In chiusura della sua relazione al recente congresso Anaao, Carlo Palermo, segretario uscente, ha testualmente affermato “servono idee per un radicale cambiamento di paradigma”. Nella situazione difficile in cui ci troviamo, in particolare gli ospedali, come dargli torto. Questa frase è probabilmente quella che, fin dall’inizio della pandemia, ho sentito pronunciare di più, ma aimè è anche quella, in tutta la sanità, sindacato incluso, la più vuota.
Costruire un paradigma
La costruzione di un nuovo paradigma prima di ogni cosa è un atto anche radicale di riforma della realtà che, in nessun modo, è possibile senza partire almeno da tre cose:
L’obiettivo finale di un eventuale ripensamento paradigmatico è definire una nuova strategia per far raggiungere nel nostro caso all’Anaao i suoi obiettivi statutari.
Il sindacato deve fare il suo mestiere, come lo fa è una relazione tra di esso e la realtà in cui opera. Oggi questa relazione è diventata un grande problema che merita un cambio di paradigma.
I paradigmi sono come le automobili
In tutta sincerità l’Anaao pur parlando di paradigmi da cambiare non mi pare abbia voglia né di cambiare la macchina e meno che mai di portarla dal meccanico. Per cui il cambio di paradigma teorizzato da Palermo alla fine, come vuole la classica tradizione rivendicativa del sindacato, a me sembra un cambiamento asimmetrico cioè chiesto agli altri, cioè alle proprie controparti, ma ad Anaao invariante. Oggi non credo possa reggere una tale asimmetria tra invarianza e cambiamento.
Il cambio di generazione
Pierino Di Silverio è stato “eletto” segretario nazionale dell’Anaao.
Lo conosco da anni e mi ha sempre fatto una ottima impressione. Ho sempre pensato che fosse uno bravo che studiava per diventare segretario dell’Anaao. Oggi ci è riuscito.
Mi chiedo se basta un segretario giovane intelligente brillante per cambiare un paradigma di un sindacato? Certamente no.
Di Silverio è stato “eletto” il che vuol dire che egli è la “forza risultante” di tutte le forze presenti nell’Anaao (la fisica direbbe “la somma vettoriale”). Anche di quelle di cui parla Dattolo nel suo articolo (Qs 6 luglio 2022).
Quindi Di Silverio è stato eletto da un vecchio paradigma e da quel che ho capito leggendo i deliberati congressuali con lo scopo di riconfermare sostanzialmente la strategia rivendicativa seguita sino ad ora. Non ho visto discontinuità nella linea Anaao.
Il piano Marshall
Il congresso ha proposto un piano Marshall articolato in 7 punti ma non vi è dubbio alcuno che il piano proposto è a paradigma sindacale invariante. Non ho lo spazio per dimostrare questa tesi ma vi assicuro che dimostrarla non è un problema.
Se è così Di Silverio rischia di essere suo malgrado il segretario giovane chiamato a dirigere comunque un sindacato vecchio.
Spero sinceramente di sbagliarmi. Il problema della macchina che non va, nonostante il segretario giovane, resterebbe irrisolto.
Sia chiaro è l’Anaao, non io, che parla di un cambiamento paradigmatico.
Quale strategia?
Il cambiamento di paradigma però serve davvero. Perché?
La mia risposta è terra terra: perché oggi i modi con i quali l’Anaao tutela gli interessi dei suoi iscritti sono visibilmente inadeguati.
Oggi gli interessi che l’Anaao dovrebbe tutelare non sono più semplici e lineari come una volta ma sono diventati per tante ragioni:
Per me un sindacato che ha modi inadeguati per difendere gli interessi che rappresenta, oggi non è un problema da poco.
Valori e controvalori
Il forum delle società scientifiche è l’unico soggetto che oggi si è posto il problema di cambiare l’ospedale quindi di riformare il Dm 70. La sua idea strategica è l’ospedale adeguato (QS 12 maggio 2022). Come mai l’Anaao che sarebbe la prima ad avvantaggiarsi da una riforma del dm 70 non ha ancora stretto con il forum un patto di alleanza e suggellato una intesa politica?
Anche in questo caso la mia risposta è laconica: all’Anaao, come dimostra il piano Marshall, non interessa riformare l’ospedale (a parte aggiustare qualcosa qua e là) ma interessa guadagnare di più, assumere più operatori e cogestire l’azienda. Cioè all’Anaao nel sistema dato interessa avere di più di quello che lo Stato oggi gli dà.
Scheletri nell’armadio
Nel ‘99 per guadagnare di più l’Anaao ottenne dalla Bindi, il ministro più neoliberista della sanità, l’intra moenia accettando di privatizzare una parte dell’attività dell’ospedale pubblico senza curarsi di violare i più elementari principi di giustizia di solidarietà e di equità.
