Diabete e obesità. Trapianto di cellule pancreatiche e chirurgia bariatrica le armi per contrastale
Grazie alle nuove opzioni chirurgiche si possono combattere efficacemente diabete di tipo 1, obesità grave e diabete di tipo 2. Esperti nazionali e internazionali si sono confrontati sui nuovi aspetti nella diagnosi e nel trattamento delle malattie metaboliche nel corso di workshop promosso da Fondazione Menarini a Taormina
10 OTT - Trapianto di cellule pancreatiche per la produzione di insulina nel diabete di tipo 1 e chirurgia bariatrica per ridurre l’obesità e il diabete di tipo 2. Sono queste le nuove armi per obesità e diabete, patologie metaboliche in continuo aumento nel mondo.
Le nuove frontiere della chirurgia sono stati tra i temi al centro del workshop internazionale “New trends in diabetes and obesity treatment” organizzato a Taormina dal Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università di Catania, dall’Azienda Ospedaliera “Villa Sofia-Cervello” di Palermo e promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini.
Una tre giorni di confronto serrato aperta da una lettura di
Camillo Ricordi, docente di Chirurgia e Medicina della Divisione trapianti cellulari all’Università di Miami e Direttore del Diabetes Research Institute; il primo al mondo a introdurre una nuova procedura chirurgica per eliminare il diabete di tipo 1.
“La procedura chirurgica mini-invasiva consente di trapiantare isole pancreatiche, cioè le cellule necessarie per la produzione di insulina – ha spiegato Ricordi – e queste isole pancreatiche vengono trapiantate sulla membrana che circonda gli organi addominali grazie ad un’impalcatura biotech che ne favorisce l’attecchimento”.
Grazie a queste procedure i primi pazienti trattati non hanno avuto più bisogno di somministrarsi insulina per mantenere sotto controllo i valori di glicemia. Risultati positivi che hanno spinto i ricercatori a realizzare uno studio più ampio di trapianto di isole di cellule pancreatiche, recentemente completato, ora all’esame per la “biological license application” negli Stati Uniti. “Attualmente le cellule insulari vengono infuse nel fegato – ha aggiunto Ricordi – ma molte di esse non sopravvivono in questo ambiente, a causa di una reazione infiammatoria che ne compromette il funzionamento. Con questa tecnica, che per l’impianto sfrutta la chirurgia videolaparoscopica, evitiamo i casi di rigetto e otteniamo risultati decisamente superiori”.
Nei laboratori di Miami, si stanno studiando anche nuove tecniche immunoterapiche per bloccare la distruzione autoimmune da parte dell’organismo del paziente della nuova produzione di cellule insuliniche. “Ogni futura tecnologia terapeutica – prosegue Ricordi – deve evitare effetti avversi come quelli associati all’immunosoppressione, che oggi limita le indicazioni del trapianto di isole pancreatiche negli adulti in numerosi casi severi di diabete di tipo 1.
Le tecniche di ingegneria tissutale saranno fondamentali per permettere la sperimentazione clinica di nuove tecnologie per evitare l’uso di farmaci anti-rigetto, che oggi limitano l’applicabilità del trapianto di isole ai casi più gravi di diabete”. L’obiettivo è ottenere una sopravvivenza più prolungata delle isole rispetto a quanto avviene per la sede intraepatica. A differenza del fegato, trapiantando le cellule pancreatiche sulla membrana che circonda gli organi addominali, in futuro sarà possibile applicare microcapsule e altri dispositivi per ridurre la necessità della terapia immunosoppressiva.
Ma la chirurgia può essere un’opportunità positiva per il trattamento dell’obesità grave e contrastare anche il diabete di tipo 2. La comunità scientifica internazionale ha da tempo indicato la chirurgia bariatrica come l’alternativa terapeutica ottimale per garantire vantaggi concreti e duraturi, quali la perdita di peso e la significativa riduzione delle complicanze correlate all’obesità grave, come l’ipertensione e il diabete di tipo 2.
“La riduzione del peso e in particolare dell’obesità addominale migliora e in diversi pazienti contribuisce a combattere il diabete dovuto alla grave obesità – ha confermato
Riccardo Vigneri, docente di Endocrinologia e Malattie del metabolo all’Università di Catania e presidente del workshop – il ruolo della chirurgia bariatrica nella cura dell’obesità e quindi del diabete tipo 2, sua principale conseguenza metabolica, è noto da anni e ben documentato in letteratura”
E proprio nel corso del workshop di Taormina sono stati presentati nuovi studi che confermano l’utilità della chirurgia contro il diabete. In particolare, uno studio condotto dall’Università di Goteborg in Svezia e realizzato su oltre duemila soggetti con obesità e diabete sottoposti a chirurgia bariatrica, sia con bendaggio gastrico sia con bypass gastrico, ha mostrato come l’intervento chirurgico riduca la mortalità, l’incidenza di tumore, di infarto e ictus in misura superiore rispetto alla terapia farmacologica.
Non soltanto, ha spiegato
Lena Carlsson, docente di Medicina clinica all’Università di Goteborg: “La chirurgia contribuisce a prevenire il diabete, determina remissione nei soggetti già diabetici e previene le complicanze associate a questa condizione. Infine, è da sottolineare che gli effetti della chirurgia bariatrica sono migliori nei pazienti con diagnosi recente di diabete rispetto a quelli con diabete da lungo tempo”.
10 ottobre 2016
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