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Fibrosi cistica: implicato il microbiota. Studio multicentrico italiano

di Ettore Mautone

Lo studio è firmato da ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù – Irccs, dalla divisione di Microbiologia dell’Università Federico II di Napoli, dal Cnr e il dipartimento di Chimica dell’Università Sapienza di Roma. Sulla scorta delle nuove evidenze gli studiosi puntano a una nuova strategia di cura in grado di ridurre le nefaste conseguenze dell’accumulo di muco alterato in molti organi e apparati causati da questa alterazione genetica

05 GEN - Sarebbe l’alterazione del microbiota intestinale, a sua volta determinato dalla proteina difettosa della fibrosi cistica, una delle concause delle manifestazioni cliniche della malattia. La proteina difettosa alla base della fibrosi cistica sarebbe infatti in grado di alterare profondamente la flora batterica intestinale dei bambini colpiti dalla malattia.
 
E’ quanto emerge da uno studio italiano pubblicato sulla rivista a impact Factor PloS One firmato da ricercatori dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù – Irccs, la divisione di Microbiologia dell’Università Federico II di Napoli, il Centro nazionale delle ricerche (Cnr) e il dipartimento di Chimica dell’Università Sapienza di Roma. Sulla scorta delle nuove evidenze gli studiosi puntano a una nuova strategia di cura in grado di ridurre le nefaste conseguenze dell’accumulo di muco alterato in molti organi e apparati causati da questa alterazione genetica.

La fibrosi cistica è la più comune fra le malattie genetiche gravi autonomia recessiva. E’ causata da una mutazione nel gene Cf (cromosoma 7), il quale codifica per una proteina che funziona come canale per il cloro detta Cftr (Cystic fibrosis transmembrane conductance regulator). In Italia c’è un portatore sano ogni 25 persone circa. La fibrosi cistica altera le secrezioni di molti organi che, risultando più dense, disidratate e poco fluide, contribuiscono al loro danneggiamento. A subire la maggiore compromissione sono i bronchi e i polmoni: al loro interno il muco tende a ristagnare, generando infezione e infiammazione ingravescenti. Queste, nel tempo, tendono a portare all’insufficienza respiratoria.
 
Oltre che respiratori, i sintomi sono a carico del pancreas, che non svolge l’azione normale di riversare nell’intestino gli enzimi: ne deriva un difetto di digestione dei cibi, diarrea, malassorbimento, ritardo di crescita nel bambino e scadente stato nutrizionale nell’adulto. Il progredire del danno pancreatico porta spesso con l’età a una forma di diabete. Altre manifestazioni possono riguardare l’intestino, il fegato, le cavità nasali e nel maschio i dotti deferenti. Ad oggi, le cure sono dirette ai sintomi e alla prevenzione delle complicanze.

La sintomatologia, che coinvolge differenti organi interni, è riconducibile all'anomalia nell'escrezione del cloro, normalmente mediata dalla proteina codificata dal gene Cftr. Tale alterazione porta alla secrezione di muco molto denso e viscoso e quindi poco scorrevole. La conseguente ostruzione dei dotti principali provoca i sintomi principali (comparsa di infezioni polmonari ricorrenti, insufficienza pancreatica, steatorrea, cirrosi epatica, ostruzione intestinale e infertilità maschile).

In base alle nuove acquisizioni relative al microbiota gli scienziati contano di mettere a punto nuovi interventi clinici al fine di migliorare lo stato nutrizionale e la funzione intestinale dei bimbi affetti da fibrosi cistica, oltre che attuare trattamenti preventivi per arginare le complicanze più gravi come i tumori. Gli scienziati, coordinati da Alfredo Miccheli e Lorenza Putignani, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a confronto il microbiota di 31 piccoli malati di fibrosi cistica (con un’età compresa tra 1 e 6 anni) con quello di coetanei sani. Da approfondite indagini genetiche e metaboliche è emerso che la flora intestinale batterica dei bimbi malati viene profondamente influenzata dalla proteina difettosa legata al gene Cftr, la cui mutazione è alla base della fibrosi cistica.
 
A causa della patologia, i bimbi sviluppano un microbiota con una carenza di vari generi di batteri (Eggerthella, Eubacterium, Ruminococcus, Dorea, Faecalibacterium prausnitzii) e un’abbondanza di altri (Propionibacterium, Staphylococcus, Clostridiaceae, Clostridium difficile), come indicato in un comunicato stampa pubblicato sul sito del CNR. Alle alterazioni nelle popolazioni dei microorganismi si aggiungono quelle di alcuni prodotti del metabolismo.
 
Uno degli aspetti più importanti rilevati dagli scienziati italiani risiede nel fatto che l’alterazione del microbiota nei bimbi malati è fortemente influenzato dalla proteina difettosa, mentre lo è in maniera molto limitata da infezioni, terapie antibiotiche, età e altri parametri che normalmente hanno un impatto significativo sulla flora intestinale in un soggetto sano. Come indicato, questa scoperta apre le porte a potenziali trattamenti innovativi per scongiurare diverse complicanze della grave patologia, che colpisce un nuovo nato ogni 2.000/2.500. 
 
Ettore Mautone 

05 gennaio 2019
© Riproduzione riservata

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