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Neonati in Tin. Migliori risultati se i genitori sono “empatici” con il personale

di Lisa Rapaport

Un team israeliano ha condotto un esperimento che ha coinvolto 43 gruppi di Unità intensiva neonatale. Laddove i team erano supportati dall’empatia dei genitori si sono registrate performance sanitarie migliori. In particolare, la gratitudine materna ha avuto maggior impatto sul team di terapia intensiva

13 MAR - (Reuters Health) – I neonati ricoverati in condizioni critiche in terapia intensiva hanno outcome migliori quando i loro genitori trovano il tempo di ringraziare medici e infermieri. “Piccole espressioni di gratitudine che provengono dai pazienti o dalle loro famiglie (ma non da un’autorità medica) facilitano la cura del paziente e migliorano la sua sicurezza” – commenta l’autore principale dello studio Arieh Riskin, direttore dell’unità di terapia intensiva neonatale (Nicu) del Bnai Zion Medical Center a Haifa, in Israele.

Lo studio
Riskin e colleghi hanno chiesto a 43 gruppi di Unità di terapia intensiva neonatale di partecipare a seminari di formazione con simulazioni di problemi di assistenza acuta che possono svilupparsi nei bambini vulnerabili. Ogni squadra aveva due medici e due infermieri. I team sono stati assegnati casualmente a una delle quattro forme di interazione con genitori e colleghi: le madri che esprimevano gratitudine; gratitudine dai medici; espressioni di gratitudine da parte di madri e medici; un gruppo di controllo che ha ottenuto solo un feedback neutro.

La gratitudine materna ha avuto il maggiore impatto sulle prestazioni del team medico, principalmente perché questo è stato associato a una migliore comunicazione e condivisione delle informazioni all’interno delle squadre di lavoro. Lo studio ha dimostrato che il 40% della varianza nella condivisione delle informazioni nel team è stato spiegato dalla gratitudine materna. Una migliore condivisione delle informazioni ha portato i team medici a fornire cure migliori: questo aspetto ha spiegato il 33% della varianza nelle prestazioni diagnostiche e il 41% della varianza nelle prestazioni del trattamento.
 
I commenti
Una limitazione dello studio risiede nel fatto che si trattava solo di una simulazione, ed è possibile che medici e infermieri possano reagire in modo diverso al feedback nel mondo reale. Lo studio non è stato progettato per valutare l’impatto della maleducazione o delle interazioni sociali negative, che sono state associate a risultati clinici peggiori in alcune ricerche precedenti.

“Anche così, i risultati suggeriscono che un piccolo elogio può fare molto per aiutare i medici e gli infermieri a capire che il loro lavoro ha un significato – ha osservato Cynda Rushton, ricercatrice presso il Berman Institute of Bioethics e School of Nursing della Johns Hopkins University di Baltimora , non coinvolta nello studio– Quando i medici sentono che i loro sforzi producono benefici per i pazienti o le famiglie e che hanno fatto la differenza nella vita degli altri, sono incoraggiati a continuare su quella strada. Con il burnout giunto a livelli allarmanti, aiutare i medici a riconnettersi al significato del loro lavoro è fondamentale”.

Fonte: American Academy of Pediatrics
 
Lisa Rapaport
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

13 marzo 2019
© Riproduzione riservata

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