Covid. Oncologi, cardiologi ed ematologi: “Pronti a vaccinare i pazienti nei nostri studi”
La Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi plaude alle parole del Presidente Draghi. Il Presidente Cognetti: “Siamo a disposizione per somministrare i vaccini immediatamente nelle nostre strutture, senza difficoltà o ritardi. Vanno poste ora le basi per un ritorno alla normalità: riavvio immediato degli screening, delle visite e degli interventi chirurgici. Fondamentale l’aderenza alle terapie”.
09 MAR - “Plaudiamo alle parole del Presidente del Consiglio,
Mario Draghi, che ha evidenziato la necessità di privilegiare le persone più fragili nel piano di vaccinazioni anti Covid. Focd, la Federazione degli Oncologi, Cardiologi e Ematologi, ha più volte chiesto di immunizzare i 400mila pazienti oncologici ed ematologici in trattamento attivo e cardiologici gravi in contemporanea con gli over 80. Sono cittadini estremamente vulnerabili che corrono gravi rischi fino alle morte, se contagiati dal Covid. Non possono più aspettare”.
È forte l’apprezzamento di
Francesco Cognetti, Presidente Foce, per il discorso del Presidente Draghi sul potenziamento della strategia vaccinale.
“Siamo a disposizione per somministrare i vaccini immediatamente nelle nostre strutture, senza difficoltà o ritardi – afferma Cognetti -. Conosciamo tutti i nostri pazienti e possiamo metterli in sicurezza in breve tempo, senza alcuna difficoltà organizzativa. È una battaglia di civiltà ed è necessario, come ha sottolineato il Presidente Draghi, assumere decisioni ponderate ma anche molto rapide. Purtroppo, oggi, la situazione in Italia è a macchia di leopardo. Il Lazio ha iniziato dal 1° marzo le vaccinazioni dei pazienti oncologici ed ematologici, il Veneto da pochi giorni. Le altre Regioni devono attivarsi quanto prima, emanando le delibere. Poi i centri di cura potranno inviare alle Regione la lista di pazienti in trattamento attivo da vaccinare”.
“L’incremento dei ricoveri sia nei reparti di degenza che nelle terapie intensive di queste settimane comporta un carico di lavoro estremamente gravoso per medici e infermieri e crea non pochi problemi per la gestione di malattie gravi, come quelle oncologiche, ematologiche e cardiologiche – continua Cognetti -. Siamo preoccupati per l’aumento dei casi di Covid, che rischiano di saturare i letti di degenza ordinaria e delle terapie intensive a discapito dei nostri pazienti, con progressive cancellazioni di interventi salvavita. La fragilità del sistema complessivo è testimoniata dal tasso di mortalità fra i contagiati dal Covid, che viene riferito come particolarmente elevato nel nostro Paese da tutte le agenzie internazionali più accreditate. Inoltre il recente rapporto prodotto dall’Istat e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha evidenziato che tra marzo e dicembre 2020 si sono osservati in Italia circa 108.000 decessi in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019. Almeno 70mila decessi sono dovuti direttamente al Covid e circa il 50% di questi ha riguardato proprio nostri pazienti, morti perché contagiati. I restanti 30mila sono sempre nostri pazienti, soprattutto in questa fase cardiologici, deceduti non per il Covid ma anche per le difficoltà di assistenza negli ospedali negli ultimi mesi. L’unico modo per abbattere questa mortalità è vaccinare le persone più a rischio, quindi gli ultraottantenni e i pazienti fragili”.
“Il decorso dell’attuale emergenza sanitaria segue i tempi di tutte le pandemie – conclude Cognetti -. Si assiste una prima fase durante la quale lo sforzo massimo si concentra nel tentativo di contenere la diffusione del contagio. Se, però, questo tentativo fallisce, come si è verificato per il Covid, subentra la fase della crisi profonda dell’intero sistema sanitario e delle gravi difficoltà delle attività ospedaliere. È necessario porre già ora le basi per un ritorno alla normalità, con il riavvio urgente degli screening su tutto il territorio, delle visite e degli interventi chirurgici rinviati. L’aderenza alle terapie è fondamentale e i malati devono continuare ad andare in ospedale per curarsi. Altrimenti rischiamo di vanificare gli importanti progressi ottenuti negli ultimi venti anni, grazie anche a trattamenti sempre più efficaci”.
09 marzo 2021
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