Malaria. Isolata proteina che diffonde gli agenti patogeni
La stessa molecola è responsabile della mobilità di parassiti diversi. Si tratta della proteina DOC2.1 e i ricercatori promettono che attaccandola sarà possibile sconfiggere malattie come malaria e toxoplasmosi. Lo studio su Science.
17 GEN - È grazie a una proteina che alcuni parassiti portatori di malattie pericolose o addirittura letali, come toxoplasmosi e malaria, possono diffondere le patologie all’interno dell’organismo. Grazie a questa
scoperta, effettuata da un team del Boston College e pubblicata su
Science, forse si potranno sviluppare farmaci capaci di arrestare la propagazione di queste malattie, semplicemente bloccando la mobilità dei protozoi che le causano.
Si tratta della proteina DOC2.1, che permette la secrezione di organelli fondamentali per parassiti come
Toxoplasma gondii, portatore della toxoplasmosi, e
Plasmodium falciparum, che invece causa la malaria. La scoperta è stata possibile solo grazie al sequenziamento del genoma dei protozoi.
I ricercatori hanno lavorato su esemplari di T. gondii che presentavano un difetto di mobilità, che non gli permetteva di diffondere efficacemente la malattia nelle cellule ospiti. Andando ad analizzare il Dna di questi parassiti, il team è riuscito ad identificare 33 siti nel genoma che potessero generare tale irregolarità: dalle analisi è poi risultato che proprio il gene associato alla proteina DOC2.1 potesse essere il responsabile della difficoltà nella mobilità del protozoo. In particolare, la proteina difettosa non permetteva la secrezione di alcuni organelli che hanno un ruolo centrale per la propagazione della patologia. “Il meccanismo di sintesi dei cosiddetti micronemi, che sono necessari alla malattia per diffondersi, può diventare un bersaglio clinico efficace”, ha spiegato
Marc-Jan Gubbels, docente di biologia al Boston College. “Ad oggi non ci sono trattamenti terapeutici che abbiano come target il meccanismo di diffusione della malattia o i micronemi stessi, dunque questa scoperta potrebbe portare allo sviluppo di una nuova classe di farmaci antimalarici. A maggior ragione visto che sviluppare per questa patologia un medicinale al quale il parassita non sviluppi resistenza è così difficile”.
I ricercatori hanno poi generato un
P. falciparum mutante, in cui l’espressione della proteina DOC2.1 poteva essere annullata. In questo modo hanno dimostrato come anche per questo parassita la molecola fosse fondamentale per lo sviluppo dei micronemi.
La scoperta è stata possibile solo grazie ai metodi di sequenziamento del Dna e alla biologia computazionale. “La tecnica che abbiamo usato in questa ricerca potrà essere utile anche per l’analisi di altri patogeni, che fino ad oggi sono stati così difficili da studiare perché non avevamo gli strumenti adatti per studiarne la genetica”, ha continuato Gubbels.
“Ora stiamo cercando di comprendere ancora meglio come funzioni il meccanismo che permette a questi parassiti di diffondersi nell’organismo”, ha concluso
Gabor Marth, altro docente del Boston College. “Questo tipo di studi stanno dando dei risultati molto incoraggianti”.
Laura Berardi
17 gennaio 2012
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