Trapianti. Lo sport migliora salute e qualità di vita dei pazienti. Lo studio del Cnt
Il grasso corporeo diminuisce del 5% e la forza degli arti aumenta dell’8-18%. Con lo sport i pazienti trapiantati sono anche più vitali: il benessere psico-fisico percepito cresce in media del 10%. Lo dimostrano i primi risultati del protocollo di ricerca Trapianto… e adesso sport, presentati oggi al ministero della Salute.
10 OTT - L’attività fisica è come un vero e proprio farmaco per migliorare la salute e qualità di vita dei cittadini e dei pazienti. Per questo non bisogna rinunciare a praticarla. Neanche dopo che ci si è sottoposti a un trapianto. I risultati i primi risultati del protocollo di ricerca del Centro nazionale trapianti “Trapianto… e adesso sport”, presentati oggi al ministero della Salute, dimostrano infatti anche sui pazienti trapiantati lo sport migliora la salute e la qualità di vita. Donando nuovo slancio.
Lo studio ha arruolato 120 pazienti trapiantati, 60 sottoposti a regolare attività fisica (3 volte alla settimana per 12 mesi) mentre agli altri 60 è stata semplicemente consigliato di praticare attività fisica a domicilio. Entrambe le coorti sono state sottoposte a tre sessioni di valutazione clinica e funzionale: a inizio sperimentazione, a 6 mesi, al termine dello studio.
In particolare, i risultati su 22 pazienti trapiantati (2 di fegato e 20 di rene) che hanno concluso i primi sei mesi di sperimentazione, la regolare e controllata attività fisica ha permesso di:
- ridurre la percentuale di grasso corporeo in media del 5%;
- aumentare la forza degli arti superiori e inferiori in una media compresa tra l’8 e il 18%;
- aumentare la massima potenza aerobica del 10% e quindi migliorare i parametri cardiovascolari.
La creatina diminuisce dellì8% e il colesterolo del 4%.
Risultati di grande importanza se si considera che la causa di morte per i trapianti di rene è legata nel 18% dei casi a una patologia cardiovascolare e che nei trapiantati di cuore e fegato le patologie vascolari, dopo il primo anno di vita del dopo il trapianto, costituiscono una delle principali case di morte. Non solo. I trapiantati a causa della terapia immunodepressiva hanno gravi squilibri metabolici e tendono a sviluppare sia un diabete indotto dagli steroidi, sia un’arteriosclerosi precoce abbastanza grave. “E’ evidente quindi – ha spiegato il direttore del Centro nazionale trapianti Alessandro Nanni Costa – che se vogliamo curare i pazienti trapiantati, dobbiamo intervenire sulle malattie cardiovascolari”.
Ma i benefici dello sport sui pazienti trapiantati non finiscono qui. Dopo 6 mesi di attività fisica i pazienti, infatti, percepiscono anche un miglioramento del 9% del proprio stato di salute fisica, del 7% del proprio stato di salute generale e un miglioramento del 10% del benessere psico-fisico. Il dolore fisico percepito diminuisce del 5% e la vitalità cresce del 3%, così come del 5% aumenta l’attività sociale e quindi l’integrazione con le altre persone e il ritorno a una vita pubblica soddisfacente come prima del trapianto. “Un soggetto trapiantato – ha spiegato Giulio Sergio Roi, direttore del Centro studi Isokinetic di Bologna – se in buone condizioni cliniche e se adeguatamente allenato, è in grado di affrontare senza problemi uno sforzo fisico intenso e prolungato, come una gran fondo di ciclismo, con tempi di recupero fisiologici dallo sforzo paragonabili a quelli dei soggetti sani”.
È evidente come, quindi, un’attività fisica regolare e rigorosamente controllata (parliamo di palestra ma anche di discipline come nuoto e ciclismo) possa aiutare a migliorare il loro stato di salute e la qualità della vita. Ma se già da anni l’uso dell’attività fisica come farmaco era già noto per i cittadini comuni e per le popolazioni a rischio come i diabetici e i cardiopatici, la dimostrazione che questo valga anche per i pazienti trapianti è un’assoluta novità. Pazienti che quindi non vanno esclusi dalle attività fisiche, bensì incoraggiate a compierle anche se, sottolinea Nanni Costa, “sotto rigorosa prescrizione del medico sportivo e sotto la supervisione di personale esperto”.
