Sulla rivista “The Lancet” , nell’articolo su “Il cambiamento climatico minaccia la nostra salute e la nostra sopravvivenza entro decenni” di Antonio Costello, Marina Romanello, Stella Hartinger e altri, Pubblicato: 15 novembre 2022, [DOI: https://doi.org/10.1016/S0140-6736(22)02353-4] si afferma che “… il cambiamento climatico danneggia la salute di tutte le popolazioni.” E ancora “… le malattie e i decessi legati al caldo stanno aumentando in tutto il mondo, a causa di colpi di calore, esiti avversi della gravidanza, peggioramento della funzionalità renale ed effetti negativi sulla salute mentale. Per chi lavora all'aperto, il caldo limita il lavoro fisico e la produttività del lavoro, minando i mezzi di sussistenza”.
E quindi “… gli eventi meteorologici estremi causano malattie (p. es., attraverso l'inquinamento da particolato da incendi o la contaminazione dell'acqua da inondazioni), lesioni dirette (p. es., lesioni fisiche e annegamento) e malnutrizione cronica riducendo la produzione agricola e aumentando le infezioni. Il cambiamento climatico significa che molte malattie infettive si espandono in aree precedentemente sicure e potrebbero aumentare il rischio di pandemia”.
“La perdita di beni materiali e i danni alle infrastrutture influiscono sui servizi sanitari e sociali essenziali e sul benessere socioeconomico. Insieme, questi fattori guidano la migrazione della popolazione, gli sconvolgimenti politici e i danni economici, che hanno tutti un impatto sulla salute”.
Per questi motivi la “The Lancet Commission” sulla gestione degli effetti sulla salute del cambiamento climatico lo ha descritto come la "più grande minaccia per la salute globale del 21° secolo". Tuttavia, era una considerazione sbagliata, sia dal punto di vista dei contenuti qualitativi che come orizzonte temporale. La minaccia in realtà è già ora alla nostra sopravvivenza come specie animale e a quella dell'ecosistema da cui dipendiamo per la nostra sopravvivenza. I gravi impatti del cambiamento climatico si sono già realizzati in questi ultimi vent’anni e dobbiamo conviverci e potrebbero peggiorare catastroficamente entro alcuni decenni. Per altro in un Rapporto del Programma Ambientale delle Nazioni Unite si afferma che oggi non esiste “alcun percorso credibile verso 1·5° di temperatura”.
Anche sulla rivista “The New England Journal of Medicine” nel recente articolo titolato “Dare priorità alla salute in un clima che cambia”, di Renee N. Salas, Debra Malina, e Caren G. Solomon, [N Engl J Med 2019; 381:773-774, DOI: 10.1056/NEJMe1909957] si afferma che “…gli effetti negativi del cambiamento climatico sono spaventosamente ampi: toccano ogni sistema di organi umani, sfidando le organizzazioni sanitarie interrompendo le catene di approvvigionamento e danneggiando le infrastrutture sanitarie pubbliche”. E arrivano alla affermazione che ”… la tempistica per l'azione per evitare alcuni degli esiti più catastrofici per la salute del cambiamento climatico è stata stimata in poco più di un decennio”
“Considerando che alcune conseguenze — come le malattie legate al caldo causate da ondate di calore più lunghe e più frequenti e le inondazioni dovute a eventi meteorologici estremi — sono evidenti, molti effetti del cambiamento climatico sulla pratica clinica quotidiana sono ancora generalmente non riconosciuti; gli esempi includono aumenti di polline che portano a più allergie e esacerbazioni di asma e l'ampliamento della gamma e dell'attività degli insetti vettori che porta a un aumento dei casi di malattie trasmesse da vettori”. Fatto questo affermato anche nel recente articolo sulla stessa testata da Anthony Fauci.
