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Allarme isolamento sociale tra gli anziani. Iss: “Oltre 2 mln non incontrano né telefonano a qualcuno in una ‘settimana normale’”


In vista della Giornata internazionale degli anziani (1 ottobre), l’Iss mostra i preoccupanti dati sul fenomeno, che coinvolge in egual misura uomini e donne ma è più frequente tra chi ha un basso livello di istruzione e maggiori difficoltà economiche. L‘isolamento è associato anche a maggiore  disabilità e ospedalizzazione. Il problema “non riguarda solo il benessere individuale, ma ha un impatto significativo sulla società nel suo complesso“, sottolinea l‘Iss, sollecitando l'adozione di iniziative inclusive.

28 SET - Il 15% degli anziani in Italia (ovvero più di 2 milioni della popolazione con 65 anni o più) vive in condizioni di rischio di isolamento sociale. Dichiara che in una “settimana normale” non incontra, né telefona a qualcuno, e non partecipa ad attività con altre persone presso punti di incontro o aggregazione. Un dato preoccupante che arriva a coinvolgere quasi 1 anziano su 3 in certe realtà regionali. Forte il gradiente geografico a sfavore delle Regioni del Sud d’Italia (20% vs 10% nel Nord e 14% al Centro). Ad accendere i riflettore sul fenomeno dell’isolamento sociale degli anziani è l’Istituto superiore di Sanità (Iss), che in vista della Giornata internazionale delle persone anziane (1 ottobre), mostra i dati della sorveglianza PASSI d’Argento (PdA) e richiama a maggiori iniziative di inclusione degli anziani.

“La Giornata - stabilita dal voto dell’assemblea Generale delle Nazioni Unite il 14 dicembre 1990 - è sempre l’opportunità per ricordare che lo sviluppo sostenibile è realizzabile solo se include tutte le età. Dare spazio alle persone anziane in tutte le dimensioni dello sviluppo, compresa la loro partecipazione alla vita sociale, economica e politica è indispensabile anche nella lotta alla riduzione delle disuguaglianze”, scrive l’Iss sulla pagina del proprio sito internet che presenta i numeri. L’isolamento sociale, spiega infatti, “può incidere notevolmente sulla qualità della vita e oltre a condizionare gli aspetti della vita di relazione, può compromettere le attività quotidiane e il soddisfacimento delle principali necessità. La comunità scientifica (Commissione Lancet 2017), studi e letteratura internazionale individuano nell’isolamento sociale come uno dei fattori di rischio anche per la demenza”.

Il sistema di sorveglianza PASSI d’Argento raccoglie in continuo, informazioni su salute, qualità di vita e stili di vita, sui bisogni di cura e assistenza delle persone ultra 65enni residenti in Italia ma indaga anche molti aspetti legati all’invecchiamento sano e attivo, fra cui la partecipazione alla vita sociale degli anziani, offrendo una fotografia, continuamente aggiornata, delle condizioni di salute e del benessere psico-sociale degli anziani nel nostro Paese.

Per stimare il rischio di isolamento sociale, PdA fa riferimento sia alla frequentazione di punti di incontro e aggregazione (come il centro anziani, la parrocchia, i circoli o le associazioni culturali o politiche) che al fatto di incontrare o telefonare a qualcuno per fare quattro chiacchiere e si considera a rischio di isolamento sociale la persona che in una settimana normale non ha svolto nessuna di queste attività.

Analizzando gli aspetti specifici che definiscono la condizione di assenza di relazioni sociali emerge che il 16% degli ultra 65enni non incontra nessuno e il 76% non partecipa ad attività sociali aggregative di nessun genere.

Il rischio di isolamento sociale coinvolge in egual misura uomini e donne, ma è più frequente tra chi ha un basso livello di istruzione (24% vs 10% fra persone più istruite) e maggiori difficoltà economiche (28% vs 12% fra chi non ne ha).

PASSI d’Argento valuta anche l'isolamento sociale come fattore di rischio per la salute e lo stile di vita delle persone. L’analisi multivariata mette in evidenza che, a parità di condizioni socio-demografiche (età, difficoltà economiche, livello di istruzione, presenza di patologie croniche e area geografica di residenza), l’isolamento sociale è significativamente associato a una percezione di cattiva salute (+89), insoddisfazione della propria condizione di vita (+75), a condizioni di disabilità e sintomi depressivi (+200), ospedalizzazione (+49%), perdita di autonomia nella attività strumentali della vita quotidiana (+21%) (misurate attraverso la scala di valutazione delle Instrumental Activities of Dailiy Living – IADL). Inoltre l’isolamento sociale è associato a inattività fisica (+27%) e a una cattiva alimentazione (+21%). Quando mancano interazioni sociali e supporto, sottolinea l’Iss, diventa più difficile anche affrontare le attività quotidiane più importanti come la preparazione dei pasti, la pulizia della casa e la gestione delle cure personali, con un aumento del rischio di disabilità.

L’Istituto superiore di Sanità fa notare come i problemi degli anziani siano problemi di tutti. “L'isolamento sociale negli anziani – scrive infatti l’Iss - non riguarda solo il benessere individuale, ma ha anche un impatto significativo sulla società nel suo complesso, aumenta la richiesta di servizi sanitari, di assistenza a lungo termine e di supporto sociale, imponendo una pressione finanziaria considerevole sui sistemi sanitari e sociali”.

Nell’ambito della partecipazione alle attività sociali la sorveglianza esplora diversi aspetti che si intersecano e si sovrappongono fra loro e che contemplano anche la dimensione economica (svolgimento di attività lavorative retribuite), l’offerta di aiuto o accudimento di familiari, amici o conoscenti oppure attraverso attività di volontariato) e quella culturale (come la frequentazione di corsi di formazione per la propria crescita individuale).

L’attività lavorativa retribuita è poco frequente, coinvolge solo l’8% della popolazione anziana ed è prerogativa di chi ha un titolo di studio più alto: arriva al 10% tra chi ha almeno la licenza di media superiore e scende al 3% tra chi al più la licenza elementare. Il 27% degli anziani intervistati rappresenta una risorsa per i propri familiari o per la collettività: il 18% si prende cura di congiunti, il 13% di familiari o amici con cui non vive e il 4% partecipa ad attività di volontariato. Questa capacità/volontà di essere risorsa è una prerogativa femminile (31% fra le donne vs 23% negli uomini) ed è minore fra le persone socio-economicamente svantaggiate, per bassa istruzione o scarsa disponibilità economica.

Solo il 4% della popolazione anziana frequenta un corso di formazione (lingua inglese, uso di dispositivi elettronici o percorsi presso università della terza età).

Preoccupa anche il gap tecnologico, che può portare a un maggiore isolamento sociale ma comportare anche il rischio che gli anziani possano perdere l'accesso a servizi online, compresa la gestione di appuntamenti medici e il monitoraggio delle condizioni di salute.

“L’isolamento sociale è un fattore di rischio multifattoriale che può avere un impatto importante sulla salute fisica e mentale, sulla qualità di vita e sui costi sociali. È inevitabile che le politiche e gli interventi di salute pubblica si concentrino sulla prevenzione e sulla gestione dell'isolamento sociale per garantire una migliore salute e benessere agli anziani e per ridurre il costo sociale associato a questa sfida crescente”, conclude l’Iss, ribadendo la necessità di creare “una società inclusiva in cui gli anziani possano continuare a contribuire in modo significativo e trarre beneficio da un ambiente sociale e tecnologico in evoluzione”.

28 settembre 2023
© Riproduzione riservata


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