Sicilia. Morte della piccole Nicole. Indagati e sospesi per 10 mesi tre medici della clinica Gibiino
Sono un neonatologo, una ginecologa e un anestesista. Sono accusati di omicidio colposo e falso ideologico nella cartella clinica. La decisione sull’applicazione della misura cautelare interdettiva è motivata con la “sussistenza del pericolo concreto e attuale di reiterazione dei delitti”. Alla base dell’accusa “condotte gravemente colpose causalmente incidenti” dopo la nascita di Nicole.
27 LUG - Sono stati sospesi per dieci mesi dalla professione medica
il neonatologo Antonio Di Pasquale, la ginecologa Maria Ausilia Palermo e l’anestesista Giovanni Alessandro Gibiino. Il Gip di Catania ha infatti accolto la richiesta dei Pm Angelo Brugaletta e Alessandra Tasciotti in merito alla morte di Nicole Di Pietro, deceduta durante il percorso in ambulanza. La piccola, poco dopo la nascita presso la clinica Gibiino, aveva immediatamente accusato difficoltà respiratorie. I medici si erano quindi rivolti all’Unità di trattamento intensivo neonatale (Utin) di Catania per trasferirla d’urgenza, ricevendo però risposta negativa dalle tre strutture. A quel punto era stato chiamato il 118 che aveva registrato una disponibilità presso l’ospedale ragusano ‘Maria Paternò Arezzo’, ma la bimba morì durante il trasporto.
Ai tre vengono ascritti i reati di omicidio colposo e falso ideologico nella cartella clinica. La decisione sull’applicazione della misura cautelare interdettiva è motivata con la “sussistenza del pericolo concreto e attuale di reiterazione dei delitti”. Alla base dell’accusa “condotte gravemente colpose causalmente incidenti”. In particolare la documentazione della clinica si è rivelata “da subito carente e complessivamente inattendibile con riferimento al decorso del travaglio, alle condizioni di salute della bambina dopo la nascita e alle manovre rianimatorie praticate”. Grazie alle intercettazioni telefoniche dalle indagini è poi emersa “l’incompletezza del kit di emergenza neonatale in dotazione alla sala parto, con particolare riferimento alla mancanza degli strumenti necessari per la cateterizzazione del neonato, procedura indispensabile per una corretta rianimazione e stabilizzazione del bambino”.
“Noi riteniamo che nel momento in cui la bambina ha lasciato la clinica non aveva nessuna speranza di sopravvivenza. L’accusa che viene mossa al ginecologo di fiducia è che si sarebbe dovuto procedere con un parto cesareo d’urgenza - ha spiegato il Procuratore facente funzioni Michelangelo Patanè - Si è accertato il reato di omicidio colposo e il reato di falso in atto pubblico poichè si è ritenuto che quanto attestato nella cartella clinica non risponde a verità, i dati contrastano con le risultanze della perizia medico-legale”.
Un fascicolo a parte è, invece, stato aperto in merito all’inadeguatezza delle strutture e lo scandalo della mancanza di posti letto ‘Utin’ (rianimazione neonatale).
27 luglio 2015
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