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Con la prossima finanziaria sarà più vicina la catastrofe per il Ssn

di Ivan Cavicchi 

E con essa sarà più vicina anche la possibilità della sconfitta potenziale della destra. Prima o poi arriverà il momento in cui la gente per riavere i propri diritti e quindi per soffrire di meno e campare un pò di più metterà in minoranza coloro che glieli hanno tolti. Tanto a sinistra che a destra.

22 APR -

Che il governo abbia deciso di giocare al buio con il futuro DEF cioè di aspettare la conclusione delle elezioni europee di giugno, per denotarne le scelte politiche mi fa presumere che egli sappia già le scelte di politiche economiche e finanziarie che dovrà fare e sappia già che, per certi settori, a partire dal nostro, non saranno rose e fiori ma tutt’altro.

Del resto non siamo nuovi a questo genere di sorprese. Vi ricordate cose accadde, nel 2011, proprio per evitare all'Italia l'insolvenza dei conti pubblici, con la nascita del governo Monti ? Vi ricordate i piani di rientro, i commissariamenti, ma soprattutto vi ricordate i tagli lineari e la ‘spending review ?

L’Europa alla quale questo governo sembra conformarsi oggi ha deciso di rieditare i patti di stabilità e di mettere severi limiti all’indebitamento. Non è una novità che grazie a questo genere di problemi finanziari per la sanità di solito sono mal di pancia.

Il mio timore è che sulla sanità il governo Meloni, senza nessuna strategia di riforma, non possa fare altro che continuare per la discesa, cioè insistere a de-finanziare il SSN e a privatizzare ancora di più.


Una catastrofe annunciata
Circa un anno fa più o meno di questi tempi spiegavo, proprio su questo giornale, “la teoria della catastrofe” di cui vi lascio il link perché possiate anche voi comprendere cosa sta bollendo in pentola (Qs la teoria della catastrofe 15 maggio 2023).

Se il governo continuerà la sua strada con le politiche sanitarie fatte sino ad ora di sicuro andremo contro una catastrofe.

Essa come ho già spiegato diverse volte non va considerata come , una rottura, un cedimento un crollo improvviso a partire dal quale tutto viene giù viene, ma come un rosario interminabile di tante discontinuità o tante cavolate o tante scelte sbagliate fatte una dietro l’altra al punto da compromettere come nel caso della sanità i suoi parametri portanti. La “catastrofe” è snaturamento ma anche tradimento. Cioè una sanità che diventa altro da quello che dovrebbe essere per legge. Quindi privata anziché pubblica, selettiva e non universale, a pagamento e non gratuita, distribuita sulla base del reddito e non più sulla base dei diritti ecc.

La biforcazione pubblico/privato
La nostra catastrofe in sanità è iniziata in culla cioè nel 1978 nel momento in cui per mettere in piedi il SSN abbiamo fatto solo una “mezza riforma” e poi si è rafforzata nel tempo dopo una infinità di errori, di difficoltà finanziarie, di scelte sbagliate , e, come sovraprezzo, ci abbiamo messo sopra una serie di mazzate neoliberiste, cioè controriforme (titolo V aziendalizzazione e seconda gamba) per mettere fuori gioco l’art 32.

In questo contesto in marcia vs la catastrofe la conferenza fatta il 18 aprile da 75 società scientifiche (Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri ed Universitari Italiani) (QS 18 aprile 2024) è probabilmente il tentativo più serio e più evidente di interferenza che però più di qualsiasi altra cosa, da il segno proprio della “catastrofe” imminente. Se così tante società scientifiche si sono decise a sbottare vuol dire che più o meno siamo vicini al capolinea.

Scienza e populismo
Questa conferenza con scopi chiaramente anti catastrofici è stata preceduta da due fatti:
- il primo riguarda il fallimento miserevole del tavolo ministeriale , istituito con decreto, da Schillaci per l’aggiornamento del Dm 70 e del Dm 77 che si è concluso nel nulla;

- il secondo è la conferenza definita ridicolmente dei “14 scienziati” ma solo perché presieduta dal premio nobel Parisi che conosce come pochi la complessità della fisica ma non quella molto più complessa della sanità e che ignaro e in buona fede si è prestato, secondo me, incautamente e inconsapevolmente, ad una operazione puramente populista orchestrata prima da tutto da illustri neoliberisti, da alcuni archiatri con stipendi da paura e che operano in quella zona della sanità che una volta avremmo definito “parastatale” e da poche altre comparse che hanno voluto mettersi in mostra e farsi la foto con il premio nobel.

Prendere le distanze
La conferenza per il forum delle società scientifiche si è resa necessaria soprattutto per prendere le distanze e per non essere coinvolti nella drammatica inconcludenza del ministro Schillaci, il più “vano” di tutti i ministri tecnici che lo hanno preceduto. Il ministro “sine baculos” per eccellenza.

Al contrario, quella dei cd 14 scienziati ripeto non è null’altro che una operazione populista perché chiede nella crisi economica che c’è, con due guerre alle porte, e con una caterva di contraddizioni sanitarie aperte ( si pensi solo al divario tra nord e sud, agli ospedali abandonati a se stessi, alla grande marchetta, al crescente out of pocket ecc) di rifinanziare il sistema che è stato controriformato dall’Ulivo negli anni 90 per rifinanziare:
- la scelta fallimentare della azienda (autorevolmente rappresentata in quel cartello dal prof Longo)
- la seconda gamba (intra moenia, sanità sostitutiva e welfare aziendale) altrettanto autorevolmente rappresentata sempre in quel cartello dalla professoressa Dirindin praticamente l’estensione della Bindi).

