Quotidiano on line
di informazione sanitaria
30 GIUGNO 2024
Studi e Analisi
segui quotidianosanita.it

Forum 180. Giuseppina Gabriele: “Non tornare indietro”

di Giuseppina Gabriele

Sappiamo quanta paura generi ciò che non si conosce e di conseguenza, nella indifferenziazione e nelle comunicazioni confuse nutrite dalla spinta a tornare indietro, l’insidia del pericolo e della minaccia può rappresentare l’impedimento del pensiero su cui il nostro lavoro si fonda. L’ideologia costituisce una barriera al pensiero, che consente un uso della storia solo come possibilità di una sua ripetizione o di un uso strumentale

20 OTT -

I recenti contributi in tema di Psichiatria, mi implicano in una sintesi tra la storia che ho vissuto e l’attualità di Direttrice di una UOC CSM della periferia romana, nella speranza di restituire un contributo alla complessità del discorso, qualità necessaria a sostanziare le buone prassi nella psichiatria territoriale.

Vorrei proporre un ordine cronologico in cui mi muoverò tra passato e presente, come viene sollecitato dalle diverse comunicazioni circa la posizione di Basaglia nel suo contesto storico e attribuita a chi, nel presente, accoglie l’eredità di quel pensiero che non ha bisogno di fantasiose interpretazioni se ricorriamo alle parole da lui stesso pronunciate e che tutti possono reperire online.

In un’intervista in cui gli si proponeva come premessa la ricorrenza dei 10 anni dell’antipsichiatria, Basaglia rispondeva: “Prima di tutto vorrei dire che l’antipsichiatria che, lei dice compie 10 anni, è un bambino che non esiste! Un bambino nella testa delle persone, che ha avuto molto successo da un punto di vista ideologico, più che da un punto di vista pratico. Noi non siamo mai stati antipsichiatri, siamo stati operatori che hanno agito sul campo reale delle istituzioni pubbliche per dare al cittadino che soffre una risposta alternativa alla violenza e alla repressione del manicomio. Creare una scienza nuova in riferimento ai bisogni dell’uomo, una scienza che non da risposte preformate, ma risposte individuali” (“Psichiatria e potere”, Piero Dal Moro, 1978).

Questo è utile a chiarire e rassicurare che non si è mai trattato di posizioni contrarie alla ricerca in psichiatria o ancora peggio, come evoca tristemente la parola, di un autoattacco alla disciplina oggetto della nostra attenzione. Al contrario, si trattava della ricerca di un modo nuovo di accogliere le diverse forme della sofferenza umana, necessario a superare le modalità stereotipate che non prevedevano alcuna possibilità di pensiero sulla condizione umana, come la repressione, il confinamento e la violenza fino a quel momento usate.

Il nesso, tra questa impostazione di pensiero e la politica, è dovuto alla Legge 180, necessaria in quel periodo storico a bloccare la quota più eclatante di quelle risposte preformate violente che avvenivano nei manicomi, in quanto ha sancito le norme di diritto necessarie alla loro chiusura senza entrare nel merito delle teorie e delle prassi cliniche.

Probabilmente, l’ulteriore confusione tra politica e psichiatria è stata rinforzata dall’errore di aggiungere il nome di Basaglia a quella legge che, nella realtà, lui non ha firmato (cfr. Legge 13 maggio 1978, n. 180 "Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori" pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 16 maggio 1978, n. 133. Leone - Andreotti - Bonifacio – Anselmi).

Sgomberato il campo dall’ideologia che, come le norme di diritto, non deve fare irruzione nelle prassi cliniche e nell’organizzazione delle stesse, nel rispetto delle diverse competenze; possiamo confrontarci tra il dovere di fornire la risposta clinica più evoluta secondo le conoscenze attuali a nostra disposizione e le risorse di cui dispone l’istituzione pubblica per realizzare le migliori prassi.

Questa delle risorse è una criticità drammatica, che non possiamo smettere di segnalare [la dotazione complessiva del personale all’interno delle unità operative psichiatriche pubbliche, per 728.338 utenti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici, risulta attualmente pari a 28.807 unità. Di queste il 18,4% è rappresentato da medici (psichiatri e con altra specializzazione), il 6,7% da psicologi, il personale infermieristico risulta la figura professionale maggiormente rappresentata (44,8%), seguita dagli OTA/OSS con l’11,2%, dagli educatori professionali e tecnici della riabilitazione psichiatrica pari al 7,5% e dagli assistenti sociali con il 4,0%)], ma che non deve e non può bloccarci nella stagnazione del lamento.

Nel CSM che dirigo, la ricerca di realizzare le migliori prassi nel tentativo di ottimizzare le risorse, trova il continuo impegno di tutti. Il Ministero della Salute ci indica le aeree di bisogni primari e un’organizzazione per percorsi di trattamento, che stiamo realizzando condividendo come primo obiettivo quello di prevenire cronicizzazione e istituzionalizzazione attraverso modelli di trattamento integrato, secondo le indicazioni della letteratura scientifica.

