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La pandemia ha modificato l’ospedalizzazione: ecco come

di Carlo Zocchetti

Lo sguardo su alcune caratteristiche dei ricoveri nel triennio 2020-2022 da una parte suggeriscono ulteriori approfondimenti possibili e dall’altra indicano la necessità di continuare il monitoraggio dei ricoveri negli anni successivi (2023, 2024, …) per comprendere quanto le modificazioni osservate nel periodo pandemico siano state provvisorie ed occasionali o se siano invece la spia di cambiamenti strutturali nella attività ospedaliera.

22 LUG - Sono molti i contributi che in questi anni hanno documentato gli effetti negativi della presenza nel nostro paese del virus Sars-CoV-2 sulla mortalità totale e su quella per specifiche patologie. Non altrettanto, invece, si può dire per quanto riguarda l’influenza che ha avuto, ad oggi, il periodo pandemico sull’ospedalizzazione, ed il contributo che segue è certamente uno dei primi che prova a gettare uno sguardo su come sono cambiate alcune caratteristiche dei ricoveri nel triennio 2020-2022.

Lo stimolo alla analisi e l’opportunità pratica di condurla ci sono offerti da una parte dalla pubblicazione del rapporto del Ministero della Salute sui ricoveri effettuati in tutti gli ospedali del nostro paese con dimissione nell’anno 2022 (https://www.salute.gov.it/portale/assistenzaOspedaliera/homeAssistenzaOspedaliera.jsp) e dall’altra dalla disponibilità nello stesso sito web degli analoghi rapporti relativi agli anni precedenti. Nel seguito vengono esaminate alcune informazioni sulle dimissioni in regime ordinario per acuti (escludendo quindi sia i day hospital che tutta la riabilitazione e la lungodegenza) effettuate annualmente dal 2017 al 2022, tre anni pre-pandemici e tre anni in presenza della pandemia.

La figura 1 presenta, per regione, i tassi standardizzati per età e sesso (x 1.000 residenti) relativi alle dimissioni per acuti per qualsiasi patologia effettuate in regime ordinario in ogni anno dal 2017 al 2022.

I tassi standardizzati di ricovero sono risultati diversi anno per anno tra le differenti regioni (più elevati, ad esempio, in Provincia di Bolzano, Valle d’Aosta, Emilia Romagna; più bassi in Calabria), ma nei sei anni considerati si osserva un andamento praticamente identico tra i territori: una leggera diminuzione nel triennio pre-pandemico (con qualche eccezione tra le regioni), una forte caduta nel primo anno di presenza del virus, ed una lenta ripresa nel biennio successivo, con valori che nel 2022 non solo non hanno raggiunto i valori pre-pandemici ma, nel totale del paese (linea rossa evidenziata), tenendo conto che le dimissioni erano già complessivamente in decremento, si nota che i tassi sono ancora inferiori alla proiezione al 2022 dell’andamento pre-pandemico (linea rossa tratteggiata).


Se dal punto di vista territoriale l’andamento complessivo nel tempo è risultato pressoché identico, l’analisi di dettaglio di alcune caratteristiche della ospedalizzazione permette di evidenziare interessanti differenze. Cominciamo a considerare, per esempio, cosa è successo nel comparto pubblico ed in quello privato (tabella 1, figure 2 e 3).


Il comparto pubblico nell’intero periodo ha effettuato il 75% dei ricoveri ordinari acuti, con una durata media superiore a quella dei privati di circa 2 giorni (e con una differenza media nella durata della degenza che nei sei anni esaminati è continuamente cresciuta dagli 1,86 giorni del 2017 ai 2,47 giorni del 2022).

Si osservano (figura 2): il calo lineare delle dimissioni ordinarie acute già nel triennio pre-pandemico in modo analogo per i pubblici e per i privati, andamento in calo che la linea punteggiata rossa proietta al 2022; il brusco crollo nel primo anno della presenza del virus, quasi uguale in entrambi i comparti (leggermente superiore nel pubblico); la ripresa nel biennio successivo, più debole nel pubblico che non raggiunge ancora nel 2022 i valori pre-pandemici (neppure quelli proiettati dall’andamento già in diminuzione), più forte nel privato che non raggiunge nel 2022 i valori precedenti la pandemia ma che supera invece i valori pre-pandemici se si considera l’andamento proiettato al 2022.


La Figura 3 considera la durata media dei ricoveri, sempre delle dimissioni ordinarie acute, rappresentando nel tempo il Rapporto tra la durata media in ogni anno, dal 2018 al 2022, rispetto a quella del 2017, separatamente per gli ospedali pubblici e quelli privati. Stabile nei privati ed in leggera crescita nei pubblici nel periodo pre-pandemico, la durata media del ricovero subisce una brusca crescita nel 2020 sia nei privati che (di più) nei pubblici, tornando velocemente a valori più bassi di quelli del periodo senza virus nei primi e rimanendo invece più elevata nei secondi.


