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Nicotina. Aiuta la memoria. Ma i rischi del fumo rimangono


Il Cnr l’ha dimostrato: il veleno naturale potrebbe in realtà essere utile per curare patologie come Alzheimer e Parkinson. Ma gli esperti specificano: “La combustione del tabacco è cancerogena. Se la nicotina ha dei benefici, la si deve somministrare con metodi alternativi”.

10 GEN - E' il risultato di una ricerca italiana la scoperta che potrebbe rivalutare gli effetti della nicotina sull’organismo. In uno studio condotto dall'Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibfm-Cnr) di Milano-Segrate, la sostanza, nota per essere cancerogena se fumata, ha infatti dimostrato di poter anche aiutare a migliorare la cosiddetta “memoria di lavoro” o working memory. Questa non è altro che la memoria a breve termine che permette di agire in maniera controllata in base agli stimoli e alle informazioni provenienti dall’ambiente circostante. Una scoperta, presentata nel corso del Congresso mondiale della Society for Neuroscience, che potrebbe avere applicazione nella cura di patologie neurodegenerative, ma che, chiaramente non deve rappresentare l’alibi per la dipendenza da sigarette, che continua ad essere dannosa per la salute.

Questo studio parte da precedenti ricerche neurobiologiche su modello animale, che dimostravano come l’uso della nicotina potesse essere utile nel trattamento dei sintomi del morbo di Parkinson. L’esperimento dal quale sono tratti i sorprendenti dati ha preso in considerazione due gruppi di persone, uno formato da giovani fumatori e uno i cui partecipanti non avevano dipendenza da sigarette. I ricercatori hanno sottoposto entrambi i gruppi a diversi test, tra i quali uno di attenzione agli stimoli esterni in punti diversi dello spazio circostante, uno in cui i pazienti dovevano contare a ritroso sottraendo ogni volta tre unità a dei grandi numeri a più cifre e un altro in cui bisognava scegliere se premere o no un pulsante in base a segnali differenti.

Grazie ad una tecnica di tomografia chiamata Loreta (Low resolution electromagnetic tomography) che sfrutta ben 128 sensori bioelettrici, gli scienziati italiani hanno potuto controllare l’attività neuronale delle persone che si sottoponevano al test. In questo modo hanno dimostrato che i neuroni frontali e prefrontali dell'emisfero destro hanno un ruolo fondamentale nella gestione dell’aumento del carico di lavoro sul cervello. E soprattutto che i livelli aumentati di nicotina possono espandere la working memory. “Nel compito d'attenzione visuo-spaziale non si è registrata alcuna differenza tra i due gruppi nella velocità di risposta agli stimoli”, ha spiegato Alice Mado Proverbio, docente di Psicobiologia dell'Università di Milano-Bicocca che ha collaborato allo studio. “Nel doppio compito attentivo-mnemonico i fumatori, in media, sono stati 50 millisecondi più veloci, mostrando anche molte meno omissioni di risposta. Questo gruppo, però, risultava di circa 100 millisecondi più lento nel compito di programmazione e decisione motoria”.

Il risultato, come anticipato, potrebbe essere utile per lo sviluppo di possibilità terapeutiche per il morbo di Alzheimer o quello di Parkinson. Ma gli esperti precisano che il fumo di sigaretta rimane dannoso, e che i nuovi trattamenti potranno tutt’al più sfruttare altri metodi di somministrazione della nicotina. “Va ribadito che la nicotina si può assorbire anche e soprattutto con preparazioni attraverso la pelle (cerotti) o per bocca e non necessariamente attraverso il fumo”, ha infatti sottolineato Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Tumori di Aviano, commentando lo studio. “Pertanto se venissero definitivamente provati i benefici sulla memoria della nicotina, andrebbe ben ricordato che i danni dovuti alle sostanze cancerogene che derivano dalla combustione del tabacco rimangono inalterati e sono alla base di tumori e malattie cardiovascolari ben riconosciute. In altre parole, se la nicotina ha dei benefici, la si può utilizzare senza fumarla attraverso cerotti o compresse”.

Laura Berardi

10 gennaio 2012
© Riproduzione riservata

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