Il PANSM ci indica come prioritario il trattamento degli esordi, per cui abbiamo disposto una specifica linea di attività che ci consente un’accoglienza immediata per la popolazione in età giovane adulta con diagnosi maggiori, con la composizione di un’équipe multidisciplinare costruita a seconda delle esigenze individuali.

Per affrontare le molteplici richieste dei pazienti, gli psichiatri con formazione in diversi orientamenti di psicoterapia mettono a disposizione le loro competenze per fornire colloqui di psicoterapia anche a frequenza settimanale. La specificità del percorso viene garantita attraverso riunioni quindicinali di discussione clinica che coinvolgono tutte le figure professionali del CSM.

Inoltre, come suggerito dalle più recenti linee guida, abbiamo istituito un servizio dedicato alla fascia di età giovane adulta, in cui se necessario è prevista la frequenza quotidiana e le cui attività sono centrate sulla ripresa del percorso di studi e di formazione lavorativa, superamento del ritiro sociale e acquisizione di conoscenze atte al superamento del blocco dovuto alla crisi psicotica.

Ciò si è reso ancor più necessario dato il contesto di vita caratterizzato dai peggiori indicatori sociali di Roma e ai primi posti tra i più sfavorevoli d’Italia che, come sappiamo non può fornire le possibilità evolutive che la letteratura ci indica come necessarie al superamento del blocco dovuto al primo episodio psicotico. Il progresso nella ricerca di buone prassi e le indicazioni cliniche a nostra disposizione ci insegnano la necessità di fare chiarezza diagnostica a cui corrisponde la giusta risposta di trattamento.

Questo può avvenire in un campo di pensiero competente e libero da ideologie, confondere gli ambiti di competenza sarebbe grave tanto quanto definire per legge le tecniche di un intervento chirurgico. Auspicherei un confronto tra professionisti per favorire la condivisione e l’approfondimento di prassi di maggiore efficacia, che tengano conto di un miglioramento nella valutazione degli esiti, argomento che necessita di serio e rigoroso approfondimento.

Tornare al dibattito sulla 180 è un movimento che si oppone a ogni forma di evoluzione e di pensiero sul futuro e riporta alla confusione di quel tempo in cui si tendeva a confinare, senza possibilità di curare, tante forme diverse di umane questioni in un unico grande contenitore. Come leggiamo ancora di chi confonde psicosi e abuso di sostanze o comportamenti antisociali, per poi definire tutto “pericoloso”.

Sappiamo quanta paura generi ciò che non si conosce e di conseguenza, nella indifferenziazione e nelle comunicazioni confuse nutrite dalla spinta a tornare indietro, l’insidia del pericolo e della minaccia può rappresentare l’impedimento del pensiero su cui il nostro lavoro si fonda. L’ideologia costituisce una barriera al pensiero, che consente un uso della storia solo come possibilità di una sua ripetizione o di un uso strumentale.

Tuttavia, sappiamo che esiste la preziosa possibilità di apprendere dalla storia, come le più recenti osservazioni circa l’impatto sulla salute mentale degli ultimi eventi traumatici come la pandemia e la guerra ci obbligano a fare. E’ richiesto ancora più fortemente di avere in mente l’obiettivo di benessere biopsicosociale come definito dall’OMS attraverso interventi di inclusione sociale, sostegno della comunità, interventi multidisciplinari che prevedano arte e cultura come contesto di realizzazione di cura.

Questo non può prescindere dal dialogo coi diretti interessati e dal coinvolgimento attivo di utenti, famigliari e di tutta la comunità che ha esigenza di conoscere e informarsi per avere meno paura. Senza questo ampliamento del discorso rischiamo di tornare alla classica risposta meramente farmacologica o di ospedalizzazione, i cui dati ci dicono non aver portato alcun progresso nei risultati di trattamento delle patologie psichiatriche.

Sono fiduciosa che nessuno voglia tornare indietro e che il desiderio di dialogare in favore di un miglioramento delle nostre conoscenze e delle corrispettive prassi sia autenticamente presente in tutta la comunità dei professionisti della salute mentale a prescindere dalle differenze di approccio metodologico.


Giuseppina Gabriele
Direttrice UOC Salute Mentale D6 Asl Roma 2

Leggi gli altri interventi: Fassari, Cavicchi, Angelozzi, Filippi, Ducci, Fioritti, Pizza, d'Elia, Cozza, Peloso, Favaretto, Starace, Carozza,Thanopulos



20 ottobre 2022
© Riproduzione riservata


Altri articoli in Studi e Analisi

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWS LETTER
Ogni giorno sulla tua mail tutte le notizie di Quotidiano Sanità.

gli speciali
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001

Sede legale:
Via Giacomo Peroni, 400
00131 - Roma

Sede operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari

Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto

Tel. (+39) 06.89.27.28.41

info@qsedizioni.it

redazione@qsedizioni.it

Coordinamento Pubblicità
commerciale@qsedizioni.it
    Joint Venture
  • SICS srl
  • Edizioni
    Health Communication
    srl
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013

Riproduzione riservata.
Policy privacy