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Coronavirus. È stato fatto tutto il necessario per evitare la diffusione del virus? Conte: “Nostre misure sempre in linea con le indicazioni  tecnico-scientifiche”


Una Task Force attiva h24, il blocco dei voli diretTi con la Cina, impegnati oltre 800 operatori sanitari negli aeroporti per operazioni di controllo, disposto un isolamento fiduciario per gli studenti di ritorno da aree a rischio. Queste le principali azioni messe in campo dal Governo per limitare la diffusione del virus fino all'altro ieri. Eppure, qualcosa è andato storto e nel giro di poche ore siamo passati improvvisamente da 3 casi importati a 79 casi di contagio di cui 73 interni. Come mai? 

23 FEB - Dopo la giornata di ieri in Lombardia e Veneto si registra il primo focolaio di coronavirus in Italia. In tutto, al momento si registrano oltre 50 casi casi e 2 decessi. Nel mentre, su social e media si alza il livello dello scontro sulla gestione della crisi da parte di Governo e Regioni.
 
Proviamo a fare il punto della situazione.
 
Il 31 dicembre 2019 la Cina segnalava all’Oms un cluster di casi di polmonite ad eziologia ignota, poi identificata come un nuovo coronavirus (2019- nCoV), nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei.
 
Successivamente, il 30 gennaio l'Oms dichiarava emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale l'epidemia di Coronavirus in Cina. Lo stesso giorno il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con il Ministro della salute Roberto Speranza e il Direttore scientifico dell'Istituto Spallanzani Giovanni Ippolito, nel corso di una conferenza stampa, hanno confermato i primi due casi di contagio riscontrati in Italia: si trattava di due turisti cinesi, immediatamente ricoverati in regime di isolamento presso lo Spallanzani.
 
Quali le misure messe in campo dal Governo?
Da subito è stata istituita presso il Ministero della Salute una Task force attiva h24 per coordinare, in raccordo continuo con le istituzioni internazionali competenti, tutte le azioni di controllo da assumere al fine di limitare la diffusione del virus e verificarne la rispondenza alle raccomandazioni dell’Oms. 
 
Sono stati implementati i controlli aeroportuali per i cittadini provenienti dalla zona sede del focolaio epidemico e attuate misure di controllo - misurazione della temperatura corporea, identificazione ed isolamento dei malati, procedure per il rintraccio e la quarantena dei contatti stretti - per il rapido contenimento di eventuali casi.
 
Con un ordinanza del 30 gennaio, sono stati sospesi tutti i voli da e per la Cina - oltre a quelli provenienti da Wuhan, già sospesi dalle autorità cinesi. Ad oggi, sono impiegati oltre 800 operatori sanitari in diversi aeroporti per il controllo dei passeggeri provenienti da voli internazionali. 
 
Il 1° febbraio il ministero della Salute dirama una circolare con tutte le indicazioni utili per gli studenti e i docenti di ogni grado di istruzione in partenza o in ritorno dalla Cina. Per gli studenti e i docenti tornati dalla Cina nelle ultime due settimane si richiede il monitoraggio costante dell'insorgenza di sintomi collegati al coronavirus per facilitare la tempestiva segnalazione della loro eventuale presenza al numero 1500 o alle autorità sanitarie di riferimento locale. Non si fa però cenna alla possibilità di un loro isolamento precauzionale.
 
Da qui la polemica con i presidenti di Lombardia, Veneto, Friuli Venenzia Giulia e Pa di Trento a guida leghista che chiedevano l'isolamento per gli studenti rientrati dalla Cina, a cui fa seguito una seconda circolare datata 8 febbraio. Con quest'ultima, si invitavano bambini e ragazzi che sono rientrati dalla Cina ad una “permanenza volontaria fiduciaria” a casa (con assenza giustificata) sino al completamento del periodo di 14 giorni dal ritorno in Italia. Veniva inoltre predisposta anche una sorveglianza attiva. Il periodo di isolamento fiduciario veniva quindi limitato ai soli studenti.
 
Ed arriviamo al 'caso' Toscana esploso in quest'ultima settimana. Qui si prevedeva il rientro di circa 2.500 persone recatesi in Cina per festeggiare il capodanno. In previsione di ciò, si è attivata una collaborazione fra Consolato, Regione Toscana e Asl che ha permesso di attivare un ambulatorio dedicato per effettuare counseling e test alle persone di ritorno dalla Cina. Una misura ritenuta blanda ed inefficace sia da esperti come Walter Ricciardi e Roberto Burioni, che da esponenti politici dell'opposizione pronti a puntare il dito contro il presidente della Regione Enrico Rossi. La Regione si è così rivolta al Ministero della Salute per chiedere se le misure intraprese fossero sufficienti o se ci fosse effettivamente la necessità di attivarne altre.
 
