Donne in menopausa: se il punto vita si ‘allarga’, aumenta il rischio di infarto
di Maria Rita Montebelli
Uno studio coreano appena pubblicato online dimostra che nelle donne in menopausa il grasso localizzato nell’addome è un fattore di rischio per infarto molto più importante del peso corporeo in generale o dell’indice di massa corporea. La perdita dell’ombrello protettivo degli estrogeni e l’allargamento del punto vita danno conto dunque del perché, dopo la menopausa, l’incidenza di infarto nelle donne uguaglia per poi superare quella degli uomini.
29 AGO - Le donne lo sanno da anni: il peso eccessivo aumenta il rischio di patologie cardiache.
L’obesità provoca disfunzione endoteliale, insulino-resistenza, facilita l’aterosclerosi coronarica e si accompagna spesso a ipertensione e diabete, altri due fattori di rischio cardiovascolari potentissimi.
Ma più di recente – e l’ultima ricerca di questa serie è recentissima, pubblicata appena oggi
online sul giornale
Menopause (organo ufficiale della
North American Menopause Society, NAMS) – è stato dimostrato che non sono solo o non tanto i chili in eccesso a rappresentare un pericolo, quanto la loro distribuzione. E il grasso viscerale, quello che contribuisce all’allargamento del punto vita, è il più pericoloso ai fini del rischio di infarto.
E non è una questione da poco. Le malattie cardiovascolari rappresentano infatti la principale causa di morte nel mondo; riuscire ad individuare un fattore di rischio e lavorarci sopra per annullarlo o attenuarne l’impatto assume dunque un’importanza fondamentale. Tra le tante alterazioni comportate dalla menopausa c’è purtroppo anche l’allargamento della circonferenza vita, che si va a sommare alla perdita dell’ombrello protettivo degli estrogeni contro le malattie cardiovascolari.
E le statistiche parlano chiaro: fino alla menopausa l’incidenza di patologie cardiovascolari nelle donne è inferiore a quella degli uomini; in età post-menopausale le donne pareggiano i conti con gli uomini e addirittura superano le controparti maschili nell’incidenza di malattie cardiovascolari.
Lo studio KoROSE (KoRean wOmen'S chest pain rEgistry) appena pubblicato su
Menopause viene dalla Corea ed è stato condotto su 700 donne; la presenza di coronaropatia aterosclerotica è risultata significativamente maggiore tra le donne con una circonferenza vita importante, cioè con una distribuzione dell’obesità di tipo centrale, che viene descritta meglio dal rapporto vita-fianchi che non dall’indice di massa corporea (BMI), calcolato a partire da peso e altezza. Al contrario, il BMI - una misura ‘generica’ di sovrappeso-obesità che non descrive però dove sono localizzati i chili in eccesso - non è risultato associato ad un aumento del rischio cardiovascolare.
E’ questa un’ulteriore conferma di quanto il grasso viscerale sia importante come fattore di rischio cardio-metabolico.
“I risultati di questo studio – commenta
Stephanie Faubion, direttore medico del NAMS – sono consistenti con quanto già sappiamo degli effetti deleteri dell’obesità centrale. Non tutto il grasso è lo stesso e l’obesità centrale è particolarmente pericolosa perché si associa ad un aumentato rischio di patologie cardiache, il killer numero uno delle donne. Individuare le donne con un eccesso di grasso addominale, anche in presenza di un BMI normale, è molto importante per invitarle ad implementare gli interventi su uno stile di vita salutare”.
L’invito a medici e a donne in menopausa è dunque una volta di più quello di tener d’occhio non solo la bilancia, ma anche il punto vita, la ‘taglia’ di gonne e pantaloni, che emerge anche da questo studio come un importante campanello d’allarme per infarto e non solo.
Maria Rita Montebelli
29 agosto 2019
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