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“Tutti insieme per crescere e progredire”. In Sicilia un modello di integrazione sociale e prevenzione attraverso il Judo

L’esperienza ha visto protagonisti bambini a partire da 4 anni, giovani, anziani ultra settantenni, soggetti con disabilità cognitiva e con sindrome di Down. Il percorso intrapreso ha avuto degli effetti di profonda trasformazione nella personalità, nel fisico, nella mente, nella vita relazionale, nel benessere delle persone con disabilità cognitive e con sindrome di Down.

28 GIU -

Il 23 giugno scorso a Ragusa un momento di gioia collettiva con il passaggio di cintura che segna un importante step di una esperienza pluriennale che ha visto impegnati Federsanità Anci Sicilia e l’Assessorato allo sviluppo di comunità e pubblica istruzione del Comune di Ragusa con alcuni Istituti Comprensivi e la sezione Judo della palestra Basaki diretta dal Maestro di Judo cintura nera 4° dan, Salvatore Baglieri.

Ognuno degli ‘attori’ coinvolti aveva, inizialmente, esigenze diverse. Federsanità Anci si era posta la problematica dell’integrazione dei soggetti con sindrome di Down, il Comune degli stili di vita e dell’attività fisica anche per i soggetti della terza età e con le Scuole le diverse problematiche inerenti il bullismo, i comportamenti egocentrici, l’individualismo crescente anche nelle giovani generazioni.

L’esperienza ha visto protagonisti bambini a partire da 4 anni, giovani, anziani ultra settantenni, soggetti con disabilità cognitiva e con sindrome di Down.

Judo in giapponese è l’unione di due concetti, JU che equivale a ‘cedevolezza/adattamento’ e ‘DO’ che equivale a ‘via’, impegnarsi nell’applicazione dei principi di cedevolezza ed adattamento sia nella pratica dello sport ma, soprattutto, nella vita. Il suo fondatore Jigoro Kano nel 1882 lo ‘codifica’ come ‘educazione del corpo e dello Spirito’ non solo disciplina marziale ! In Giappone più che sport ed arte marziale il Judo è un fatto ‘culturale’


I risultati dell’esperienza svolta con i ragazzi delle Scuole con i soggetti con disabilità, con le persone di terza età sono straordinari.

Il percorso intrapreso ha avuto degli effetti di profonda trasformazione nella personalità, nel fisico, nella mente, nella vita relazionale, nel benessere delle persone con disabilità cognitive e con sindrome di Down. I primi a dare testimonianza dei cambiamenti avuti sono stati i genitori di bambini e dei giovani. Tante ragazze e ragazzi che prima del Judo erano introversi, incerti, egocentrici ed egoisti, chiusi in se stessi ed incapaci di socializzazione anche nel gruppo dei ‘pari’ o altri bambini iperattivi che hanno imparato ad avere attenzione ad interiorizzare le regole, altri che erano stati ‘bullizzati’ ed oggi sono altre persone, sono ‘cresciute’ psicologicamente e nelle relazioni.

I passaggi di ‘cintura’ in questo percorso non sono stati solo il riconoscimento della pratica sportiva ma, soprattutto, la constatazione di un salto di qualità umano e sociale! In classe e in palestra sono diventati punti di riferimento, aiutano gli altri, hanno acquisito certezze in se stessi, autostima, non hanno più ‘paure’, socializzano con facilità.

I soggetti con disabilità cognitiva o psichica che erano limitati o, in alcuni casi, incapaci di svolgere un ruolo sociale oppure le persone con la sindrome di Down che erano molto ‘passivi’, hanno avuto miglioramenti impensabili e non sono solo integrati con gli altri ma, ‘forti’ delle cinture conquistate sul tatami, sono i primi ad avvicinarsi e dare consigli alle cinture di grado ‘inferiore’.

Il maestro Claude Combe iniziò nel 1983 a Grenoble ad avviare corsi specifici di Judo per i ragazzi con sindrome di Down dimostrando, in maniera tangibile, lo sviluppo delle capacità cognitive attraverso il metodo della ‘concentrazione’ .

Combe ha il grande merito di avere fatto uscire dal loro ‘mondo’ queste persone e quell’esperienza specifica in Italia fu portata avanti dal maestro Cesare Barioli, rendendo il Judo una delle pratiche più indicate per ragazze e ragazzi con sindrome di Down.

La sperimentazione ha visto coinvolte anche molte persone della terza età, inizialmente molto riottosi e scettici ed oggi non perdono una sola lezione di Judo ed hanno visto, giorno dopo giorno, migliorare le loro ‘articolazioni’, i dati clinici, l’autonomia, il benessere complessivo, la costanza e la fraternità di stare con gli altri.

Ritengo che i risultati siano frutto di una vera ‘filosofia’ comportamentale che è l’essenza del Judo e che si basa sul rispetto, sulla cortesia, sull’altruismo, sulla dimensione comunitaria, sul concetto che la debolezza è forza e la sconfitta una grande opportunità. In questa esperienza che è stata anche itinerante con incontri presso il Centro antiviolenza per insegnare tecniche di ‘difesa personale’, si è sempre ‘respirata’ una ‘cultura’ nella quale non esistono ‘differenze’ di alcun genere.

Il Maestro Jigoro Kano sosteneva: "Il Judo non è soltanto uno sport. Io lo considero un principio di vita, un’arte e una scienza. Dovrebbe essere libero da qualsiasi influenza esteriore, politica, nazionalista, razziale, economica, od organizzata per altri interessi. Tutto ciò che lo riguarda non dovrebbe tendere che a un solo scopo : il bene dell’umanità.”

L’Unesco ha dichiarato il Judo come migliore attività fisica per bambini dai 4 ai 21 anni perché promuove una educazione, non solo fisica, completa.

L’obiettivo dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è ‘il raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più alto livello possibile di salute” che viene definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale”. Non semplice assenza di malattia !

Il principio del Judo è Jita Kyoei, ‘Tutti insieme per progredire’.

Questa esperienza, ha dimostrato che il Judo può svolgere, per tutte le età, una eccellente funzione di prevenzione perché ti fa stare bene, migliora la forma fisica e la salute generale, ti insegna a ‘cadere’ , migliora l’equilibrio, l’apparato cardio vascolare, le articolazioni, la resistenza, favorisce una corretta postura, ti porta a rispettare gli altri e gli avversari e a stare bene con gli altri aumentando il capitale sociale, aumenta l’autostima, la fiducia ed il coraggio, la modestia e la concentrazione, la lealtà e l’altruismo, l’igiene e la capacità di integrarsi e di ‘rialzarsi’, ti aiuta a controllare l’aggressività e a difenderti pur essendo debole.

Giovanni Iacono
Presidente Federsanità-Anci Sicilia



28 giugno 2023
© Riproduzione riservata

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