Flavonoidi. More e mirtilli utili anche contro il Parkinson
A dirlo uno studio lungo 20 anni, che ha preso in considerazione un campione di 130 mila uomini e donne: gli alimenti ricchi di flavonoidi, o meglio della sottocategoria delle antocianine, riducono del 25% il rischio di sviluppare il morbo di Parkinson. Ma solo per gli uomini. Lo studio su Neurology.
07 APR - Che i flavonoidi fossero potenti antiossidanti era già noto ai ricercatori: questi composti chimici che si trovano nella frutta e nel vino rosso, infatti, aiutano le funzioni epatiche e il sistema immunitario, e contribuiscono a prevenire le patologie cardiovascolari e anche alcuni tipi di tumore. Ma che potessero ridurre significativamente il rischio di insorgenza del morbo di Parkinson nessuno se lo aspettava. E invece proprio questo è stato scoperto da un team dell’Università di Harvard, dell’Università di East Anglia e del Massachusetts General Hospital, in un
lavoro pubblicato su
Neurology.
“Si tratta del primo studio sugli esseri umani che ha indagato le associazioni tra diversi flavonoidi e la malattia”, ha commentato
Aedin Cassidy, ricercatore della Norwich Medical School alla UEA. “In particolare una particolare sottoclasse di questi composti, ovvero le molecole chiamate antocianine, hanno dimostrato di avere effetti neuroprotettivi”. Le antocianine, nello specifico, sono presenti in tutti i tipi di bacche, come ribes nero, more e mirtilli, nelle fragole e nelle melanzane.
Per dirlo gli scienziati hanno scelto un campione di 130 mila uomini e donne e li hanno seguiti per un periodo lungo 20 anni. In questo intervallo di tempo, più di 800 persone hanno sviluppato il morbo di Parkinson. Ma ad un analisi attenta delle abitudini alimentari, i ricercatori hanno scoperto che le persone che assumevano più flavonoidi erano presentavano un rischio minore del 40% di sviluppare la patologia neurologica rispetto agli altri. Questo risultato però, era visibile solo nel caso dei pazienti di sesso maschile.
“È interessante notare come il consumo di frutti rossi, noti per essere ricchi di antocianine, sia associato ad un rischio minore di sviluppare il morbo”, ha detto
Xiang Gao della Harvard School of Public Health. “I partecipanti allo studio che consumavano una o più porzioni a settimana di questi alimenti vedevano la probabilità diminuire di circa il 25%, rispetto a chi non ne mangiava affatto. E dato che questi frutti hanno anche altri effetti positivi sull’organismo, come quello di combattere l’ipertensione, ne consigliamo l’assunzione regolare”.
I risultati, secondo i ricercatori, dovranno tuttavia essere confermati in altri studi epidemiologici e trial clinici. “Lo studio solleva molte questioni interessanti su come la dieta possa influenzare la salute, dunque bisognerà portare avanti nuove ricerche che ci possano aiutare per la prevenzione di patologie come il quelle neurodegenerative”, ha commentato
Kieran Breen, direttore di ricerca di Parkinson's UK, associazione di beneficienza britannica. “Ci sono infatti ancora molte domande cui dare risposta, e molti altri studi dovranno essere fatti prima di sapere veramente quanto sia importante la dieta nella cura del Parkinson”.
Laura Berardi
07 aprile 2012
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