionale, che ha portato la lotta ai tumori ai più alti livelli. E l’obiettivo è migliorare ancora. Della Roc si è parlato all’ultimo Regional Summit promosso da Sics nell’ambito del progetto Di.Co Sanità di Bayer Italia. Ospiti Ettore Cinque, Anna Maria Ferriero, Ugo Trama, Roberto Bianco, Umberto Malapelle e Sandro Pignata.

25 SET - È nata nel 2016 ed è diventata una delle punte di diamante della sanità regionale. Parliamo della Rete Oncologica Campana (ROC), che individua, connette e coordina i centri deputati alla prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione dei tumori maligni. La Rete si avvale di una piattaforma informatica a disposizione dei Gruppi Oncologici Multidisciplinari (GOM), che definiscono, a loro volta, le terapie appropriate e ne monitorano l’aderenza in seguito alla dimissione dalle strutture ospedaliere. La Rete Oncologica Campana sta inoltre investendo le proprie risorse per l’implementazione di un sistema che consenta un accesso equo e tempestivo ai test genomici e un loro uso appropriato nelle diverse aree di patologia. Questo sistema si è concretizzato attraverso l’istituzione del Molecular Tumor Board.

I positivi effetti di questo ambizioso progetto sono già evidenti, ma l’impegno di istituzioni e clinici è di migliorare ancora e di rendere questi percorsi di eccellenza accessibili alla totalità dei malati oncologici campani.

Di tutto questo si è parlato nell’ultimo Regional Summit di Sics, in onda il 10 settembre e promosso nell’ambito del progetto di Digitalizzazione Collaborativa Di.Co. lanciato da Bayer Italia per favorire sinergie tra soggetti pubblici e privati per una sanità sempre più a portata del cittadino. Protagonisti dell’incontro, condotto da Corrado De Rossi Re, Direttore di Sanità Informazione, sono stati Ettore Cinque, Assessore al Bilancio - Finanziamento del Servizio Sanitario Regionale, Regione Campania; Anna Maria Ferriero, Dirigente UOD Attuazione Piano Regionale Assistenza Sanitaria Territoriale Regione Campania; Ugo Trama, Responsabile Politica del Farmaco e Dispositivi Regione Campania; Roberto Bianco, Coordinatore Regionale AIOM-Campania; Professore di oncologia medica Università degli Studi Federico II; Sandro Pignata, Responsabile Scientifico della Rete Oncologica Campana. Impossibilitato a partecipare in diretta, ha inviato il proprio contributo video anche Umberto Malapelle, Direttore del Laboratorio di Patologia Molecolare Predittiva Dipartimento di Sanità Pubblica, Università Federico II di Napoli.



La Roc, ha spiegato in apertura Sandro Pignata, “ha seguito, fin dalla sua nascita, un percorso di sviluppo costante, seguendo fin dall’inizio due direttrici: da una parte garantire la multidisciplinarietà nella decisione clinica del percorso diagnostico terapeutico di ogni singolo paziente; dall’altra fare in modo che questo percorso possa contare su uno strumento digitale capace di mettere in connessione le varie realtà. Siamo infatti convinti che l’obiettivo della Rete debba essere quello di garantire l’equità di accesso alle cure migliori a ogni cittadino e lo digitale è sicuramente in grado di rendere questo obiettivo più facilmente raggiungibile”.

Pignata ha quindi voluto sottolineare i risultati raggiunti grazie a questi anni di costante impegno: “Il nostro è forse l’unico modello applicato su così larga scala: ogni mese vengono discussi più di 2.500 nuovi casi, che rappresentano quasi l’80% dei casi incidenti”. La sfida, però, continua e riguarda, tra le altre cose, la medicina di precisione, “elemento fondamentale della lotta ai tumori. La presenza di una Rete efficiente può certamente facilitarne l’accesso”, ha detto.

Ma in cosa consiste la medicina di precisione e quali vantaggi può portare? “L’oncologia di precisione – ha spiegato Roberto Bianco - è l’oncologia sagomata sulla caratteristica fenotipica o genotipica di quello specifico tumore. Spesso il termine viene usato come sinonimo di medicina personalizzata, ma in realtà ne è solo una parte. La medicina personalizzata, infatti, comprende anche ulteriori aspetti specifici del paziente, come altre caratteristiche cliniche, stili di vita e così via”.

L’oncologia di precisione, ha proseguito il coordinatore regionale dell’Aiom, “rappresenta un elemento estremamente significativo, in quanto consente di applicare una specifica terapia a ogni specifico paziente. Questo migliora l’outcomes e permette di risparmiare terapie inutili, con vantaggi in termini di salute ma anche di spesa. A chi applicare l’oncologia di precisione? Questo è il punto cruciale: occorre definire un percorso, una presa in carico ottimale, secondo algoritmi diagnostico terapeutici predefiniti”.

Nell’ambito dell’oncologia di precisione, gioca un ruolo importante anche la Patologia molecolare predittiva, basata , ha illustrato Umberto Malapelle, “su una diagnosi di precisione sia sotto il profilo morfologico che quello molecolare”. A questa possibilità di caratterizzazione si è aggiunta, negli ultimi anni, anche la capacità di sequenziamento di nuova generazione, “che permette di caratterizzare simultaneamente più marcatori. Se ne sta, inoltre, riscoprendo un ruolo anche diverso e più profondo, che riguarda la possibilità di caratterizzare bene il singolo marcatore”, ha spiegato l’esperto.

