Università rumena. Sindacati medici controcorrente: “Perché no? Applichiamo Schengen”
03 SET -
Gentile direttore,
le sottoscritte OO.SS. dell’Ospedale Umberto I° di Enna, non avendo titolo per rispondere alle osservazioni del
Ministro dell’Istruzione dell’Università e della ricerca, ritengono, tuttavia, che il tutto vada inquadrato all'’interno dell’"Accordo di Schengen" (
Decreto Interministeriale 850 11-5-2011 - Ministero degli Affari Esteri) e tengono a precisare quanto segue.
Il problema non è nell’ingresso di università straniere di spirito europeo, ma nell’università italiana che ha bisogno di una buona riforma, altrimenti non si spiega perché migliaia di giovani vadano a studiare medicina e scienze infermieristiche proprio in Romania, in Spagna e anche in Albania. Con un esborso economico ben superiore alla tassa fissata, che comprende anche i testi universitari.
Se i laureati della Romania vengono assunti in Francia, Inghilterra e principalmente in Germania vuol dire che quelle nazioni riconoscono un valore certo alla laurea rumena, sia come test di ingresso che come didattica ed esperienza formativa.
Per quanto riguarda l’uso delle risorse pubbliche si precisa che l’adesione dei medici e del personale dell’ospedale è stata e sarà a titolo gratuito e al di fuori del’’orario di servizio
L’università siciliana farebbe bene ad interrogarsi sui seguenti punti:
- la migrazione sanitaria (persone che vanno a curarsi fuori regione) è costante. forse perché il mondo accademico non esprime, se non raramente, eccellenze per cui c’è il bisogno di andare fuori regione, con un esborso da parte della regione siciliana di 250 milioni di € annui
- ci si chiede il motivo della stipula di convenzioni con istituti fuori regione tipo il Rizzoli di Bologna e il Bambino Gesù di Roma, sulle quali in una nota di
Lucia Borsellino si sollevano seri dubbi sulla convenienza degli accordi milionari sottoscritti.
Perché si teme il confronto con altre realtà, che non assorbono risorse, se si è sicuri del proprio operato e se ciò può essere di stimolo a fare di meglio. Tutto ciò è quello che noi auspichiamo e ci aspettiamo dall’Università.
Ritengono, inoltre:
- che l’unica iniziativa della Regione Siciliana, in controtendenza con quanto denunziato da vari studi e rapporti tipo lo SVIMEZ (aumento della emigrazione e carenza di investimenti), non può essere svilita da polemiche che si fondano sulla perdita di posizioni autoreferenziali che hanno paura di confrontarsi e accettare la sfida sia didattica che formativa, in quanto la collaborazione con l’Ospedale Umberto I° di Enna, non policlinico ma parte integrante del Sistema Sanitario Nazionale e Regionale, può dare alla formazione medica un contributo fondamentale, orientando i nuovi professionisti verso il “saper fare” e verso quei valori di qualità, efficacia, appropriatezza, corretto uso delle risorse e attenzione al sociale che possono rendere equo e sostenibile il servizio sanitario pubblico in un’epoca di risorse economiche limitate.
- Che questa dell’università Rumena è l’ultima occasione del territorio ennese per uscire dalla spirale delle dismissioni di strutture e dell’abbandono del territorio dal punto di vista sanitario. La contrazione delle risorse economiche, maggiore anche rispetto alle altre provincie siciliane, ha causato un mancato rinnovo di tecnologie e di risorse umane con una grande sofferenza nell’offerta sanitaria. La presenza della facoltà di medicina ad Enna non può che rivitalizzare, sia dal punto di vista scientifico che umano le prestazioni della struttura per rispondere ai bisogni sanitari del popolazione ennese e di tutto il Centro Sicilia, da sempre depauperato dalle città sede di atenei.
Non ultimo pensiamo alla rinascita, con conseguente ripresa economica dell’indotto, nella parte alta della città dove insistono i relitti di tante attività dismesse (Enel, Telecom, Banca d’Italia, ex Ospedale ect) che hanno caratterizzato gli ultimi tempi di crisi economica e sociale.
Aaroi
Anaao
Cisl-Medici
Cosmed
03 settembre 2015
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