La risposta è arrivata lo scorso 20 febbraio. La sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa, rispondendo in Commissione Affari Sociali alla Camera ad un'interrogazione sul caso presentata da FI, spiegava inequivocabilmente come, al momento, le misure già intraprese fossero ritenute "sufficienti" dalla Task Force nazionale e del Comitato Tecnico Scientifico.
 
Si arriva così alla giornata del 21 febbraio, con l'esplosione di casi tra Lombardia e Veneto e le nuove ordinanze del Ministero della Salute che prevedono una quarantena obbligatoria per chi ha avuto contatto stretto con persona positiva e permanenza domiciliare fiduciaria per chi è stato in aree a rischio negli ultimi 14 giorni.
 
Quanto messo in campo dal Governo è stato sufficiente? Sicuramente non si può dire che l'Esecutivo sia rimasto con le mani in mano. A misure evidence based, come quelle sull'utilizzo di termoscanner e controlli attenti agli scali aeroportuali, sono seguite decisioni che hanno alzato il livello di attenzione anche oltre quanto richiesto da Oms ed Ecdc, come, ad esempio, il blocco dei voli diretti dalla Cina.
 
Alla luce di quanto accaduto nel Nord Italia, secondo alcuni osservatori, la Task Force nazionale potrebbe aver sottovalutato il rischio di un isolamento limitato ai soli studenti. Alcuni esperti da tempo hanno infatti richiamato l'attenzione sul potenziale pericolo rappresentato da soggetti asintomatici che, in quanto tali, avrebbero potuto agevolmente agirare la barriera di controlli predisposta negli aeroporti. Che il possibile 'paziente zero' in Lombardia sia un soggetto asintomatico è tuttora oggetto di indagine. Su questo non si hanno certezze. La possibilità di una trasmissione del virus da persone asintomatiche è stata già valutata come "incerta" sia dall'Oms che dall'Ecdc.
 


 
Un pericolo più concreto è invece rappresentato dalla possibilità che soggetti asintomatici, in fase di incubazione, possano 'bucare' facilmente le barriere di controlli predisposte. In assenza di un periodo di isolamento precauzionale, suggerito dall'Oms fin dallo scorso 3 febbraio, la mancata segnalazione dei sintomi da parte del soggetto interessato alle autorità sanitarie può portare, come abbiamo visto, ad una facile quanto pericolosa circolazione del virus. Anche il semplice recarsi al Pronto Soccorso in prima persona può rappresentare un pericolo.
 
L'isolamento circoscritto ai soli studenti, sempre per alcuni osservatori, potrebbe quindi essere stata una mossa forse troppo limitata. Buona parte degli studenti, in gran parte minorenni, se tornati dalla Cina dopo aver trascorso lì le vacanze, saranno stati in compagnia di genitori e parenti. E dunque o non esiste rischio per nessuno o, se presente, questo dovrà necessariamente valere per tutti. Non si capirebbe pertanto la logica in base alla quale si siano dovuti tenere in isolamento - volontario - con sorveglianza attiva a casa i solo minorenni, lasciando circolare liberamente per le città i genitori.
 
E veniamo infine al decreto legge varato ieri notte. Con queste misure la musica cambia decisamente verso un regime molto vicino a quello di una vera e propria "quarantena" per le aree focolaio, con la possibilità di estendere i provvedimenti limitativi di circolazione e aggregazione anche ad altre località.
 
Ieri notte in conferenza stampa il premier Giuseppe Conte ha detto che le misure contro il coronavirus sono state prese sempre nel "segno dell'adeguatezza e della proporzionalità" e che "il dibattito politico certamente ci solleciterà a rispondere al perché queste misure (quelle del decreto di stanotte ndr.) non siano state adottate prima". "Rispondo sottolineando che le nostre valutazioni le assumiamo su una base tecnico-scientifica, non lavoriamo da soli - ha detto Conte - perché non riteniamo di essere depositari in questo campo di nessuna verità. C'è un comitato tecnico-scientifico che ci offre le basi tecnico-scientifiche di valutazione e su quelle basi noi ci assumiamo le conseguenti responsabilità per una decisione politica, presa contemperando gli interessi della collettività e di tutti ma avendo sempre come obiettivo la tutela della salute dei cittadini".

Giovanni Rodriquez

23 febbraio 2020
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