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Mmg: la difesa di ufficio del vuoto esistente

di Roberto Polillo

Alcune recenti prese di posizioni dei massimi rappresentanti della Fnomceo e dell'Enpam sembrano ribadire che i MMG devono mantenere la loro autonomia professionale o per meglio dire che nulla deve mutare per quanto riguarda il loro inserimento strutturale nelle attività del distretto.

05 GIU -

La grande ambiguità degli organi di rappresentanza dei medici (ordini provinciali e a salire Fnomceo e la cassaforte della professione l'ENPAM) è emblematicamente rappresentata dalle dichiarazioni della loro prima linea dirigenziale: Dottori Silvestro Scotti, Filippo Anelli e Alberto Oliveti, in appoggio alla posizione recentemente espressa dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sulle cattedrali del deserto, alias case della comunità di cui al precedente governo.

L'ambiguità ovviamente non consiste nell'avere un’opinione in merito, ma nel fatto che i tre illustri esponenti in realtà sembrano parlare in veste di dirigenti sindacali o affiliati della FIMMG.

E dunque utilizzano, in particolare Filippo Anelli e Albero Oliveti, la loro posizione di rappresentanza "politico-finanziaria" della professione medica intiera per sostenere le posizioni di un sindacato di categoria che persegue interessi seppur legittimi ma di tipo corporativo e parziale; interessi che peraltro possono confliggere con la maggioranza dei medici che sono invece pubblici dipendenti e che giudicano innaturale che i MMG, la cui attività esclusiva è la funzione di gatekeeping per l'accesso dei cittadini ai servizi pubblici siano, non dei funzionari dello Stato, ma dei liberi professionisti.

Tutto il contrario di quello che dovrebbe essere se si considera che gli stessi MMG sono anche titolari di un mercato esclusivo con barriere insormontabili al libero accesso in mancanza di zona carente. Né più né meno dei notai.

Gli illustri rappresentanti della professione dunque supportano gli interessi di parte minoritaria della professione e si guardano bene dal sostenere quello dei medici dipendenti (la maggioranza) che vorrebbero invece potere contare di più sul contributo dei MMG anche per la gestione dei codici bianchi o verdi inserendoli in un percorso para ospedaliero come sta facendo la Toscana.

È del tutto evidente dunque come l'obbiettivo delle dichiarazioni riportate, oltre alla consueta captatio benevolontiae di italica tradizione, non sia quello di affrontare con coraggio le difficoltà in cui versa la sanità e le cure primarie in particolare, ma di ribadire che i MMG devono mantenere la loro autonomia professionale o per meglio dire che nulla deve mutare per quanto riguarda il loro inserimento strutturale nelle attività del distretto. Il tutto adducendo la risibile scusa del rapporto fiduciario tra MMG e cittadino e del pericolo che questo si perda nelle case della comunità dove invece gli stessi cittadini vi potrebbero avere prestazioni di maggiore qualità e complessità.

La Fnomceo dunque, e più in generale gli ordini professionali che di questa rappresentano la porta di accesso, si trasformano in una sorte di apparato ideologico che dialoga con la politica per perorare le richieste di quelle organizzazioni sindacali " particolari" che grazie all'attuale sistema di votazione garantiscono la "presa" degli ordini e l'ascesa dei designati ai piani nobili della professione dove si dialoga con il mondo che conta e ci si eleva di censo e di retribuzione.

Sarebbe ovviamente facile impedire questo palese conflitto di interessi rendendo incompatibile la carica ordinistica con quella sindacale, ma questa semplice norma avrebbe effetti talmente dirompenti da non essere minimamente presa in considerazione.

Quello di non essere ascoltati è il destino delle Cassandre o degli sfasciacarrozze di professione che continuano a perorare cause perse e che in cambio, per una specie di riflesso assonico vengono redarguiti, ogni volta che parlano da qualche soldato semplice della professione che ripete lo stanco refrain di difesa del vuoto esistente e dei suoi sacerdoti di rango.

La crisi della sanità è profonda, se ne faccia una ragione anche il ministro Schillaci e per uscirne servono scelte coraggiose e rimettere seriamente in discussione un modello di erogazione delle cure che non ha purtroppo funzionato.

Roberto Polillo



05 giugno 2023
© Riproduzione riservata


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