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E’ allarme polmone da ‘svapo’

di Maria Rita Montebelli

Giunge dagli Usa la segnalazione di una nuova patologia polmonare che colpisce i giovanissimi ‘svapatori’ è può causare insufficienza respiratoria grave, fino alla morte. Può essere inizialmente confusa con una polmonite. I giovanissimi pazienti (età media 19 anni) utilizzano le sigarette elettroniche e device simili anche per fumare derivati del tetraidrocannabinolo. Si presentano in ospedale per dispnea ingravescente (a volte è necessario ricorrere alla ventilazione meccanica), tosse, dolori addominali, nausea e volito. All’Rx torace mostrano addensamenti bilaterali. Non rispondono agli antibiotici ma migliorano con il cortisone per via sistemica. L’invito ai medici è di considerare questa patologia emergente nella diagnosi differenziale.

09 SET - E’ una notizia che arriva dagli Usa e che sta destando grande interesse tra internisti e pneumologi di tutto il mondo. E’ la ‘pneumopatia da svapo’, il ‘polmone da sigaretta elettronica’. Insomma, comunque lo si voglia vedere e chiamare, una nuova entità nosologica, una sorta di ‘cronaca di una malattia annunciata’, che colpisce gli ‘svapatori’. A darne notizia sono Jennifer E. Layden e colleghi del Dipartimento di Salute Pubblica dell’Illinois e del Dipartimento dei Servizi Sanitari del Wisconsin che pubblicano questa settimana sul New England Journal of Medicine la loro ricerca.
 
Lo scorso luglio i due dipartimenti hanno ricevuto segnalazioni di patologie polmonari associate all’uso delle e-cig; a quel punto hanno deciso di lanciare una indagine di salute pubblica coordinata.
I casi venivano definiti come persone che avevano fatto uso di e-cig o prodotti simili nell’arco dei 90 giorni precedenti l’esordio dei sintomi, che presentavano alle indagini radiologiche infiltrati polmonari, non attribuibili ad altre cause. Per ognuno di loro veniva acquisita la documentazione clinica e veniva effettuata un’intervista.
 
La ricerca ha portato all’individuazione di 53 pazienti (83% maschi), di 19 anni di età media. Tutti presentavano sintomi respiratori (98%), gastro-intestinali (81%) e sintomi sistemici (100%). Tutti presentavano alle indagini radiografiche del torace infiltrati bilaterali. Il 94% di questi è stato ricoverato, il 32% sottoposto a intubazione e a ventilazione meccanica; un paziente è deceduto. L’84% di questi pazienti ha riferito di aver fatto uso di prodotti a base di tetraidrocannibinolo (THC) nei device elettronici.
Dalle indagini epidemiologiche condotte in Illinois è inoltre emerso che il tasso medio di visite mensili per gravi patologie respiratorie, nel periodo da giugno ad agosto di quest’anno, risultava raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2018.
Questo cluster di patologie secondo gli autori del lavoro rappresentano una (o forse più di una) nuova entità nosologica della quale restano da caratterizzare la fisiopatologia e le cause precise.
Ma intanto è allarme.
 
Le e-cig sono arrivate sul mercato statunitense nel 2007 e sin dal 2014 rappresentano il prodotto a base di tabacco più utilizzato dai giovani americani. Negli anni 2017-2018 la prevalenza degli ‘svapatori’ è passata dall’11,7 al 20,8% tra i liceali stelle-e-strisce (tra gli adulti, la prevalenza degli svapatori nel 2018 era del 3,2%).
 
I liquidi e gli aerosol delle e-cig contengono una serie di sostanze chimiche potenzialmente nocive. I liquidi a base di nicotina ad esempio contengono propilen glicole e glicerina, altre alla nicotina. Tra i contaminanti individuati, idrocarburi policiclici aromatici, nitrosamine, sostanze chimiche organiche volatili e inorganiche (es. metalli tossici), solo per citarne alcuni. La valutazione tossicologica di questi prodotti è un capitolo insomma ancora in gran parte da scrivere. A complicare le cose, c’è l’abitudine di utilizzare questi device per utilizzare droghe ricreazionali, come gli oli a base di THC, che sono tra l’altro quelli associati più di frequente alle patologie respiratorie presentate dai ragazzi di questa indagine (il 17% di loro affermava di utilizzare solo liquidi a base di nicotina, ma un 44% riferiva di far uso sia di prodotti a base di nicotina che di THC).
 
Le patologie polmonari associate all’uso di e-cig in questa indagine sono state diverse. I liquidi contenenti nicotina in particolare hanno prodotto una serie di quadri patologici diversi, dall’emorragia alveolare diffusa alla polmonite lipoide esogena; non sono mancati tuttavia casi di pneumopatia interstiziale acuta e polmonite da ipersensibilità, di polmonite eosinofila e di pneumopatia interstiziale associata a bronchiolite.
 
Lo scorso 30 agosto i CDC americani hanno pubblicato un Clinical Health Advisory nel quale si raccomanda di chiedere a tutti i pazienti che abbiano fatto uso di e-cig entro i 90 giorni precedenti 90, se presentino segni o sintomi di patologia polmonare. I medici insomma sono invitati a prendere in considerazione l’ipotesi di una pneumopatia da ‘svapo’ nei pazienti con patologie respiratorie non altrimenti spiegabili, soprattutto in presenza di sintomatologia gastro-intestinale associata.
 
I pazienti considerati in questo studio sono stati trattati tutti in maniera empirica con cortisonici (anche per lunghi periodi), con beneficio clinico. Si tratta comunque sottolineano gli autori di dati preliminari che meritano ulteriori approfondimenti.
 
Intanto, sullo stesso numero del NEJM è stata pubblicata una ‘lettera’ a firma di Sean D. Maddock e colleghi dell’Università dello Utah (Usa) che segnala di aver riscontrato in questo Stato americano sei casi di questa nuova pneumopatia. Il più grave di questi, un 21 enne che ‘svapava’ nicotina e THC, è giunto alla loro osservazione dopo una settimana di dispnea ingravescente, tosse, dolori addominali, nausea e vomito. Il paziente presentava opacità interstiziali bilaterali alla radiografia del torace ed è stato inizialmente trattato in maniera empirica per polmonite batterica. Le sue condizioni sono andate rapidamente peggiorando fino a richiedere l’intubazione. La TAC torace ha rivelato allora la presenza di diffuse opacità da consolidamento; il paziente presentava una proteina C reattiva elevata, era HIV negativo. Al BAL erano presenti neutrofili (49%) e un 50% di macrofagi carichi di goccioline lipidiche; negativa la PCR per patogeni virali, batterici, fungini. Nonostante la somministrazione di metilprednisolone (1 mg/Kg peso corporeo) il paziente ha sviluppato una ipossiemia refrattaria che ha richiesto un trattamento con ECMO (venovenous extracorporeal membrane oxygenation). Le condizioni sono andate migliorando nell’arco di una settimana, con scomparsa delle opacità radiografiche. Secondo gli autori di questa lettera, la presenza di questi macrofagi carichi di goccioline lipidiche potrebbe rappresentare un marcatore per far diagnosi di questa nuova condizione; un dato per ora tutto da confermare ma che secondo gli autori vale la pena ricercare nei pazienti con questi sintomi e con storia di ‘svapo’.
 
Maria Rita Montebelli

09 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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