Sempre su “The New England Journal of Medicine” nell’articolo apparso sulla stessa testata dal titolo “Cambiamenti climatici e malattie trasmesse da vettori” di Madeleine C. Thomson, e Lawrence R. Stanberry [N Engl J Med 2022; 387:1969-1978, DOI: 10.1056/NEJMra2200092] si afferma che
“… le temperature medie globali sono già aumentate di 1,1°C dal 1900, e la maggior parte del cambiamento si è verificata negli ultimi 50 anni. L'entità del cambiamento è più estremo nelle regioni montuose e polari e le temperature nelle regioni tropicali si stanno avvicinando ai limiti termici di molti organismi. Date le attuali politiche e azioni, si prevede un riscaldamento da 2,5°C a 2,9°C o più entro la fine di questo secolo”
“… il riscaldamento e altre manifestazioni del cambiamento climatico, compresi i cambiamenti nelle precipitazioni, con l'aumento delle inondazioni in alcune aree e la siccità in altre, hanno importanti implicazioni per le malattie trasmesse da vettori attraverso i loro effetti su agenti patogeni, vettori e ospiti, nonché sulla nostra capacità di prevenire e trattare queste malattie”
Pertanto “… a seconda della loro capacità di adattamento, i vettori potrebbero non trasportare più determinati agenti patogeni o potrebbero trasportarne di nuovi poiché i cambiamenti dell'ecosistema mediati dal clima riuniscono diversi agenti patogeni, vettori e serbatoi e ospiti umani”
L’impatto sindemico del tutto è e sarà devastante in quanto che “... il cambiamento climatico aggrava le disuguaglianze, come quelle causate dall'ingiustizia economica sistemica. Le persone che vivono nei paesi meno sviluppati sopportano il peso maggiore della maggior parte delle malattie trasmesse da vettori, una circostanza che rafforza le disuguaglianze sanitarie e ostacola lo sviluppo socioeconomico ...
… Povertà, alloggi inadeguati, cattive condizioni ambientali e accesso limitato a servizi sanitari di qualità aggravano l'effetto. I bambini sono particolarmente sensibili, anche a causa degli effetti della malnutrizione; anche le donne e gli anziani sono a maggior rischio. Le malattie trasmesse da vettori durante la gravidanza sono associate a esiti di salute particolarmente negativi tra le madri e i neonati appartenenti a gruppi a basso reddito o comunque svantaggiati”.
Infine “…molti vettori stanno già espandendo i loro intervalli di latitudine e altitudine e la durata della stagione durante la quale sono attivi sta aumentando; queste tendenze dovrebbero continuare mentre il clima continua a riscaldarsi. I cambiamenti a livello locale saranno specifici del contesto e della malattia. I medici dovrebbero essere attenti ai cambiamenti nel rischio per la popolazione che servono. Per proteggere la salute e l'equità in un mondo più caldo, sono necessari investimenti nel controllo dei vettori rispetto all'adattamento delle misure alle situazioni rapidamente emergenti e in nuove forme di tecnologia e approcci, compresi i vaccini. Sfortunatamente, le strategie di adattamento non saranno praticabili come soluzione a lungo termine senza l'attuazione di misure sufficienti”
Senza voler fare dell’allarmismo, da quanto sopra ne deriva che:
Il problema è capire se la globalizzazione ha creato o meno un ambiente favorente questa “tempesta perfetta”, pandemia, sindemia, crisi energetica, guerra in Ucraina o altri conflitti in essere in contemporanea in giro per il mondo. Non a caso Papa Francesco parla di conflitto mondiale diffuso.
Sicuramente la globalizzazione ha favorito lo sviluppo di Paesi fino a venti anni fa ancora deindustrializzati o in via di sviluppo quali Cina, India, altri Paesi asiatici, il Brasile, etc.
All’interno di questo trend di sviluppo però abbiamo anche assistito a processi di concentrazione della ricchezza mai visti in precedenza con minoranze infime che controllano oltre il 90% della ricchezza globale.
Nei Paesi occidentali lo sviluppo dal secondo dopoguerra ad inizio secolo aveva visto lo sviluppo e il consolidamento di una struttura sociale caratterizzata da fasce estese di ceti medi produttivi, di classe operaia e di artigiani e contadini.
