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Ablazione dell’esofago di Barrett. Rischio costante di recidiva

di David Douglas

Dopo l’ablazione con radiofrequenza, il rischio di recidiva dell’esofago di Barrett rimane alto. A questa conclusione è giunto uno studio USA pubblicato su Gut. In particolare, le recidive si concentrano soprattutto nella giunzione gastroesofagea. La sorveglianza endoscopica, fatta almeno una volta all'anno, deve durare per minimo cinque anni

07 FEB - (Reuters Health) – La sorveglianza attenta rimane importante anche dopo la remissione della metaplasia intestinale in seguito all’ablazione con radiofrequenza dell’esofago di Barrett. In un documento pubblicato su Gut, Prasad G. Iyer e colleghi, della Mayo Clinic di Rochester, osservano che vi è qualche indicazione che i tassi di recidiva siano più alti nell’anno dopo la remissione e possano diminuire successivamente, anche se cè una carenza di prove in merito.

Lo studio
Per indagare ulteriormente l’aspetto, i ricercatori hanno esaminato database mantenuti in modo prospettico nel Regno Unito e negli Stati Uniti e hanno identificato 594 pazienti che hanno raggiunto la remissione della metaplasia intestinale. Nel corso di un follow-up mediano di 2,68 anni, 151 ha sviluppato esofago di Barrett ricorrenti.
Il rischio cumulativo di recidiva entro due anni è stato del 19%. Nel corso dei successivi 8,6 anni si è registrato un ulteriore rischio del 49%.

In realtà, affermano i ricercatori ,”non sono emerse prove di un cambiamento clinicamente significativo del tasso di recidiva di rischio di qualsiasi esofago di Barrett,, displasia dell’esofago di Barrett o displasia/cancro di alto grado per tutta la durata del follow-up”. La recidiva si è ripresentata più spesso (74%) alla giunzione gastroesofagea. Circa un quarto di tali recidive sono state displastiche, il 40,8% di queste non visibili endoscopicamente.

Inoltre, in assenza di recidive visive, la resa delle biopsie di epitelio neosquamato dall’esofago tubulare è stata inferiore all’1%, suggerendo che il loro requisito “in assenza di recidive visibili” potrebbe dover essere rivalutato.

Le conclusioni
“I tassi di recidiva non sembrano diminuire con il tempo e questo ci suggerisce di continuare a essere vigili circa la recidiva e continuare la sorveglianza endoscopica almeno una volta all’anno per cinque anni”, concludono i ricercatori.

Fonte: Gut 2019
 
David Douglas
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

07 febbraio 2019
© Riproduzione riservata

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