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Gli interventi proposti dal gruppo di lavoro


08 GEN - Alla luce dei dati resi pubblici dal gruppo di lavoro del Ministero della Salute sulla situazione epidemiologica della regione Campania, gli esperti hanno però anche proposto alcuni interventi sia per migliorare conoscenza e sorveglianza della salute pubblica in rapporto alle condizioni ambientali, sia veri e propri interventi di azione e prevenzione, nonché di coinvolgimento della popolazione.
 
Ecco tutti gli interventi proposti dal gruppo di lavoro:
1. Ampliare e migliorare la conoscenza dei fenomeni (in modo da basare le scelte su conoscenze solide) attraverso:
- ulteriori indagini epidemiologiche su piccole aree con forti sospetti di danno da inquinanti;
- misurazioni sistematiche e attendibili di esposizioni ambientali connesse a rifiuti;
- l’integrazione dei dati provenienti da soggetti diversi;
- l’analisi degli interventi  effettuati dalla metà degli anni ’90 sulla base di accordi e finanziamenti del Ministero dell’Ambiente;
- la sorveglianza sistematica e in continuo dei determinanti di salute concorrenti allo sviluppo di malattie cronico degenerative.
2. Migliorare il quadro strategico attraverso:
- l’attivazione di una specifica linea progettuale “Cantiere su Ambiente e salute” nel prossimo Piano Nazionale di Prevenzione (PNP) che permetta il coinvolgimento di istituzioni e stakeholder;
- lo sviluppo di un programma di identificazione di risorse produttrici di salute e la definizione delle modalità per il loro coinvolgimento;
- lo sviluppo di proposte normative per inserire una  valutazione d’impatto sulla salute nella normativa ambientale.
3. Esercitare influenza sugli interlocutori mediante azioni di indirizzo, attraverso la partecipazione del Ministero della salute  ai tavoli costituiti presso il Ministero dell’Ambiente.
4. Garantire che la Regione abbia strumenti per la realizzazione di interventi efficaci, attraverso:
- il sostegno alle attività istituzionali sulle esposizioni e lo stato di salute attraverso iniziative comuni di formazione;
- il sostegno alle azioni del Piano regionale di Prevenzione;
- l’assistenza alla Regione nella prevenzione secondaria per ridurre il carico di malattie cronicodegenerative;
- il rafforzamento e il sostegno all’integrazione tra gli enti responsabili del controllo ambientale (ARPA)  e sanitario (ASL);
- il rafforzamento delle capacità locali di  documentazione e  ricerca su rischi occupazionali, percezione del rischio, outcome minori; 
- la valorizzazione dei registri oncologici, attraverso l’estensione a tutto il territorio;
- la promozione ed il sostegno alla comunicazione istituzionale sulle evidenze disponibili e sullo stato di salute.
5. Stabilire alleanze con la società civile e le istituzioni attraverso collaborazioni e partnership, prevedendo anche apposite carte di rapporti con le  forze sociali (sindacati, associazioni, amministrazioni locali) attive sul territorio.
6. Rendere concreta la responsabilità dei diversi attori del sistema, attraverso regole esplicite e consensuali sulla  pubblicazione di piani, relazioni, rendiconti, eccetera, e prevedendo il coinvolgimento della popolazione (come per l’audit civico).
 
Per dare un valore aggiunto alle proposte del gruppo di lavoro ed ai progetti e alle altre azioni che sin qui il CCM ha sostenuto e finanziato, nonché alle iniziative assunte in sede regionale e locale,  occorre allargare lo sguardo e comprendere i diversi filoni qui sopra descritti in una visione più comprensiva e generale, che potenzi, attraverso l’esercizio di una  regia unitaria, gli effetti dei singoli interventi. "Tuttavia, perché  questa strategia possa essere compiuta in modo coordinato è necessaria la creazione di una task force che operi un costante monitoraggio dell’andamento delle diverse linee operative, che continuano ad essere svolte sotto la responsabilità dei soggetti titolati,  segnali sovrapposizioni od omissioni,  e proponga di dare maggiore impulso, ove necessario, a quelle meno attive", scrivono gli esperti nella scheda conclusiva del rapporto.
La task force dovrà comprendere i rappresentanti delle diverse strutture e soggetti coinvolti negli interventi, tenendo aperto un canale  di comunicazione e dialogo anche con le strutture responsabili di interventi di tipo non sanitario, nell’ottica della “salute in tutte le politiche” e alla luce degli accertati influssi dei determinanti sociali, economici e ambientali sulla salute (e viceversa).
Nel suo operare,la task force dovrà anche confrontarsi periodicamente con i rappresentanti della società civile per garantire la partecipazione attiva di questa ai processi decisionali e alle scelte strategiche.
Un approccio di questo tipo potrà consentire, in tempi non troppo lunghi, di trasformare quello che oggi viene definito “il triangolo della morte” in un “triangolo della vita”, modello esemplare da replicare in tutte le altre situazioni, siano esse rappresentate da Siti di interesse nazionale o meno, nei quali l’impatto di molteplici fattori richiede un intervento complesso e con molteplici attori per la risoluzione di un problema di salute con importanti riflessi, ma anche rilevanti antefatti, di tipo sociale.

08 gennaio 2013
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