I vaccini salvano 4,4 milioni di vite umane ogni anno, un numero che potrebbe salire a 5,8 milioni entro il 2030 se gli obiettivi dell’Agenda 2030 per la vaccinazione fossero raggiunti. Eppure tra il 2019 e il 2021, ben 67 milioni di bambini non hanno ricevuto le vaccinazioni, con livelli di copertura vaccinale in calo in 112 Paesi. Di questi 48 milioni non hanno ricevuto una sola dose di vaccino, detti anche “a 0 dose”. Nel 2022 il numero di casi di morbillo è più che raddoppiato, rispetto all'anno precedente e circa 1 bambino su 5 non ha infatti alcuna protezione contro il morbillo. Rispetto al 2021 il numero di bambini paralizzati dalla polio è cresciuto del 16%, confrontando il periodo 2019-2021 con il triennio precedente, si è registrato un aumento di otto volte del numero di bambini paralizzati dalla polio. Circa 7 ragazze su 8 non sono vaccinate contro il papillomavirus umano (Hpv).
E in questo scenario la Vaccine Confidence diminuisce in maniera allarmante: la percezione pubblica sull'importanza dei vaccini è diminuita durante la pandemia da Covid-19 in 52 sui 55 Paesi del mondo Un declino nella fiducia che arriva in un momento in cui assistiamo al più grande arretramento prolungato della vaccinazione dei bambini da 30 anni a questa parte, alimentato dalla pandemia Covid 19. Italia, c’è stato un calo di 6,8 punti percentuali nella fiducia nei vaccini, dal 92,1% all’85,5%. Fra le persone sotto i 35 anni il calo è stato maggiore (7,5%) rispetto a quelle sopra i 65 anni (4,6). Fra le donne (8,6%) maggiore che fra gli uomini (4,7 punti in meno).
Questa la fotografia scattata dal nuovo Rapporto dell’Unicef “La condizione dell’infanzia nel mondo 2023: per ogni bambino, vaccinazioni”. Per rispondere a questa crisi di sopravvivenza dei bambini, l’Unicef chiede ai governi di raddoppiare il proprio impegno a incrementare i finanziamenti per le vaccinazioni e lavorare con le parti interessate per sbloccare le risorse disponibili, compresi i fondi Covid-19 residui, per implementare e accelerare con urgenza gli sforzi di vaccinazione di recupero per proteggere i bambini e prevenire le epidemie.
Il rapporto rivela che la percezione dell’importanza dei vaccini per i bambini è diminuita di oltre un terzo nella Repubblica di Corea, Papua Nuova Guinea, Ghana, Senegal e Giappone dall’inizio della pandemia. Secondo i nuovi dati, raccolti dal Vaccine Confidence Project e pubblicati oggi dall’Unicef, Cina, India e Messico sono gli unici paesi studiati in cui i dati indicano una percezione dell’importanza dei vaccini rimasta inalterata o addirittura migliorata. Nella maggior parte dei paesi, le persone sotto i 35 anni e le donne hanno maggiori probabilità di segnalare meno fiducia nei vaccini per i bambini dopo l’inizio della pandemia.
La fiducia nei vaccini è volatile e legata al tempo. Saranno necessarie ulteriori raccolte di dati e analisi per determinare se i risultati sono indicativi di una tendenza a lungo termine, rileva il Rapporto. Nonostante la flessione, il sostegno complessivo ai vaccini rimane relativamente forte. In quasi la metà dei 55 Paesi studiati, più dell'80% degli intervistati ritiene che i vaccini siano importanti per i bambini.
Tuttavia, il rapporto avverte che la confluenza di diversi fattori suggerisce che la paura dell'esitazione nei confronti del vaccino potrebbe essere in aumento. Questi fattori includono l'incertezza sulla risposta alla pandemia, il crescente accesso a informazioni fuorvianti, la diminuzione della fiducia nelle competenze e la polarizzazione politica.
“All'apice della pandemia, gli scienziati hanno sviluppato rapidamente vaccini che hanno salvato innumerevoli vite. Ma nonostante questo risultato storico, la paura e la disinformazione su tutti i tipi di vaccini sono circolate tanto quanto il virus stesso – ha dichiarato Catherine Russell, Direttore Generale dell'Unicef – questi dati sono un preoccupante campanello d'allarme. Non possiamo permettere che la fiducia nelle vaccinazioni di routine diventi un'altra vittima della pandemia. Altrimenti, la prossima ondata di decessi potrebbe riguardare altri bambini colpiti da morbillo, difterite o altre malattie prevenibili".
