Covid. “Abbassare l’età di utilizzo di Vaxzevria e Janssen e superare la scadenza semestrale del green pass”. Le raccomandazioni SItI
Ma anche semplificazione del consenso informato. Tre le forti raccomandazioni contenute in un documento redatto dalla Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica per garantire una campagna vaccinale sempre più sicura, tempestiva ed appropriata. IL POSITION PAPER
13 MAG - Abbassare l’età di utilizzo di Vaxzevria e Janssen (vaccino Johnson&Johnson), semplificare le procedure di acquisizione del consenso informato e superare il concetto di validità/scadenza semestrale del green pass.
Queste in sintesi le tre “forti raccomandazioni” contenute in un Position Paper della
Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) guidata dal Presidente
Antonio Ferro.
Raccomandazioni - elaborate dagli esperti “interni”
Vincenzo Baldo, Paolo Bonanni, Danilo Cereda, Sandro Cinquetti, Enrico Di Rosa, Giovanni Gabutti, Emanuele Torri e dagli esperti “esterni”
Massimo Andreoni ed Alberto Mantovani - per garantire che la campagna di vaccinazione anti-Covid19 sia sempre più sicura, tempestiva ed appropriata
Ecco le tre principali forti raccomandazioni:
1. Abbassare l’età di utilizzo di Vaxzevria e Janssen (vaccino Johnson&Johnson). Si ritiene che la somministrazione possa essere effettuata a partire dai 50 anni con la possibilità di estendere a 40 anni per il sesso maschile se ciò permette di anticipare la vaccinazione nei prossimi 30 giorni.
2. Semplificare le procedure di acquisizione del consenso informato. Si ritiene opportuno l’utilizzo di un approccio pragmatico all’informazione del vaccinando, in linea con quanto previsto dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale attualmente in vigore, gestendo l’acquisizione del consenso di accesso alla vaccinazione con un solo operatore.
3. Superare il concetto di validità/scadenza semestrale del green pass. Considerata l’ormai accertata evidenza di persistenza di anticorpi neutralizzanti contro Sars-CoV-2 fino almeno a otto mesi dopo la diagnosi di Covid-19, nonché l’attuale assenza di evidenze scientifiche che attestino la durata della protezione anticorpale (ragionevolmente di durata superiore ai 6-8 mesi), si ritiene opportuno non prevedere, già da ora, la scadenza semestrale della certificazione, in considerazione del fatto che il termine di validità di 6 mesi del certificato a fronte di un beneficio di sanità pubblica ancora non definito e probabilmente minimo, comporterebbe un impatto non trascurabile in termini organizzativi e di compliance della popolazione sulla campagna vaccinale.
13 maggio 2021
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