In questo contesto il protocollo “Trapianto… e adesso sport” e il relativo studio, nati dall’iniziativa del Cnt con la collaborazione di un gruppo di esperti di Medicina dei trapianti e Medicina dello Sport, in collaborazione con l’Università degli studi di Bologna, il Centro Studi Isokinetic e i laureati in scienze motorie, rappresentano una prima esperienza mondiale che potrebbe presto portare a una vera e propria somministrazione di “terapia di attività fisica” in tutti i trapiantati. In Italia le prime Regioni che hanno aderito al protocollo sono state Emilia Romagna e Veneto, ma il coinvolgimento si è già esteso a Sicilia, Abruzzo, Molise, Toscana, Piemonte e P.A di Bolzano.
L’obiettivo è costruire una rete multidisciplinare di esperti (trapiantologi, medici dello sport e laureati in Scienze motorie) che collaborino in modo sinergico accompagnando il paziente dalla prescrizione all’assunzione della giusta dose di attività fisica.
Lo studio, infatti, pone lo sport alla stregua di una vera e propria terapia, dal momento che, ha sottolineato Nanni Costa, “gli effetti positivi sono misurati da evidenze scientifiche. L’attività fisica mira così a diventare una prescrizione per tutti i trapiantati”.
“Bisogna sviluppare un modello organizzativo di prescrizione di esercizio fisico ma, per farlo, è necessario anche sviluppare sul territorio una rete di strutture e occasioni per fare sport”, ha affermato Pierluigi Macini, collaboratore del progetto per l’Emilia Romagna.
E questo, in realtà, dovrebbe coinvolgere e valere per ciascuno cittadino. “La sedentarietà – ha infatti ricordato Daniela Galeone, direttore dell’Ufficio II del Dipartimento della Sanità pubblica e Innovazione – è al mondo il 4° fattore di rischio per le classi meno agiate ma è tra i primi 10 fattori anche per le classi sociali più ricche”. E quello della sedentarietà è anche un problema che riguarda tutte le classi di età. Un problema da combattere perché, ha ricordato Galeone, nei bambini lo sport favorisce lo sviluppo fisico armonico e la socializzazione, negli adulti fa diminuire il rischio di malattie croniche e migliora la salute mentale, negli anziani diminuisce il rischi di fratture, migliora la socializzazione e il deterioramento fisico e cognitivo, migliora la socializzazione e la possibilità di rimanere autonomi.
Il fatto, secondo Carlo Lusenti, assessore alla Salute dell’Emilia Romagna. è che “oggi la logica dominante per la salute è quella riparatoria e dell’emergenza, mentre la responsabilità individuale che ognuno di noi ha sulla propria salute è fortemente sottovalutata. Questa realtà dovrebbe essere capovolta e ognuno di noi dovrebbe essere responsabile di sostenere il proprio stato di salute”. Per Lusenti l’attività fisica “non è solo un farmaco, ma sostituisce anche il farmaco. Migliorando le condizioni di salute, si può evitare di sviluppare patologie che necessitano di assumere farmaci o, comunque, si può avere bisogno di inferiori dosaggi di farmaci”.
Al fine di promuovere il tema della Salute attraverso lo sport, l’evento nazionale della prima Granfondo di Roma in programma domenica prossima ospiterà un villaggio dedicato alla Salute dove sarà presente anche uno stand del progetto “Trapiantato… e ora sport” dove sarà possibile ricevere informazioni e sottoporsi anche alla misurazione. “La Granfondo – ha affermato Gianluca Santilli, presidente del comitato organizzatore – rappresenta una piattaforma aperta alla collaborazione con altre piattaforme che servono ad alzare l’attenzione su alcune tematiche importanti come quella del legame tra sport e salute e diffondere così le buone pratiche”.
Alla Granfondo è prevista la partecipazione di oltre 5 mila ciclisti. Tra loro anche pazienti trapiantati.
10 ottobre 2012
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