Il Pnrr come ho detto tante volte è il più gigantesco atto di auto-assoluzione delle controriforme fatte negli anni ‘90.
L’intra moenia come ci ha spiegato Troise (QS 24 marzo 2016) diversamente dal diritto alla salute che, grazie alla Bindi, nel frattempo è diventato un diritto subordinato alle risorse disponibili, è come se fosse un diritto acquisito dal medico ospedaliero inalienabile. Anzi dice Troise è l’unico modo che permette al medico ospedaliero di realizzare la sua professionalità (sic).
Deciderà l’Anaao se riaprire la discussione sull’intra moenia ma io credo che fino a quando essa integrerà privativamente le retribuzioni dei medici ospedalieri, le retribuzioni resteranno basse e la loro redistribuzione tra i medici ospedalieri resterà sperequata e l’Anaao oltre a quella politica che ho definito “della mollichella” (QS 13 novembre 2017) non potrà andare.
Secondo me se davvero l’Anaao volesse fare una significativa operazione salariale (quella che in altre occasioni ho chiamato di “ricapitalizzazione del lavoro” (QS 3 novembre 2014) a beneficio dei suoi iscritti dovrebbe cambiare il paradigma salariale pubblico- privato, definire una idea nuova di valore del lavoro e entrare in quella logica da me definita del professional agreement e dello shareholder.
Oggi più che mai non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Il tempo della Bindi era il tempo del consociativismo oggi quel tempo, e l’Anaao lo sa bene, è finito da un pezzo.
L’ospedale minimo
Ma a parte la questione dell’intramoenia ci è stato proposto un PNRR nel quale l’ospedale resta subalterno alla vecchia logica della deospedalizzazione, alla logica del servizio più importante e meno importante, alla contrapposizione tra territorio e ospedale.
Con una pandemia ancora tra i piedi resta tutta la vecchia concezione degli anni ‘90 e che ho riassunto nel concetto di “ospedale minimo”. Il DM 70.
Se questa idea di ospedale minimo non sarà superata gli ospedalieri avranno sempre il minimo e nulla di più, anzi il rischio è di togliere all’ospedale per dare al territorio. E il suo sogno occupazionale resterà un sogno.
Se resta l’idea di ospedale minimo allora è inevitabile che resti quella della minima retribuzione e quindi la “politica della mollichella”.
Ma l’Anaao l’unica critica che fa al PNRR non riguarda le sue scelte strategiche ma l’insufficienza degli organici. Il che vuol dire che se ci fossero più operatori il PNRR andrebbe bene.
Funzione di complessità
La mia impressione leggendo i deliberati congressuali è che il rivendicazionismo dell’Anaao anche con un giovane segretario se non ripensato resti definito nonostante tutto:
Oggi, per tante ragioni questo non è più possibile:
L’interesse funzione di complessità
In matematica, una funzione è una relazione tra due insiemi di dati, chiamati “dominio” e “codominio” della funzione. Definire una funzione significa definire le relazioni tra i tanti elementi che compongo i diversi insiemi. Quindi inter-relare.
Oggi l’interesse dei medici di fatto loro malgrado è diventato una funzione complessa cioè una funzione a molti argomenti.
Questo significa accettare quattro cose del tutto estranee alla cultura Anaao e cioè che gli interessi:
Questo ribalta il paradigma storico dell’Anaao che fino ad ora, cioè fino alla Bindi, ha misurato il salario prevalentemente attraverso i propri rapporti di forza cioè attraverso il consociativismo degli interessi con la controparte pubblica.
Oggi l’Anaao deve misurarsi con una nuova realtà.
Conclusioni
L’Anaao abbiamo detto in apertura cerca nuove idee ma chiedo, questa volta al nuovo segretario, per farne che?
In questi anni di idee ne sono venute fuori parecchie. Pensate alla quarta riforma. Alla questione medica. Alla scienza impareggiabile. All’ospedale adeguato. Alla nuova idea di salute come ricchezza. Ma dall’Anaao nei confronti di queste idee (tutte discutibili per carità) non è mai venuto un apprezzamento, un gesto di semplice complicità. Quindi nessuna condivisione.
E’ vero che chi si sente un maitre a penser non si fila il pensiero degli altri al massimo scopiazza qualche idea ad effetto, al punto che ho pensato che forse è a causa di questa evidente indifferenza che da anni non ricevo più come prima da parte dell’Anaao gli auguri di natale.
Ma se l’Anaao gli auguri di natale non me li fa più io a Pierino Di Silverio gli auguri glieli faccio eccome e con tutto il cuore.
Forza Pierino tocca a te. Consigli non te ne do. La partita è difficile. Lo so. Ma te la devi giocare tutta. Altrimenti hai studiato da segretario per niente.
Soprattutto ricordati due cose:
Ivan Cavicchi