Questo modello che aveva agevolato le stabilità sociale ed economica e il modello di “democrazia occidentale” con la concentrazione della ricchezza, parallela alla finanziarizzazione dell’economia, slegata dalle basi produttive reali, ha determinato un processo di pauperizzazione dei ceti medi e un loro sfarinamento verso la base della piramide sociale e nel contempo una precarizzazione assoluta del mercato del lavoro con una “frattura generazionale” tra chi è garantito ancora dai CCNL e chi non lo sarà mai, ovvero, le generazioni under 40 anni.
Con il “Job Acts”, nato per cercare di riorganizzare il mercato del lavoro precario le cose non sono andate come si aspettavano i legislatori e i Governi pro tempore.
Inoltre con il “welfare aziendale” si è aperta la strada alla privatizzazione strisciante della sanità verso un sistema misto con ancora una sanità pubblica sopravvivente, ma finalizzata gradualmente a coprire solo le fasce deboli del Paese, lentamente ridimensionata e depotenziata.
Sanità privata “accredita”, in “outsourcing”, “privata-privata”, a “gettone” - nuova forma di “cottimo” dei servizi sanitari - , di “servizio” per Assicurazioni e Mutue con lei “convenzionate”, etc.
Sommando le tante forme di presenza del privato in sanità in diverse Regioni siamo già oltre il 50% del settore sanitario e sociosanitario.
Il totale dei fondi sul bilancio dello Stato per la defiscalizzazione delle polizze assicurative e mutualistiche previste con il “welfare aziendale”, vedi i nuovi CCLN, di cui la “sanità integrativa” rappresenta oltre l’80% del totale, valgono oltre 37 miliardi di Euro dal Governo Renzi al Governo Meloni. Somigliano solo “per caso” alle riduzioni progressive dei finanziamenti fatte nelle Leggi di Stabilità in questi ultimi anni alla sanità pubblica?
In questo contesto anche il blocco del turnover del personale con le politiche di “austerità” e di “spending review”, il blocco dei livelli di remunerazione dei contratti degli operatori pubblici della sanità (medici, infermieri, tecnici, etc.), per cui siamo ai livelli più bassi in Europa, come la riduzione, fino allo scoppio della pandemia, dei contratti di specializzazione nelle scuole di specialità in medicina e il livello sperequato delle borse di studio per “specializzandi” e MMG, nonché la riduzione dei posti nei Corsi di Laurea per le professioni infermieristiche hanno contribuito a creare il bubbone della mancanza di personale per garantire il ricambio di chi è già andato negli anni scorsi e chi andrà in quiescenza nei prossimi anni in sanità.
Era tutto imprevedibile? Possibile che tutti i legislatori e i Governi che si sono succeduti non si sono fatti un po' di conti e si sono posti obiettivi di sostenibilità del sistema? Qualcuno lo aveva fatto presente e segnalato …
Sinceramente, mettendo tutto in fila e confrontandolo con l’analisi di contesto che ho richiamato all’inizio di questo articolo, non si può stare tranquilli per le prospettive a medio lungo termine del SSN/SSR. Questo mentre OMS ha ripetutamente avvertito di come sia vantaggioso oggi e diventerà domani indispensabile, per affrontare le future sfide, avere sistemi sanitari nazionali pubblici.
È come se nessun politico o stakeholder pubblico avesse il coraggio di riconoscere la deriva attuale.
Mettere in discussione l’art. 32 della Carta Costituzionale per ora comporta ancora un prezzo in termini di consenso. Affrontare il problema vuol dire fare scelte a medio lungo termine che i politici attuali abborrono.
Perché mettere la faccia su problemi complessi di difficile soluzione che possono a breve essere deleteri per la propria immagine? Perché affrontare processi di riforma che comportano scelte difficili, che possono scontentare categorie e loro lobby di interesse e perdere consensi?
La logica della politica attuale è tutta a breve, brevissimo termine …
Le riforme sono sempre a medio-lungo termine …
C’è da avere nostalgia dei politici della prima repubblica, che a confronto con quelli attuali sembrano essere stati dei “giganti della politica” …. Ovviamente anche loro erano figli di un contesto, ma la politica aveva ancora la valenza di un “servizio verso il popolo” ….
Alcune considerazioni finali: