Venerdì scorso il giornale ha aperto la sua pagina con un importante titolo: “Ambiente e salute. Sì all’approccio “One Health” e “Planetary Health”. Il Governo riesamina e riapprova il decreto che istituisce il Sistema Nazionale Prevenzione Salute dai rischi ambientali e climatici.”
Perché importante? Per due ragioni politiche fondamentali:
Le due strategie
Oggi, il vero governo della spesa sanitaria, soprattutto dopo la pandemia non può che venire innanzi tutto dalla produzione di salute quale ricchezza. Poi ovviamente dal resto. Ma non si può continuare a credere che la sostenibilità sia solo un problema interno al sistema sanitario o peggio solo un problema aziendale.
Se in futuro non produrremo salute primaria allora le malattie, a causa dei ben noti, determinanti, ambientali sociali economici, sono destinate ad accrescere la spesa pubblica e privata e quindi i problemi di sostenibilità.
Coraggio e ingegno
Ma per dare le gambe a questa idea politica serve coraggio politico e spirito di riforma che mi pare sia Speranza che Cingolani mostrino purtroppo di non avere.
Si tratta di organizzare di fatto due distinte strategie:
Per attuare questa “idea larga” di salute, extra-sanitaria, e farne una strategia secondo me servirebbe una svolta.
La proposta del governo
Il governo quindi tanto Speranza che Cingolani ha approvato un decreto che riguarda l’implementazione del PNRR e tra le varie cose istituisce il “sistema nazionale prevenzione salute dai rischi ambientali e climatici”.
Purtroppo da quel che leggo si tratta di una proposta che in realtà non cambia molto lo stato delle cose infatti:
“Associare” la prevenzione all’ambiente vale, a tavola invariante e a cena invariante, mettere semplicemente a tavola un coperto in più, l’ambiente per l’appunto.
Ormai non serve più né studiare e né discutere
Speranza e Cingolani, ma ci meraviglierebbe il contrario, senza un preliminare pensiero di riforma, senza aprire nessuna discussione, senza un preliminare lavoro di studio, semplicemente incaricando qualche funzionario dei loro ministeri, di redigere dei documenti, anche difronte alle modifiche costituzionali sull’ambiente (articoli 6 e 41) sembrano entrambi voler confermare:
SNPS e SNPA nella proposta Speranza/Cingolani non si fondono definendo una nuova episteme sulla salute ma restano due cose distinte anche se genericamente interattive e coordinate. Come nella riforma ter della Bindi.
Queste idee vaghe e generiche di “interazione” e di “coordinamento”, l’esperienza di questi anni, ci dice che, proprio perché vaghe, non hanno funzionato cioè non hanno minimamente cambiato lo stato delle cose. Del resto la pandemia dichiarando il fallimento dei dipartimenti di prevenzione ha anche sottolineato l’impotenza di una vecchia idea meccanicistica di prevenzione.
Un cambiamento politico apparente
Speranza e Cingolani, da quello che si legge nel decreto che istituisce il SNPS tuttavia sembrano coscienti delle esperienze fallimentari del passato perché, pur senza cambiare l’impianto della nostra prevenzione, provano quanto meno a rimuovere qualche contraddizione di troppo per esempio:
Ma tutto ciò, per quanto encomiabile, parte da una scelta politica, che io non darei, come sembrano fare questi due ministri, per scontata, che è quella:
Il che vorrebbe dire che tanto la pandemia che il fallimento dei dipartimenti di prevenzione, non ci avrebbe insegnato niente.
Ma qual è l’operazione vera?
Con il SNPS, da quello che si legge nel decreto, di fatto:
Io credo che questo sia sbagliato e fallace, e quindi destinato a fallire e che alla luce delle modifiche Costituzionali, Speranza e Cingolani, cioè la politica, avrebbero dovuto offrirci una interpretazione e sulla base di tale interpretazione istruire una discussione pubblica su cosa fare e sul come fare.
Ma ciò non è avvenuto. Ciò che è avvenuto da quello che si capisce leggendo il documento che istituisce il SNPS è che questi ministri hanno semplicemente delegato i loro funzionari a trovare un accordo tra di loro.
Il risultato di questa colpevole superficialità della politica non poteva che essere l’ennesima bufala partorita dalla montagna vale a dire una finta riforma che è sostanzialmente la riconferma di ciò che è fallito e non ha funzionato.
Il mio ragionamento
Non ho lo spazio per spiegare cosa io avrei fatto per sfruttare a vantaggio del paese, l’occasione degli aggiornamenti costituzionali.
Ma per spiegare a Speranza e a Cingolani il mio ragionamento politico di fondo, partirei dalle modifiche costituzionali evidenziando in particolare due aspetti:
Ribadisco, a questo proposito, ciò che ho scritto nel mio precedente articolo (Qs, 11 aprile 2022) “nel momento in cui la salute in costituzione si estende all’ambiente (…) è come se il legislatore ponesse, rispetto al valore sovrano della salute, un limite all’iniziativa economica privata”.
La questione vera è il rapporto tra economia e salute
A me pare che:
Non mi stancherò mai di ripeterlo: senza un pensiero che cambi la sanità la sanità come dimostra ampiamente il PNRR, il Dm 70 e ora il nuovo servizio di prevenzione, resterà invariante. Come si fa a parlare di un nuovo sistema nazionale di prevenzione se i suoi fondamentali restano invarianti?
Quello che io capisco leggendo il decreto è che:
No. No. No
No signori considerando la posta in gioco di cui ho parlato in apertura, io sulla partita ambiente e salute non ci sto a farmi prendere per i fondelli da una politica tanto sciatta quanto superficiale.
Ma che cavolo! Ci può stare che non si hanno idee sfolgoranti. Ma almeno imparate a studiare e imparate a confrontarvi con il pensiero degli altri. Cioè imparate a discutere. Ma basta delegare ai burocrati le scelte complesse che toccano alla politica.
Quello che ci serve, dopo una pandemia, dopo il fallimento di una certa idea di prevenzione, dopo le modifiche costituzionali sull’ambiente, è una svolta vera cioè una riforma radicale della prevenzione . La si smetta di aderire agli slogan del momento (“One Health” e “Planetary Health”) senza aver capito non solo di cosa si parla ma il loro senso.
Conclusioni
Non ho alcuna remora a dire che con la proposta minimalista di Speranza, appena riconfermato segretario di Articolo 1, la sinistra di governo perde una occasione storica: quella di affrontare in modo nuovo finalmente il nodo del rapporto tra diritti e economia.
Questo conflitto come ricorderete tutti è stato posto per la prima volta sulla scia delle lotte operaie e delle lotte delle donne, dalla grande riforma del 1978, che voleva mettere al centro del sistema sanitario, il valore della salute.
Da allora ad oggi la prevenzione è stata ridotta ad una pura petizione di principio. E l’obiettivo di fare della salute il centro strategico del sistema non è stato raggiunto. La pandemia ha fatto il resto.
Oggi per la prima volta, grazie agli aggiornamenti costituzionali, sui rapporti tra salute ambiente e economia abbiamo la possibilità di andare oltre questo impasse storico.
Se, come diceva Heisemberg, non si può definire un metodo a prescindere dall’oggetto, quale metodo servirebbe se l’oggetto fosse il conflitto diritti-salute-economia?
Questa è la domanda alla quale, per il bene del paese, dovrebbero rispondere tanto Speranza che Cingolani.
Ivan Cavicchi