L’epidemia di colera non si arresta. Sono stati 40.900 i casi e 775 i decessi segnalati nel solo mese di gennaio da 17 paesi in quattro regioni dell’Oms: la regione africana, la regione del Mediterraneo orientale, la regione delle Americhe e la regione del sud-est asiatico. Lo Zambia e lo Zimbabwe hanno registrato le ondate più elevate, sottolineando che la sfida per il controllo del colera è ancora in corso, insieme all’importanza degli sforzi sostenuti per la salute pubblica.
E' quanto evidenzia l’ultimo rapporto dell’Oms. Dai dati emerge che nel 2023 sono stati segnalati casi in 30 paesi di cinque regioni dell’Oms, tra cui nove paesi che hanno registrato più di 10mila casi.
Il colera è un’infezione intestinale acuta che si diffonde attraverso cibo e acqua contaminati da feci contenenti il batterio Vibrio cholerae. È strettamente legato alla mancanza di acqua potabile e servizi igienico-sanitari adeguati, a causa del sottosviluppo, della povertà e dei conflitti. Anche il cambiamento climatico sta giocando un ruolo poiché eventi climatici estremi come inondazioni, siccità e cicloni innescano nuove epidemie e peggiorano quelle esistenti.
L’Oms ha classificato la recrudescenza globale del colera come un’emergenza di grado 3 nel gennaio 2023, il livello interno più alto per le emergenze. Un rischio a livello globale che continua ad essere valutato dall’Organizzazione mondiale come molto elevato sulla base del numero di focolai e della loro espansione geografica, insieme alla carenza di vaccini e di altre risorse.