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Farmaceutica e digitale. Scaccabarozzi (Farmindustria): “Rivoluzione già avviata. In futuro 100 nuovi ruoli di cui ancora non conosciamo bene le competenze”


Chief Digital Officer, Cyber security expert, Digital Marketing expert sono solo alcuni degli attuali nuovi ruoli che stanno già imprimendo un'accelerazione alla digitalizzazione dell'industria farmaceutica. Un processo che ha prodotto una maggiore velocità ed un accorciamento dei tempi, permettendo all'Italia di diventare il primo Paese produttore in Europa. È quanto emerge dalllo studio Bain sulla digitalizzazione e i nuovi mestieri nel settore farmaceutico. Ma questo è solo l'inizio. Il presidente di Farmindustria Scaccabarozzi: "Servono nuove competenze e c'è una riqualificazione degli addetti". LO STUDIO

05 DIC - La trasformazione digitale è già arrivata anche nell'industria farmaceutica e sta consentendo importanti innovazioni. Tre i livelli principali sui quali sta già agendo: ricerca e sviluppo; produzione; e la parte finale dello sviluppo di un farmaco che è il coinvolgimento del paziente e del medico. Ma non solo, il digitale ha portato all'emergere di nuove figure professionali anche nel settore farmaceutico. Chief Digital Officer, Cyber security expert, Digital Marketing expert sono solo alcuni degli attuali nuovi ruoli che stanno già imprimendo un'accelerazione alla digitalizzazione dell'industria farmaceutica.
 
A fare il quadro dell'attuale situazione è lo studio Bain sulla digitalizzazione e i nuovi mestieri nel settore farmaceutico. "In ricerca e sviluppo, la digitalizzazione è in grado di aumentare quella produttività con la riduzione dei tempi, si riescono a fare ormai simulazioni digitali e c'è anche una migliore profilazione delle popolazioni da sottoporre agli studi clinici. Quindi, in questo caso, la digitalizzazione si traduce in più velocità, produttività e accorciamento dei tempi", ha spiegato il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi commentando i dati dello studio.
 
"A livello produttivo, poi, oltre alla possibilità di raccogliere e analizzare i dati raccolti in fabbrica in tempo reale, la digitalizzazione nelle macchine della produzione ha portato a innovazioni impensabili fino a poco tempo fa. Grazie alla qualità delle persone e del loro lavoro, la digitalizzazione dei processi produttivi ci ha portato a diventare il primo Paese produttore in Europa, e ci ha resi competitivi anche sui costi", ha proseguito Scaccabarozzi.
 
"Quanto al coinvolgimento di pazienti e medici, viene rivoluzionata l'esperienza di questi due soggetti attraverso il ricorso alla telemedicina, alle terapie digitali o al monitoraggio da remoto. Faccio un esempio, sappiamo che esiste un problema di aderenza legato in particolare ai malati cronici. Il digitale ci può aiutare in maniera molto concreta in questo senso. Abbiamo allo studio 'blister intelligenti' con all'interno un piccolo circuito che manda un impulso ad un'applicazione ad hoc ogni volta che questo viene schiacciato per prendere una compressa. In questo modo sia medico che paziente possono avere un controllo in tempo reale dell'aderenza alla terapia". 
 
"Tutto questo fa sì che abbiamo bisogno non solo di nuove tecnologie ma soprattutto di nuove competenze. Abbiamo cercato con questa indagine di capire qual era la tendenza e quali le competenze. In molte aziende ci sono già oggi nuovi ruoli quali il Chief Digital Officer, ossia chi si occupa di studiare e ricercare, attraverso modelli di partnership, tutte quelle innovazioni digitali che possono essere utili al settore. Ci sono poi tutti quei dispositivi wearable già diffusi da alcuni anni che monitorizzano la nostra vita di tutti giorni a livello di energie consumate, battiti cardiaci, attività sportiva, monitoraggio dei passi, qualità del sonno e così via. Questi dispositivi raccolgono una miriade di dati che, quando saranno messi a sistema, potranno dare imput straordinari per indirizzare ancora di più la ricerca", ha spiegato ancora Scaccabarozzi.
 
Questa 'rivoluzione' non comporterà perdite a livelli occupazionali, ma sarà necessaria una riqualificazione. "Spesso qualche detrattore sostiene che la digitalizzazione comporterà perdita di posti di lavoro. Questo non è assolutamente vero. Noi abbiamo già digitalizzato la nostra industria, siamo diventati primi produttori in Europa e abbiamo aumentato il numero di addetti - ha sottolineato il presidente di Farmindustria -. Servono però nuove competenze e c'è quindi una riqualificazione degli addetti. Abbiamo calcolato che nei prossimi anni potrebbero esserci circa un centinaio di nuovi ruoli di cui ancora non conosciamo fino in fondo le competenze perché le stiamo ancora disegnando. Il problema che si pone oggi è quello di trovare le persone giuste e fare in modo che queste persone, se non hanno le competenze che gli vengono fornite a livello di formazione scolastica, possano trovare da noi corsi ad hoc capaci di fornirgliela. Essendo poi pochi gli addetti credo che ci sarà una 'lotta' per acquisire i talenti più importanti. Questa sarà una delle problematiche del prossimo futuro nel nostro settore per quanto riguarda il digitale". 
 
"Essendo la digitalizzazione in continua evoluzione, noi dobbiamo tenere sempre aperti questi modelli formativi perché ovviamente il digitale è un po' come il nostro settore, è soggetto ad un continua e profonda trasformazione, e la parola d'ordine non può che essere velocità. La velocità diventa anche un parametro di competizione, perché oggi i tempi sono lunghi, le risorse ingenti e più si accorciano i tempi, più si riesce ad essere produttivi", ha concluso Scaccabarozzi.
 
Giovanni Rodriquez

05 dicembre 2019
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