Numeri e mazzette in sanità. L’importanza di essere chiari
di Cesare Fassari
06 APR - Stamattina l
o stesso Cantone lo ha dovuto ricordare: “Che la sanità sia un terreno facilmente attaccabile dalla sanità è indubbio. Ma dobbiamo avere cautela sui numeri sia sul fenomeno corruttivo che sugli sprechi”.
E allora proviamo a ragionare un momento su questi numeri e in particolare su quelli diffusi oggi da Transparency Italia e dai suoi partner, ovvero Censis, Ispe-Sanità e Centro Ricerche e Studi su Sicurezza e Criminalità.
Secondo l’indagine del Censis, alla quale hanno risposto 151 dirigenti di Asl e aziende ospedaliere, il 37% di questi ha detto di essere venuto a conoscenza di almeno un episodio di corruzione nella sua struttura negli ultimi 5 anni.
Anche assumendo che tale situazione sia esattamente replicabile in tutte le 225 aziende del Ssn, vorrebbe dire che complessivamente in cinque anni ci sarebbero stati circa 83 episodi corruttivi nelle aziende sanitarie pubbliche, vale a dire una media di circa 16 episodi all’anno (di cui ovviamente, date le caratteristiche percettive dell’indagine, non sappiamo né la tipologia né la gravità).
Onestamente è un dato che non mi fa accapponare la pelle anche se, mi rendo conto, un titolo come quello suggerito dagli estensori dell’indagine, e che anche noi abbiamo sostanzialmente ripreso per dovere di cronaca, e cioè “In una Asl su tre si sono verificati episodi di corruzione” suona molto più cattivo di uno tipo “In un anno 16 episodi di corruzione in sanità”.
Sedici presunti illeciti corruttivi - calcolando che esistono 225 Asl e Ao, migliaia di aziende appaltatrici e fornitrici e centinaia di migliaia di persone che lavorano direttamente o indirettamente nel settore - non spaventerebbero infatti nessuno.
Detto questo, è evidente, ci mancherebbe, che anche quegli ipotetici 16 casi all’anno, dovrebbero essere evitati. Ma da qui a dire che la sanità è corrotta ce ne passa.
E va dato atto che, anche se solo in conclusione del rapporto integrale,
che abbiamo comunque allegato al nostro articolo, gli stessi ricercatori dell’Ispe-sanità (autori del “
Libro Bianco sulla Corruption” nel 2014, dove, sommando con grande baldanza un insieme di stime, si arrivava a dire che la sanità italiana “bruciava” 23,6 miliardi l’anno tra corruzione, sprechi e inefficienze, vale a dire più del 20% dell'intera spesa sanitaria!), sottolineano oggi che “
sarebbe auspicabile migliorare la metodologia di calcolo del burden (carico) complessivo e mirare alla costruzione di un vero indicatore oggettivo sulla corruption visto che, come noto dalla teoria e dai contributi scientifici in materia, per misurare la corruzione si utilizzano perlopiù dati di percezione”.
Ecco, bravi, perché di sola percezione si può anche morire.
C.F.
06 aprile 2016
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