Coronavirus. Conte “Difficile fare previsioni, siamo di fronte ad un virus nuovo e con un tasso di virulenza che ancora stiamo sperimentando”
Così oggi in un’intervista a Repubblica il presidente del Consiglio che sottolinea: “Le Regioni debbono continuare a collaborare, come stanno facendo, per perseguire una linea unitaria di azione, condivisa ed efficace. Eventuali iniziative autonome e frammentate renderebbero vani tutti gli sforzi che stiamo mettendo in campo”.
09 MAR - Al premier
Giuseppe Conte la situazione che sta vivendo l’Italia in queste settimane fa pensare a Winston Churchill e a quella che il leader britannico che guidò il suo Paese contro Hitler definì nei suoi scritti come “l’ora più buia”: “In questi giorni ho ripensato a vecchie letture su Churchill, è la nostra ora più buia, ma ce la faremo”, dice oggi Conte a
Repubblica in una lunga intervista all’indomani della pubblicazione in Gazzetta del suo Dpcm che ha messo l’Italia in “quarantena”.
La prima domanda è proprio su quando usciremo dal “buio” ma la risposta di Conte è cauta: “Voglio essere onesto e chiaro, come sempre: adesso è assai difficile fare previsioni, perché siamo di fronte ad un virus nuovo e con un tasso di virulenza che ancora stiamo sperimentando. Il governo coordina con la massima intensità e concentrazione la macchina organizzativa. Due sono gli obiettivi da raggiungere: contenere la diffusione del virus e potenziare le strutture sanitarie perché possano reggere a questa sfida. Siamo un Paese forte”.
E poi le tensioni con le Regioni e quella anticipazione sui media dei provvedimenti che nella notte tra sabato e domenica lo hanno fatto mandare su tutte le furie con
una insolita conferenza stampa alle 2 del mattino di domenica: “Chi ha fatto circolare all'esterno la bozza del provvedimento ha compiuto un atto irresponsabile, perché l'indebita diffusione del testo non definitivo ha causato confusione e incertezza presso i cittadini”, dice Conte.
Che riflette poi sui rapporti con le Regioni e sulle rispettive competenze in sanità: “La tutela della salute è rimessa per la gran parte alle Regioni. Il governo ha competenza soprattutto in tema di principi fondamentali e di livelli essenziali delle prestazioni. Il governo, anche attraverso il braccio operativo della Protezione civile, svolge una fondamentale opera di sostegno, ma le Regioni debbono continuare a collaborare, come stanno facendo, per perseguire una linea unitaria di azione, condivisa ed efficace. Eventuali iniziative autonome e frammentate renderebbero vani tutti gli sforzi che stiamo mettendo in campo”.
E infine, dopo aver rasserenato sul fatto di essere risultato negativo al test del coronavirus un messaggio agli italiani: “Faccio un appello a tutti gli italiani: dobbiamo fidarci degli scienziati, manteniamo la distanza di un metro, evitiamo baci, abbracci, strette di mano, rispettiamo le altre regole. Per parte nostra, con il decreto-legge approvato venerdì sera abbiamo predisposto un piano straordinario per rinforzare il personale medico e infermieristico, mentre con altre iniziative ci siamo garantiti alcune linee produttive, qui in Italia, per disporre di attrezzature specialistiche per terapia intensiva e sub-intensiva”.
09 marzo 2020
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