Una fava due piccioni
La conferenza delle 75 società scientifiche con garbo pone diversamente dai 14 scienziati due questioni politiche enormi:
- il rifiuto della proposta di legge della lega sul regionalismo differenziato perché davvero essa sarebbe una catastrofe nazionale
- la definizione urgente di una “grande riforma strutturale” del servizio sanitario nazionale perché in nessun caso oggi come ha ben detto l’Ocse (QS 21 febbraio 2023) non è possibile in sanità salvare il salvabile mantenendo in vita gli errori fatti a partire da quello più grande di tutti che il patto scellerato contro i diritti tra neoliberismo e mercato “la grande marchetta” cioè una sanità privata incentivata fiscalmente dallo Stato per fare la festa al servizio pubblico.

La “quarta riforma”
Per chi come me ha proposto in tempi non sospetti, proprio attraverso “quotidiano sanità edizioni” la “quarta riforma” ( 2016) è del tutto ovvio aderire alla proposta di una “grande riforma strutturale della sanità” al fine di rimuovere almeno le principali contraddizioni della sanità e rendere possibile allo stesso tempo:
- la convivenza tra i diritti e l’economia, quindi un grado soddisfacente di sostenibilità ma attenzione, intendo la sostenibilità come un equilibrio tra produzione di salute quale ricchezza e produzione di salute come cura;
- l’universalità del diritto sia al sud che al nord con la fine della mobilità sanitaria cioè dello sfruttamento ignobile del nord della disperazione del sud
l’eguaglianza dell’acceso ai servizi quindi la fine delle liste di attesa;
- la fine delle dicotomie tra territorio e ospedale ma anche finalmente una riforma della riforma Mariotti del 68 per avere un nuovo genere di ospedale mettendo la parola fine alle ottuse “ospedalectomie” fatte in questi anni ;
- un corretto uso del privato ausiliario non sussidiario quindi del privato convenzionato quale completamento e estensione del servizio pubblico;
- una radicale ridefinizione giuridica delle professioni e quindi delle organizzazioni del lavoro e delle prassi anche per azzerare il contenzioso legale che nei tribunali oppone chi lavora nella sanità ai cittadini mettendo in serio pericolo tanto il valore del contratto sociale che il rapporto fiduciario tra sanità e società.

Alla ricerca della giustizia perduta
La riforma che propongono le 75 società scientifiche non è una passeggiata tutt’altro. Lo dice uno che è una vita che teorizza la necessità di chiudere il ciclo di riforme avvelenato dal neoliberismo e quindi al fine di salvare l’art 32 e il SSN di aprire un ciclo nuovo di riforme. Mettere in campo una svolta riformatrice cioè una “quarta riforma” non è una impresa politica culturale facile e meno che mai scontata.

Se penso alle difficoltà interne del PD alle prese con i suoi neoliberisti nostrani, ma anche a quelle della mia amata Cgil , che oggi per fortuna riempie le piazze ma non sa come liberarsi della zavorra del welfare aziendale essendo assistita, come è noto,nella elaborazione della sua linea politica, da contro-riformatori neoliberisti del calibro della Dirindin, che quella “zavorra” l’ha messo dentro una legge, mi rendo conto che la strada della riforma indicata dalle società scientifiche è veramente in salita.

Cioè io per primo che ho proposto la “quarta riforma” non mi nascondo le enormi difficoltà dell’impresa. Che sono tante e delle quali forse neanche le società scientifiche si rendono conto. Ci sarà da discutere quando dallo slogan si passerà alle proposte di merito. Ma detto ciò resta il problema politico posto dalle 75 società scientifiche: dobbiamo rassegnarsi alla catastrofe o dobbiamo interferire con essa mettendo in campo una contro-prospettiva?

I rischi politici del governo
Temo che, questo governo, che, fin dall’inizio non ha mai considerato questo settore una priorità, e che delle enormi complessità politiche della sanità grazie al suo vano ministro della salute non sappia nulla e che probabilmente si troverà a dover ingoiare sia i patti di stabilità dell’Europa che il folle regionalismo differenziato della lega, rischi, magari non da subito, politicamente davvero molto.

Oggi la salute per le persone è un bene di primaria grandezza e chi questo bene non lo rispetta rischia anche pur essendo un governo con una maggioranza politica in parlamento di essere rimandato a casa. Il governo Meloni se accetta di mettere fuori gioco l’art 32 o di privatizzare la sanità o di distruggere il Ssn secondo me rischia parecchio offrendo alla sinistra una occasione importante per riprendersi la poltrona. Cioè la sanità offre agli avversari del governo, le ragioni politiche per mettere in piedi una protesta di massa

Conclusioni
In autunno avremo la nuova finanziaria e molto probabilmente la catastrofe, di cui parlavo prima, sarà ancora più vicina e con essa sarà più vicina anche la possibilità della sconfitta potenziale della destra. Prima o poi arriverà il momento in cui la gente per riavere i propri diritti e quindi per soffrire di meno e campare un pò di più metterà in minoranza coloro che glieli hanno tolti. Tanto a sinistra che a destra.

Ivan Cavicchi



22 aprile 2024
© Riproduzione riservata


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