19 luglio -
Gentile direttore,per ora è solo una proposta di legge.
Ed è per questo che la Corte dei conti a Sezioni Riunite in sede di controllo ha espresso la propria posizione in merito, nell’audizione richiesta dalla Commissione Affari sociali della Camera sui metodi e gli strumenti per salvaguardare e rafforzare il SSN in occasione della quale, il massimo organo contabile ha prospettato una serie di interventi volti a tal fine nelle aree di competenza della magistratura contabile, atteso il loro impatto sia sulla finanza pubblica che sull’operatività del SSN.
Stiamo parlando della proposta di legge n. 1298 del 13 luglio 2023 avente ad oggetto “Disposizioni concernenti il finanziamento, l’organizzazione e il funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all’assistenza sanitaria complementare” che dal 2022 ad oggi si presenta come la più ampia ed articolata, anche se non l’unica.
Nell’arco del biennio, infatti, altre proposte di legge – da quelle di iniziativa di deputati a quelle dei consigli di alcune Regioni –si sono succedute in materia di sostegno finanziario al SSN e sono molteplici.
La Corte, nel prendere atto che la proposta nasce dalle preoccupazioni per le difficoltà nelle quali versa il nostro sistema sanitario, per risolverle individua una strada da percorrere definita “non semplice, né immediata” che deve coniugare il ripensamento del passato e un’innovazione per il futuro.
Cioè, a dire, la ricomposizione della spesa che origini, prima di tutto, dall’individuazione delle distorsioni nell’allocazione delle risorse nonché da controlli più approfonditi ed accurati per migliorare l’efficienza della spesa, non disgiunta, però, da un’attenta programmazione delle risorse che riservi una maggiore attenzione alla tipologia di domanda di assistenza ed un po' meno al modello di offerta.
Propone, a tal proposito, l’ampliamento dei LEA finalizzato al miglioramento dell’accesso ai servizi sanitari, attesa l’inclusione che gli stessi presentano di nuove prestazioni e servizi corrispondenti alle esigenze emergenti della popolazione “ma anche di esercitare la capacità di individuare quegli interventi di revisione (de-listing) per prestazioni che rischiano di essere inutili, se non dannose, o di quelle da assicurare solo alle fasce più fragili”.
Come pure, auspica l’implementazione delle tecnologie digitali quali la telemedicina e l’uso del FES, ovvero il fascicolo sanitario elettronico recentemente oggetto di ampio dibattito in occasione della scadenza del termine fissato per esprimere il proprio consenso all’inserimento di informazioni sanitarie datate possibili ad essere utilizzate anche al di fuori dell’ambito sanitario, al fine di migliorare efficienza e qualità delle cure elargite dal nostro SSN in perfetta sintonia con quanto previsto dal PNRR.
Atteso, quindi, che una risposta della Corte era finalizzata al principale intendimento del legislatore così come emerge dall’art. 1 – ovvero salvaguardare il SSN e garantire il superamento della sperequazione in ambito sanitario mediante il potenziamento delle risorse destinate alla sanità unitamente ad una modifica dell’attuale meccanismo di riparto del Fondo Sanitario Nazionale – questa è stata di porre maggiore attenzione, anche a motivo delle nuove regole europee, alle scelte di spesa ed alla valutazione dei suoi effetti al preciso fine di scongiurare distorsioni e difficoltà delle aree e delle fasce più deboli, massimizzando i risultati ottenibili nel limite del vincolo complessivo.
Una valutazione derivante anche dagli andamenti della spesa che la Corte aveva già rilevato nel corso dell’esame dell’ultimo DEF del 2024 confrontati con i livelli di spesa dei vari paesi europei e dall’esame dei consumi delle famiglie che ha rilevato una spesa inferiore alle attese, in calo di uno 0,4 % rispetto al precedente anno 2022 per poi risalire nelle previsioni per il corrente anno, con valori più alti per il 2025.
Ma anche dall’esame della spesa sanitaria privata la quale nel periodo 2021-2023 è arrivata a 43 miliardi di euro con un aumento di 2 miliardi nel biennio la cui incidenza sul Pil è innegabile, almeno su quello del 2023 che, però, dopo una lieve flessione, è poi tornata sui valori del 2019, nonché dall’indice di deprivazione unito ad altri parametri ambientali, socioeconomici e culturali, oggetto di proposta di un utilizzo maggiormente incisivo per la capacità delle variabili che lo caratterizzano (carenze strutturali, condizioni geomorfologiche e demografiche che pesano sui costi) di incidere sulla spesa sanitaria nella determinazione dei relativi fabbisogni.
Non senza precisare che la recente pandemia ha mostrato la globalità e l’interconnessione del comparto sanità, anche se ha riconosciuto che è tra i meno armonizzati a livello UE.
Per questo ha suggerito lo sviluppo di due aspetti di non poco momento quali sono la concertazione e la condivisione dei processi di riforma dei LEA, almeno per core set, sia a livello nazionale che europeo, atteso che nessun Paese può più considerarsi una monade isolata dal resto del mondo.
L’intendimento più remunerativo sotto l’aspetto dell’efficienza e dell’efficacia di un intervento normativo compiuto sarebbe, allora, quello di far convergere i sistemi sanitari limando le differenze esistenti al fine di una migliore regolamentazione degli scambi intra-UE di pazienti.
In una parola, rispondere meglio alle future esigenze sanitarie migliorando complessivamente la qualità dei servizi sanitari offerti, mediante un approccio armonizzato e coordinato da assicurare anche a livello europeo, sia pure con le dovute precisazioni ed attenzioni necessarie.
Una posizione, questa, già espressa in occasione della proposta formulata di legare i DRGs agli outcomes che consentirebbe uno studio costante ed efficiente delle modalità di assorbimento delle risorse impegnate con riferimento a ciascun episodio di ricovero.
Il DRG, italicamente detto ROD, ovvero Raggruppamento Omogeneo di Diagnosi, consentirebbe mediante l’utilizzo di dati estrapolati dalla scheda di dimissioni ospedaliera di associare procedure omogenee per assorbimento di risorse, utile a controllare e contenere, laddove possibile, la spesa sanitaria, presente, com’è in tutte le Aziende Ospedaliere pubbliche e private accreditate e nei Presidi Ospedalieri delle ASL.
Fernanda FraioliConsigliere della Corte dei Conti