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Il dibattito: "Indicatori sanitari positivi, ma è allarmante la diseguaglianza territoriale"

di Gennaro Barbieri

16 APR - “La sfida principale del rapporto è trasferire le informazioni dai decisori ai cittadini”, ha esordito Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, nella conferenza stampa di presentazione del documento. Un primo dato di rilievo e interesse “evidenzia un paradosso tutto italiano: possiamo vantare indicatori sanitari elevatissimi, nonostante profili organizzativi non sempre all’avanguardia”. L’Italia si caratterizza per “un’aspettativa di vita altissima, soprattutto grazie alla notevole attività di prevenzione a all’importanza della diagnosi precoce”.

La nota dolente è invece legata “all’enorme diseguaglianza territoriale che genere mastodontiche sproporzioni nell’erogazione delle prestazioni. E, di recente, si è affermato un altro pericoloso trend, cioè la forte emigrazione di massa dei nostri medici”. Non mancano poi rischi in chiave futura, “poiché la percentuale di bambini sovrappeso è la più alta in Europa – ha aggiunto Ricciardi – Questo è dovuto allo scarsissimo consumo di frutta e verdura e al record negativo per quanto concerne la mole di attività fisica. Altra criticità in aumento è l’assistenza ai disabili, che in alcune regioni si è praticamente azzerata”.

A livello finanziario, “nel 2011 e nel 2012 abbiamo registrato una drastica riduzione della spesa sanitaria pubblica – ha osservato Alessandro Solipaca, segretario scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane – In molti casi questa mancanza è stata colmata con l’aumento dell’erogazione della spesa sanitaria privata. Da sottolineare poi, tra gli elementi positivi, la diminuzione della mortalità per tumori e malattie cardiovascolari, grazie soprattutto al forte grado di innovazione tecnologica”. A gravare sul nostro Ssn “c’è invece un’allocazione dei finanziamenti assolutamente diseguale, che penalizza maledettamente il Sud e si riverbera anche sugli stili di vita”.

Un problema scandagliato con particolare attenzione dal rapporto è quello legato all’abuso di alcol. “L’impatto sociale e in termini di costi è drammatico – ha evidenziato Emanuele Scafato, direttore Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità – Nel complesso i consumatori a rischio sono diminuiti, ma l’esposizione si è polarizzata radicalmente e riguarda in maniera allarmante i giovani e gli over 65 che si configurano come categorie più deboli che in passato”. Ma il problema non è soltanto sanitario, poiché interessa fortemente l’impianto culturale. “Le politiche di prevenzione sono spesso imbrigliate da logiche di mercato e da modelli invasivi, poiché il peso del fattore commerciale è sempre più dirimente”.
 
Gennaro Barbieri
 


16 aprile 2014
© Riproduzione riservata

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