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Diabete. Andare in bicicletta riduce la mortalità, anche per cause cardiovascolari

di Lisa Rapaport

Il ciclismo, praticato anche occasionalmente, riduce la mortalità per tutte le cause e per quelli cardiovascolari in chi soffre di diabete. L’evidenza emerge da uno studio danese che ha esaminato i dati relativi a oltre 7 mila persone con diabete che hanno preso parte all’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition.

29 LUG - (Reuters) – Le persone con diabete che vanno in bicicletta, regolarmente o anche occasionalmente, hanno una mortalità per tutte le cause e per cause cardiovascolari più bassa rispetto a coloro che non praticano il ciclismo. A evidenziarlo è uno studio pubblicato su JAMA Internal Medicine da un team di ricercatori guidato da Mathias Ried-Larsen, dell’Università di Copenhagen, in Danimarca.

Il gruppo ha esaminato i dati provenienti da 7.459 adulti con diabete che hanno preso parte all’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition, di cui il 63% ha riferito di non andare in bicicletta. Nel corso di un follow-up medio di 14,9 anni, in totale sono deceduti 1.673 partecipanti.
Rispetto a chi non andava in bicicletta, le persone che hanno riferito di andare in bici meno di 60 minuti a settimana avevano una mortalità per tutte le cause significativamente più bassa. E anche praticare più ciclismo ogni settimana era associato a una ridotta mortalità per tutte le cause.

Allo stesso modo, rispetto a chi non andava in bicicletta, le persone che hanno riportato di andare in bici almeno 60 minuti alla settimana avevano una mortalità per malattie cardiovascolari significativamente più bassa. E anche fare più ciclismo, fino a più di 300 minuti a settimana, è collegato a una minore mortalità per cause cardiovascolari. “Il ciclismo può essere raccomandato come attività quotidiana che migliora la prognosi del diabete di tipo 2”, ha spiegato Ried-Larsen, secondo il quale lo studio mostra che “anche un piccolo aumento del tempo dedicato al ciclismo può fornire un vantaggio”.

In un’analisi separata, i ricercatori hanno poi esaminato i dati di un sottoinsieme di 5.423 partecipanti che erano stati rivalutati rispetto al tempo dedicato al ciclismo, due anni dopo. Questo gruppo ha avuto un follow-up medio di 10,7 anni e durante questo periodo ci sono stati 975 decessi per tutte le cause.
 
Dopo aver escluso i decessi nei primi due anni dalla seconda valutazione, è emerso che le persone che avevano smesso di andare in bici hanno avuto una mortalità per tutte le cause significativamente più bassa rispetto ai partecipanti che non hanno mai fatto ciclismo, così come le persone che hanno iniziato o hanno continuato a pedalare. E anche rispetto a coloro che non avevano mai praticato ciclismo, anche coloro che hanno iniziato o continuato avevano un rischio significativamente inferiore di mortalità per malattie cardiovascolari.

“I ciclisti possono avere una forma fisica diversa rispetto alle persone che non praticano questo sport”, ha commentato Rita Redberg, dell’Università della California di San Francisco (USA). “Il ciclismo richiede una combinazione di abilità, equilibrio e impegno che possono essere utili per la salute” ha spiegato l’esperta, che ha scritto una nota che accompagna lo studio e secondo la quale i risultati dello studio sottolineano, comunque, che è “importante che i medici incoraggino le persone con diabete a svolgere qualsiasi attività fisica”.

Fonte: JAMA Internal Medicine

Lisa Rapaport

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

29 luglio 2021
© Riproduzione riservata

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