Poco meno di un anno fa il Rapporto EAT- Planet ha conquistato l’attenzione dei media proponendo uno stile alimentare in grado di salvaguardare salute, sostenibilità e ambiente. Oggi, studi di importanti osservatori e istituti di ricerca stabiliscono che quella dieta non è economicamente sostenibile per buona parte dei Paesi in via di sviluppo
11 NOV - (Thomson Reuters Foundation) – Secondo uno studio pubblicato alcuni giorni fa, almeno una persona su cinque non può permettersi la ‘dieta ideale’concepita per sfamare 10 miliardi di persone senza danneggiare il pianeta.
Il rapporto EAT-Lancet ha conquistato le prime pagine dei giornali quando è stato presentato a gennaio perché ha proposto i primi obiettivi scientifici sia per una dieta sana, sia per un sistema alimentare sostenibile.
Nel rapporto si raccomanda alle persone di raddoppiare l’assunzione di noci, frutta, verdura e legumi e di consumare la metà della carne e dello zucchero per prevenire milioni di decessi precoci, ridurre le emissioni di gas serra e preservare terra, acqua e biodiversità.
Lo studio The Global Burden of Disease condotto dall’Institute for Health Metrics and Evaluation, con sede negli USA, ha affermato che una cattiva alimentazione nel 2017 ha ucciso 11 milioni di persone, una su cinque, più del fumo, responsabile del decesso di circa 8 milioni di persone all’anno.
Secondo le Nazioni Unite, agricoltura, silvicoltura e altri usi della terra rappresentano il 23% del totale netto delle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo dal 2007 al 2016, e aumentano al 37% se si considerano le attività di pre- e post-produzione.
La ‘dieta ideale’ – che dovrebbe essere messa in atto entro il 2050 – manterrebbe in salute le persone e il pianeta. Tuttavia, costerebbe in media 2,84 dollari a testa al giorno, fanno sapere i ricercatori dell’International Food Policy Research Institute e della Friedman School of Nutrition Science and Policy presso la Tufts University.
Ciò ammonta a quasi il 90% del reddito pro-capite giornaliero di una famiglia, rendendola così fuori portata per quasi 1,6 miliardi di persone, soprattutto in Africa sub-sahariana e in Asia meridionale.
“Il numero reale deve essere più elevato, poiché le persone devono spendere almeno alcuni soldi per altre cose come casa e vestiti, nonché istruzione, sanità e trasporti”, ha dichiarato Will Masters, autore principale dello studio, su The Lancet Global Health.
“Per le persone più povere, le soluzioni alla malnutrizione necessiteranno di un cambiamento economico”, aggiunge Will Masters su The Lancet Global Health.
Fonte: Lancet Global Health 2019
Thin Lei Win
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)