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Sigarette elettroniche. Iss alza il livello di allerta e chiede a Regioni di monitorare situazione. “Scarse informazioni su rischi per salute”


La misura è scattata a seguito delle segnalazioni ricevute dall’Osservatorio Europeo delle droghe e delle tossicodipendenze di Lisbona relative al focolaio di malattia polmonare associata all’uso di prodotti per e-cig registrato negli Usa. In Italia sono circa 900 mila gli utilizzatori di e-cig con più di 15 anni di età. “Al momento ci sono ancora grandi lacune di conoscenza”. Chiesto alle Regioni e Ministero di monitorare il fenomeno.

21 OTT - Dopo i focolai di malattie polmonari registrati in Usa e le segnalazioni giunte dalla Ue il 10 ottobre 2019, il Sistema Nazionale di Allerta Precoce (SNAP) sulle Nuove Sostanze Psicoattive (NSP) coordinato dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha diramato “un’allerta di grado 2 (su una scala di 3) sulle sigarette elettroniche”. Inoltre l’Istituto ha provveduto a chiedere alle Regioni e Ministero della Salute di “vigilare sulla grave malattia polmonare tra le persone che utilizzano le sigarette elettroniche”, su cui tuttavia “al momento ci sono ancora grandi lacune di conoscenza”.
 
Al 1 ottobre scorso, infatti, 48 Stati americani e 1 territorio Usa hanno segnalato ai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) 1080 casi e 18 decessi. Tutti i pazienti hanno riferito di usare sigarette elettroniche, dispositivo che permette di inalare vapore, generalmente aromatizzato e contenente quantità variabili di nicotina, senza che avvenga combustione del tabacco come nella sigaretta tradizionale.
 
La maggior parte dei casi registrati negli Usa ha utilizzato prodotti per e-cig contenenti THC (tetraidrocannabinolo), molti hanno usato prodotti a base sia di THC che di nicotina e altri pazienti hanno consumato prodotti contenenti solamente nicotina. I CDC segnalano inoltre che molti casi sono collegati all’utilizzo di prodotti acquistati attraverso canali non ufficiali e da rivenditori non autorizzati. I CDC stanno collaborando con i Dipartimenti sanitari statali e con la Food and Drug Administration (FDA) per le indagini epidemiologiche del caso ma al momento nessuna singola sostanza o prodotto di sigaretta elettronica è stato associato alla malattia (pur se la causa sospetta sembra essere un’esposizione chimica).
 
“L’assenza – scrive l’Iss - di un nesso di causalità tra i casi di malattia polmonare e una singola sostanza, marchio o metodo di utilizzo lascia i Paesi europei, tra cui l’Italia, in una situazione di allerta. Proprio perché la sigaretta elettronica è un “sistema aperto” in cui si può inserire il prodotto che si preferisce, è fondamentale fare estrema attenzione alle modalità di utilizzo di questi dispositivi”.
 
In Italia – secondo i dati del “Rapporto nazionale sul fumo 2019”, presentati in occasione del World No Tobacco Day (31 marzo 2019) al XXI Convegno Nazionale Tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale organizzato dall’ISS – sono circa 900 mila gli utilizzatori di e-cig con più di 15 anni di età. Di questi l’80,1% si dichiara consumatore “duale”, cioè fuma sia le sigarette tradizionali che quelle elettroniche. Inoltre, il 72,3% degli utilizzatori di e-cig, usa liquidi di ricarica contenenti nicotina (in particolare: il 24,3% usa liquidi a base sia di nicotina sia di altre sostanze; il 48% liquidi con solo nicotina). Infine, il 5% dei fumatori (occasionali o abituali) di sigaretta elettronica, prima di utilizzare l’e-cig non risulta aver mai fumato sigarette tradizionali.
 
“Tutti questi dati – rileva l’Iss - fanno riflettere sul fatto che l’uso della sigaretta elettronica ai fini della disassuefazione e cessazione non inserito in un percorso sanitario guidato (per esempio attraverso i Centri Antifumo afferenti al Servizio Sanitario Nazionale, alla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e al privato sociale) rischia l’insuccesso e consegna il fumatore a diventare un consumatore duale. Bisogna anche considerare che la dipendenza da nicotina è una dipendenza estremamente forte e veloce e risulta molto pericolosa in età evolutiva poiché questa sostanza può interferire sulla plasticità neuronale”.
 
Riguardo le ricadute sulla salute, l’Iss rileva come “al momento ci sono ancora grandi lacune di conoscenza. Due gli aspetti principali:
- gli studi disponibili (ricerche indipendenti) sono, nella maggior parte, relativi a prodotti ormai usciti dal commercio poiché superati da quelli di nuova generazione (spesso prodotti da compagnie dell’industria del tabacco)
- mancano studi a lungo termine sulla popolazione di fumatori di e-cig. Questo aspetto si intreccia inoltre a un’altra problematica e cioè che per studi di questo tipo, per poter fare confronti efficaci, bisognerebbe utilizzare una sorta di popolazione “utopica” in cui sia possibile analizzare separatamente chi ha fumato solamente sigarette elettroniche e chi solamente sigarette tradizionali”.
 
“Un tipo di equivoco in cui si cade spesso – rimarca l’Istituto -  è che si tende a trascurare il rischio assoluto del prodotto e-cig (usato anche moltissimo dai giovani nell’iniziazione al fumo) in favore del rischio relativo dei danni delle sigarette elettroniche rispetto a quelle tradizionali. Inoltre spesso si sottovaluta la possibilità di una somma di effetti collaterali per i consumatori duali. I dati del “Rapporto nazionale sul fumo 2019” mostrano anche che riguardo la percezione del rischio per la salute, il 25,3% e il 55,8% dei fumatori reputa le e-cig rispettivamente meno dannose e ugualmente dannose delle sigarette tradizionali”.
 
Per concludere, riguardo l’uso delle sigarette elettroniche in generale, e relativamente al focolaio Usa, per l’Iss “è necessario un atteggiamento di massima prudenza. Troppe sono ancora le informazioni che non si conoscono sugli effetti sulla salute, specialmente a lungo termine, di questi prodotti ed è importante che operatori sanitari e cittadini siano informati su “ciò che non sappiamo”. Infine, un aspetto da non trascurare è la necessità che le istituzioni rafforzino il valore educativo della Legge 3/2003 (“Legge Sirchia”) sul divieto di fumo nei luoghi pubblici: un dato allarmante è, infatti, che le persone che utilizzano le sigarette elettroniche tendono a usarle anche nei luoghi dove vige il divieto di fumo per le sigarette tradizionali”.

21 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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