Meritevole di considerazione è la differenza di andamento tra i ricoveri di tipo chirurgico (dimissione con DRG chirurgico) e tutti gli altri ricoveri (figura 4). Le dimissioni ordinarie acute con DRG di tipo chirurgico nel totale del paese sono risultate sostanzialmente costanti nel triennio 2017-2019 mentre gli altri ricoveri nello stesso periodo erano già in diminuzione. Per entrambi i tipi di ricovero, poi, il 2020 segna un crollo delle dimissioni, maggiore tra i ricoveri chirurgici, seguito da una ripresa nel 2021 e 2022 che è risultata molto lenta per i ricoveri non chirurgici (che sono rimasti molto al di sotto dei valori pre-pandemici) e decisamente più veloce per quelli chirurgici che però non li ha ancora portati ai valori riscontrati in assenza del virus Sars-CoV-2.


Un ulteriore elemento che merita attenzione in relazione agli effetti della pandemia è il fenomeno della mobilità sanitaria tra regioni (tabella 2 e figura 5). Tra il 2017 ed il 2022 nel complesso la mobilità sanitaria extra regione si è leggermente ridotta passando da un tasso standardizzato di 8,05 x 1.000 residenti ad un tasso di 7,13 x 1.000 (riduzione del 11%). Questa riduzione ha avuto un crollo significativo (-30%) nel primo anno pandemico e si è poi osservata una ripresa già a partire dal 2021. Per 4 regioni (Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli e Basilicata) il tasso di ricoveri extra regione del 2022 è superiore o uguale a quello del 2017, mentre il Lazio (-26%) e l’Emilia Romagna (-18%) sono le regioni dove la mobilità del 2022 si è maggiormente ridotta rispetto al 2017. L’andamento nei sei anni della mobilità extra regione, in termini di ricoveri ordinari acuti, è risultato sostanzialmente analogo per tutte le regioni (figura 5), sia per quelle con elevato tasso di mobilità (Molise, Basilicata) che per quelle con mobilità molto bassa (Lombardia, Provincia di Bolzano).




Da ultimo, informazioni sull’effetto della pandemia emergono dall’esame della figura 6, dove sono rappresentate le 10 MDC (Major Disease Category) che hanno totalizzato il maggior numero di dimissioni ordinarie acute nel 2017. Si osservano: l’effetto pandemico sull’innalzamento delle malattie respiratorie nel 2020 e 2021, terminato nel 2022; la drastica diminuzione di tutte le MDC e del totale nel 2020; la lenta ripresa del 2021 e 2022 (con valori ancora inferiori al 2017) ad eccezione del picco delle malattie infettive nel 2022; l’andamento in calo lineare e senza subire alcun effetto pandemico delle patologie della gravidanza, parto e puerperio.



Per concludere, ed al di là del fatto che per una disamina più precisa ed adeguata degli andamenti temporali sarebbe stato necessario avere tassi standardizzati (come in figura 1 e tabella 2), e non solo valori assoluti, anche per le disaggregazioni (pubblico-privato, MDC, DRG chirurgici e non) qui proposte, e forse anche una finestra pre-pandemica più lunga per meglio apprezzare gli andamenti temporali naturali del fenomeno delle dimissioni ordinarie acute, è evidente l’effetto pandemico sui ricoveri che si è manifestato nel 2020, ma che non sembra ancora esaurito nel 2022. Tale andamento nel tempo è risultato analogo in tutte le regioni, ma ha mostrato diversa e maggiore capacità di ripresa tra i ricoveri degli istituti privati (accreditati) rispetto a quelli pubblici, tra i ricoveri chirurgici e quelli non chirurgici, con conseguenze anche sull’allungamento della degenza media dei ricoveri negli ospedali pubblici (ripresa più difficoltosa). Ha poi evidenziato lo stesso andamento (in discesa e successiva ripresa) per tutte le patologie (MDC) tranne quelle respiratorie, ed ha presentato una durata media di ricovero più elevata nel periodo pandemico, segnale possibile di una maggior difficoltà nella cura o di una maggiore gravità della patologia.

Si tratta di primi significativi segnali dell’impatto che la pandemia ha avuto (e sta ancora avendo) sulle attività di ricovero ospedaliero, qui esaminate solo per alcuni aspetti, e che da una parte suggeriscono ulteriori approfondimenti possibili sempre utilizzando le informazioni scaricabili dal sito del Ministero della Salute e dall’altra indicano la necessità di continuare il monitoraggio dei ricoveri negli anni successivi (2023, 2024, …) per comprendere quanto le modificazioni osservate nel periodo pandemico siano state provvisorie ed occasionali o se siano invece la spia di cambiamenti strutturali nella attività ospedaliera.

Carlo Zocchetti
ReSiSS Ricerche e Studi in Sanità e Salute

22 luglio 2024
© Riproduzione riservata


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