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Infarto. Per prevenirlo o minimizzare i danni serve un bagno di sole


Il segreto sarebbe tutto nel ruolo della proteina Period 2, che incide sul metabolismo cardiaco prevenendo la morte cellulare e che è attivata proprio da una luce intensa, come quella solare. Lo studio che lo svela e che apre la strada a nuove prospettive terapeutiche pubblicato su Nature Medicine.

27 APR - La medicina ha sviluppato diversi modi per curare un attacco di cuore: farmacologicamente con aspirina o farmaci antitrombotici, meccanicamente con massaggi cardiaci o angioplastica, e altri ancora. Ma una nuova ricerca dell’Università del Colorado potrebbe oggi aver trovato un metodo inaspettato per trattare i problemi cardiaci che agisce sull’equilibrio di tutto l’organismo. Si tratta della luce. Lo studio che ne parla è stato pubblicato su Nature Medicine.
 
Ma qual è la connessione tra i raggi del sole e gli infarti? Semplice, spiegano i ricercatori: “Il segreto è tutto nel ritmo circadiano, regolato da alcune proteine presenti nel cervello, che è strettamente legato al susseguirsi di giorno e notte”, ha spiegato Tobias Eckle, docente alla University of Colorado School of Medicine e primo autore dello studio. “Il nostro lavoro suggerisce come l’esposizione ad una luce intensa, come è quella del sole di giorno, può ridurre il rischio di avere un infarto o i danni che averne avuto uno provoca”. Una delle proteine che regola l’orologio interno del nostro corpo, infatti, gioca un ruolo cruciale nel prevenire i danni al muscolo cardiaco che seguono ad un attacco di cuore. Si tratta della molecola Period 2, implicata nella regolazione del metabolismo.
Durante gli infarti al cuore arriva poco ossigeno e per questo l’organo è costretto a cambiare “carburante”: per produrre energia invece di bruciare grassi, procedimento per il quale necessiterebbe dell’elemento non disponibile, passa all’uso del glucosio. Se questo cambiamento non avviene alcune cellule cardiache muoiono e dunque l’organo si danneggia.

Ed è proprio qui che entra in gioco il ritmo circadiano. Lo studio statunitense dimostra come la proteina Period 2 è vitale per questo cambiamento di carburante, rendendo il metabolismo del cuore più efficiente. Ma negli animali la proteina è attivata proprio dalla forte luce solare: “Per i pazienti questo significa che essere esposti alla luce del giorno durante il recupero da un infarto in ospedale potrebbe ridurre i danni causati dall’evento stesso”, ha semplificato Eckle. Chiaramente, per dimostrare che Period 2 possa essere usata per trattare l’ischemia del miocardio serviranno ulteriori studi. Il prossimo passo, spiegano i ricercatori, è quello di capire in che modo la luce sia capace di cambiare il metabolismo del cuore e dunque verificare la sua utilità nella cura di patologie cardiache o altre malattie.
 
Laura Berardi

27 aprile 2012
© Riproduzione riservata

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