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Ipertensione. Aderenza alla terapia nel 57% dei pazienti e risparmi fino a 4 mln per il Ssn


È quanto promette un nuovo farmaco contro la malattia che colpisce quasi 18mln di italiani. Le potenzialità dell’anti-ipertensivo sono state illustrate oggi a Roma da uno studio del Ceis Sanità Tor Vergata.  

01 FEB - Migliorare la compliance e l’aderenza alla terapia, risparmiare 4 mln di euro l’anno per le casse del Ssn e tagliare gli esborsi per il portafoglio dei pazienti. Il tutto utilizzando un solo farmaco. Possibile? Sembrerebbe proprio di sì, almeno a giudicare da quanto promette il nuovo medicinale contro l’ipertensione sbarcato in Italia a settembre 2011. Stiamo parlando del Sevikar®, un’associazione fissa per il trattamento dell’ipertensione frutto della R&S Daiichi Sankyo, che combina in una singola compressa due dei più diffusi antipertensivi: olmesartan medoxomil (sartano) e amlodipina (calcio antagonista).
Le potenzialità del nuovo prodotto sono state illustrate oggi a Roma in una conferenza stampa “Un salto di qualità nel trattamento dell’ipertensione” nel corso della quale è stato presentato uno studio economico-sanitario del Ceis Sanità Tor Vergata che mostra come il prodotto migliori la compliance dei pazienti nel 57,1% dei casi e può anche arrivare a produrre un risparmio annuo pro-capite pari al 79,7%,
 
I numeri dell’ipertensione. L’Oms considera questa patologia come la principale causa di decessi e come fattore chiave nel 49% delle malattie coronariche e nel 62% dei casi di ictus e di malattie cerebrovascolari. Colpisce ormai quasi il 30% degli italiani, soprattutto nelle fasce di età dai 45 ai 75 anni con un’incidenza maggiore in quest’ultima fascia di età. Considerando quindi l’invecchiamento della popolazione è facile stimare che in futuro ci dovremmo misurare con una vera e propria epidemia.
Non solo, ogni anno, secondo i dati presentati dal Ceis, si registrano 400mila nuovi casi (esattamente 385mila), meno della metà di questi pazienti sono ad un livello di trattamento accettabile, ma il restante ha un livello insufficiente o praticamente nullo. Secondo i dati della Simg (Health Search 2010), l’aderenza alla terapia antipertensiva in Italia è pari al 53,7% dei casi. Esistono quindi ampi spazi di miglioramento.
 
“L’ipertensione – ha spiegato Massimo Volpe, docente di cardiologia all’Università La Sapienza e neo presidente della Società Italiana Ipertensione Arteriosa – contribuisce fortemente ad aumentare il rischio cardiovascolare. E associata alla morte per eventi cardiovascolari. Nonostante questo a fronte di un’ampia disponibilità di trattamenti antipertensivi, solo il 25% dei pazienti italiani ipertesi raggiunge i target di controllo pressorio anche a causa di una bassa aderenza alle terapie. Il nuovo farmaco, grazie alla combinazione fissa di due antipertensivi, ha dimostrato di poter migliorare la compliance, perché semplifica il regime terapeutico, riducendo il numero di compresse da assumere, che attualmente nei pazienti medio-gravi e gravi possono raggiungere anche le tre o quattro al giorno”. In questa prospettiva una più stretta collaborazione fra specialisti e medici di medicina generale è fondamentale per portare nel medio periodo al 70% la quota di pazienti ipertesi con un controllo pressorio ottimale (≤140/90 mmHg). “Un obiettivo ambizioso, ma necessario – ha aggiunto Volpe – il solo abbassamento di 2mmHg di pressione sistolica in pazienti di 40-69 anni può ridurre del 7% il rischio di mortalità dovuta a cardiopatia ischemica e ad altri eventi cardiovascolari e del 10% per decade il rischio di mortalità da ictus”.
 
I costi della terapia. Questi i benefici in termini di salute. Ma quanto costa questa nuova terapia?
Nulla. Anzi secondo Federico Spandonaro, docente di Economia sanitaria all’Università di Tor Vergata, la terapia di combinazione porterebbe un beneficio per la popolazione - è più facile prendere una pillola piuttosto che due - e senza toccare le casse già depauperate del Ssn. E neanche le tasche dei cittadini.
Numeri alla mano, per l’economista l’impiego del farmaco “è potenzialmente in grado di determinare un miglioramento dell’aderenza alla terapia antipertensiva nel 57,1% dei pazienti finora non-aderenti, a cui è stata prescritta l’associazione estemporanea olmesartan+amlodipina”. Inoltre, poiché il costo del farmaco in associazione fissa è più basso rispetto ai due farmaci singolarmente considerati “il costo annuo procapite della terapia scende da 669,5 a 372,6 euro (nel dosaggio 40mg di olmesartan+10mg di amlodipina)”.
 
A conti fatti, secondo Spandonaro, assumendo il farmaco nella dose maggiore si otterrebbe un risparmio annuo pro-capite pari al 79,7%, e da un punto di vista complessivo del Ssn, ipotizzando semplicemente lo stesso numero di pazienti che già riceve una combinazione estemporanea, il passaggio alla combinazione fissa può generare un risparmio di quasi 4mln di euro all’anno. Per non parlare dei benefici economici anche per i portafogli dei cittadini: meno farmaci, meno ticket da pagare.
 
Di più, se oltre alla spesa farmaceutica si considerano anche altri fattori (costi ospedalieri, diagnostici, assistenziali), ha aggiunto Spandonaro, “lo ‘spostamento’ dall’associazione alla combinazione fissa può determinare ulteriori risparmi complessivi di spesa sanitaria fino a oltre 1mln di euro all’anno. In questo modo, accanto ai benefici clinici del nuovo farmaco, si innesca un circolo virtuoso di tipo economico, che consente di allargare la platea dei pazienti aderenti alla terapia con le risorse date, secondo il principio irrinunciabile della sostenibilità del Ssn”.

01 febbraio 2012
© Riproduzione riservata

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