La pandemia ha interrotto le vaccinazioni dei bambini quasi ovunque, soprattutto a causa delle pressioni sui sistemi sanitari, del dirottamento delle risorse per le vaccinazioni verso la vaccinazione contro il Covid 19., della carenza di operatori sanitari e delle misure di permanenza a casa.
Il rapporto di oggi rivela che tra il 2019 e il 2021 un totale di 67 milioni di bambini non hanno ricevuto le vaccinazioni, con livelli di copertura vaccinale in calo in 112 Paesi. I bambini nati appena prima o durante la pandemia stanno superando l'età in cui normalmente verrebbero vaccinati, sottolineando la necessità di un'azione urgente per raggiungere coloro che hanno saltato le vaccinazioni e prevenire l'insorgere di malattie mortali
La pandemia ha anche acuito le diseguaglianze esistenti. Per fin troppi bambini, soprattutto nelle comunità più ai margini, la vaccinazione non è ancora disponibile o accessibile. Anche prima della pandemia, i progressi nelle vaccinazioni erano fermi da circa 10 anni mentre il mondo lottava per raggiungere i bambini più ai margini.
Dei 67 milioni di bambini che non hanno ricevuto le vaccinazioni di routine tra il 2019 e il 2021, 48 milioni non hanno ricevuto una sola dose di vaccino, detti anche “a 0 dose”. Alla fine del 2021, India e Nigeria (entrambi paesi con nascite molto numerose) avevano il più ampio numero di bambini a 0 dose, ma l’incremento del numero dei bambini a 0 dose è stato particolarmente notevole in Myanmar e nelle Filippine.
I bambini non raggiunti vivono nelle comunità più povere, remote ed emarginate, a volte colpite da conflitti. I nuovi dati prodotti per il rapporto dal Centro Interazionale per l’Equità nella Salute rileva che nelle famiglie più povere 1 bambino su 5 è a 0 dose, mentre nelle più ricche solo 1 su 20. Il rapporto mostra che i bambini non vaccinati spesso vivono in comunità difficili da raggiungere come aree rurali o slum urbani. Spesso hanno madri che non sono potute andare a scuola e che hanno poco peso nelle decisioni familiari. Queste sfide sono più ampie nei paesi a basso e medio reddito, dove 1 bambino su 10 in aree urbane è a 0 dosi e 1 su 6 nelle aree rurali. Nei paesi a reddito più alto, non c’è quasi differenza tra i bambini in aree urbane e rurali.
Morbillo. Circa 1 bambino su 5 non ha alcuna protezione contro il morbillo, una delle malattie infantili più mortali. Prima dell'introduzione del vaccino nel 1963, il morbillo uccideva circa 2,6 milioni di persone ogni anno, prevalentemente bambini. Nel 2021, i decessi per morbillo sono scesi a 128.mila, un numero ancora troppo elevato, ma che evidenzia un notevole miglioramento.
Per vaccinare ogni bambino, sottolinea l’Unicef, è fondamentale rafforzare l'assistenza sanitaria di base e fornire agli operatori di prima linea, per lo più donne, le risorse e il sostegno di cui hanno bisogno. Il rapporto rileva che le donne sono in prima linea nella distribuzione delle vaccinazioni, ma devono far fronte a salari bassi, occupazione informale, mancanza di formazione formale e di opportunità di carriera e minacce alla loro sicurezza.
Il rapporto esorta quindi i Governi a:
“Le vaccinazioni hanno salvato milioni di vite e proteggere le comunità da epidemie di malattie mortali - conclude Catherine Russell - tutti noi sappiamo bene che le malattie non rispettano confini. Vaccinazioni di routine e sistemi sanitari forti sono il modo migliore per prevenire future pandemie, morti e sofferenze non necessarie. Con le risorse ancora disponibili dalla campagna di vaccinazione contro il Covid-19, è il momento di reindirizzare questi fondi per rafforzare i servizi di vaccinazione e investire in sistemi sostenibili per ogni bambino”.