La Regione Campania ha già compiuto passi avanti in questo ambito, grazie all’istituzione del Molecular Tumor Board, l’organo che attiva la discussione multidisciplinare sulla profilazione genomica estesa consentendo di scegliere il test e il conseguente trattamento più appropriato per i pazienti. In pratica, l’organo a cui è affidata la gestione di questo patrimonio di intervento. La sfida, anche in questo ambito, per Malapelle, è “garantire un accesso allargato a questa tipologia di test”.

Se i test genomici sono in qualche modo la punta di diamante dell’oncologia di precisione, c’è tuttavia un problema di sostenibilità economica legato inevitabilmente a queste innovazioni. “L’Aifa – ha spiegato Ugo Trama - ha autorizzato e rimborsato oltre 20 farmaci con indicazioni correlate a test di profilazione genomica (o biomarcatori) per diverse neoplasie. Sicuramente il problema sostenibilità esiste. In Campania è stato molto utile avere una rete strutturata e un tavolo molto attivo per l’identificazione dei centri prescrittori. Attraverso i Gruppi Oncologici Multidisciplinari (GOM) e i Molecular Tumor Board (MTB), inoltre, siamo in grado di identificare e prendere in carico anche quei pazienti che non hanno eseguito l’accesso tramite le strutture di riferimento”.

Il passo da compiere, per il responsabile della Politica del Farmaco e Dispositivi Regione Campania, “e ci stiamo già confrontando in merito con Aifa”, riguarda la definizione di “un criterio di autorizzazione dei farmaci che nell’ambito della negoziazione del prezzo tenga conto e includa anche del test diagnostico. Potrà sembra una spesa ma – sottolinea Trama - se vogliamo sostenere innovazione, dobbiamo sostenere l’appropriatezza, che vuol dire anche eseguire con modalità corrette i test diagnostici per l’accesso a determinate terapie”.

Per Trama resta prioritaria anche la scommessa digitale, che la Regione Campania ha già raccolto: “Stiamo portando tutto il nostro sistema sanitario su una piattaforma unica, che ci permette di fare anzitutto di fare valutazioni a breve termine di programmazione sanitaria e di gestire in tempo reale di quel che accade, ad esempio con il Cup unico”. La piattaforma è però importante anche “per una gestione dei percorsi che includono i test genomici”, oltre a rappresentare “un’interfaccia per tutto quello che sarà la telemedicina”.

L’orgoglio della Campania per la Roc è anche nelle parole dell’assessore Ettore Cinque: “E’ stata una scelta lungimirante quella di istituire la Roc, che oggi ci invidiano in tanti e che possiamo ulteriormente migliorare. Non era affatto scontato il risultato già raggiunto, perché viviamo in sistema con grandissime individualità e che fatica a fare rete. Non dimentichiamo, inoltre, che la nostra Regione è stata commissariata per più di 10 anni ed è ancora in Piano di rientro, anche se stiamo avendo incontri a Roma per il percorso di uscita. Eppure siamo riusciti a realizzare un progetto che portato benefici tangibili a cittadini e lo abbiamo fatto nonostante il blocco totale del turn over e l’impossibilità di erogare extra Lea”.

La sfida, ha aggiunto l’assessore, è “applicare la medicina di precisione in un campo, quello oncologico, dove anche a livello nazionale si fa fatica a inserire queste prestazioni nei LEA”.

Innovazione, dunque, ma anche equità di accesso e connessione sono le caratteristiche della Rete oncologica campana. Un modello che in qualche modo richiama anche al DM77 e alla necessità di rafforzare l’assistenza territoriale: “Ci sono, anche in ambito oncologico, servizi che possono essere trasferiti sul territorio. Ma ci sono anche pazienti che oggi non arrivano all’attenzione della rete oncologica forse anche per uno scarso coinvolgimento nella Rete dei medici di medicina generale, criticità su cui abbiano iniziato a lavorare”, ha detto Anna Maria Ferriero.

Certo, per Ferriero occorrerà capire quanto lavoro si possa ancora caricare sulla medicina generale, tenendo anche conto della carenza drammatica di camici bianchi. I numeri parlano chiaro: “Recentemente abbiamo assegnato gli incarichi vacanti per le zone carenti, coprendone però solo 219 su 441”. Ancora più preoccupante il dato della continuità assistenziale: “Su 771 incarichi vacanti ne sono stati affidati 39, peraltro sulla base di un fabbisogno sottostimato perché calcolato prima della previsione di realizzazione delle case di comunità”.

Un problema che non sfugge all’assessore Ettore Cinque: “Voglio ricordare che la Campania è stata l’unica Regione che non ha dato l’intesa sul DM77, non perché ritenessimo che la riforma della sanità territoriale non fosse necessaria, ma perché era del tutto evidente la mancanza di risorse umane e poco confortavano le rassicurazioni della politica sullo spostamento di personale derivante dalla riorganizzazione ospedaliera in una Regione che oggi conta 12 mila addetti alla sanità pubblica in meno rispetto agli standard del ministero”. Una carenza di risorse umane difficile da colmare, “perché la gente fugge dalla sanità pubblica” e fare il medico gettonista “è più redditizio”.

La Regione Campania non cerca alibi, ha spiegato l’assessore, “ma questo è un problema che non possiamo affrontare da soli e che abbiamo già portato, insieme alle altre Regioni, all’attenzione del Governo nazionale. Senza risposte il DM 77 rimarrà lettera morta”.

Lucia Conti

25 settembre 2024
© Riproduzione riservata


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