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Carcinoma a cellule di Merkel: pembrolizumab funziona e allunga la sopravvivenza

di Maria Rita Montebelli

E’ un tumore della pelle, raro, ma molto maligno, causato nell’80% dei casi da un virus. Colpisce anziani e  immunodepressi e fino a qualche tempo fa non aveva di fatto grandi opzioni terapeutiche. Poi è  arrivata l’immunoterapia, uno studio preliminare sul New England nel 2016 che dimostrava l’efficacia del pembrolizumab su questa tumore, l’approvazione accelerata dell’Fda come terapia di prima linea. E infine, i risultati di quest’ultimo studio, che confermano l’efficacia del pembrolizumab.

07 FEB - Immunoterapia batte chemioterapia in una rara forma di tumore cutaneo, il tumore a cellule di Merkel. Lo dimostrano i risultati di uno studio condotto dalla Johns Hopkins University e dal Fred Hutchinson Cancer Research Center, pubblicati su Journal of Clinical Oncology.
 
Lo studio, condotto da Suzanne Topalian (vice direttore dell’Istituto Bloomberg-Kimmel per l’Immunoterapia Oncologica della Johns Hopkins) e altri ricercatori americani è al momento quello con il più lungo follow up sui pazienti con carcinoma a cellule di Merkel trattati con un anti-PD1. E i risultati di questa ricerca arrivano un mese dopo l’approvazione accelerata del pembrolizumab per il trattamento in prima linea di questa forma di tumore, concessa dall’Fda il 19 dicembre scorso.
 
In questo lavoro, il pembrolizumab è stato utilizzato in prima linea su 50 pazienti con carcinoma a cellule di Merckel recidivato, localmente avanzato o metastatico. Il 56% dei pazienti ha presentato una risposta di lunga durata e nel 24% di loro il tumore è scomparso del tutto. Il 70% circa dei pazienti era vivo a due anni dall’inizio del trattamento.
 
“In questo studio l’immunoterapia è stata utilizzata in prima linea nel carcinoma a cellule di Merkel - commenta Topalian- e questo si è dimostrato più efficace delle terapie tradizionali , come la chemioterapia. L’immunoterapia rappresenta dunque un trattamento efficace per i pazienti con carcinoma a cellule di Merkel, che in passato avevano poche opzioni terapeutiche.”
 
I 50 pazienti reclutati per questo studio, condotto dal Cancer Immunotherapy Trials Network (sostenuto dal National Cancer Institute –NCI) sono stati trattati presso 13 diversi centri americani. A guidare lo studio è stato il Kimmel Cancer Center che è il centro di ricerca oncologica che maggiormente si è occupato dei trial clinici riguardanti pembrolizumab.
 
Il carcinoma a cellule di Merkel, è una malattia rara che colpisce meno di 2.000 persone l’anno negli Usa. È una patologia dell’anziano e dei pazienti immunodepressi, causata nell’80% ei casi da un virus (il poliomavirus a cellule di Merkel). I restanti casi sono stati collegati all’esposizione ai raggi ultravioletti.
Il pembrolizumab si è dimostrato efficace sia nelle forme causate dal virus, che nelle altre. A rispondere meglio sono le forme che esprimono anche la proteina PD-L1.
I risultati di questo studio potrebbero dunque aiutare a sviluppare terapie più efficaci per altri tumori causati da virus, che rappresentano il 20% del totale.
 
I soggetti arruolati per questo trial sono stati trattati con il pembrolizumab per via endovenosa ogni tre settimane, fino a due anni consecutivi. Sebbene in generale ben tollerato, il 28% dei pazienti ha presentato effetti indesiderati gravi, compreso un decesso correlato al trattamento.
 
Maria Rita Montebelli

07 febbraio 2019
© Riproduzione riservata

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