Diabete. Paziente sempre più al centro della terapia. Documento di consenso sulla gestione dell’iperglicemia
di Will Boggs
L’American Diabetes Association (Ada) ed European Association for the Study of Diabetes (Easd) hanno redatto un documento di consenso che mette l’accento sull’alleanza medico-paziente nella gestione degli aspetti cruciali del diabete, come l’iperglicemia
23 NOV -
(Reuters Health) – Nei pazienti con diabete di tipo 2, la gestione dell’iperglicemia dovrebbe passare anche per una condivisione della terapia tra paziente e medico. Inoltre, maggiore attenzione si dovrebbe porre a obesità e malattie concomitanti, compresi problemi cardiovascolari.
Sono le indicazioni del nuovo documento di consenso approvato da American Diabetes Association (Ada) ed European Association for the Study of Diabetes (Easd). Il rapporto, pubblicato su
Diabetes Care, è stato coordinato da
John Buse dell’Università della Carolina del Nord di Chapel Hill.
I contenuti
Il documento di consenso affronta gli approcci alla gestione della glicemia negli adulti con diabete di tipo 2, con l’obiettivo di ridurre le complicanze e mantenere una buona qualità di vita.
Secondo gli esperti, la gestione deve cominciare con una valutazione delle caratteristiche chiave del paziente e deve procedere prendendo in considerazione fattori specifici che influenzano le scelte di trattamento. Un processo nel quale il paziente dovrebbe essere coinvolto in ogni fase, con un accordo sull’attuazione del piano, il monitoraggio continuo a il supporto alla revisione periodica.
I principali cambiamenti della revisione del documento riguardano i pazienti con obesità, con malattia cardiovascolare e quelli con malattia renale cronica, insufficienza cardiaca e malattia aterosclerotica.
Per l’obesità, secondo gli esperti bisognerebbe fare attenzione a stile di vita, assumere farmaci o sottoporsi a interventi chirurgici. Mentre per i pazienti con malattia cardiovascolare si raccomanda l’uso di un inibitore del co-trasportatore sodio glucosio 2 (SGLT2) o un agonista del recettore del glucagone (GLP-1).
L’inibitore SGLT2 è raccomandato anche nei pazienti con malattia renale cronica o insufficienza cardiaca e malattia aterosclerotica.
I commenti
“Coinvolgere i pazienti nello sviluppo dei piani terapeutici, anche sulla base della comprensione dei rischi/benefici, aumenta la probabilità che i pazienti accettino il piano”, dice Buse. I pazienti con diabete “devono prendersi cura del diabete 24 ore al giorno, sette giorni a settimana, per il resto della loro vita e devono per questo essere coinvolti nel processo decisionale del trattamento”.
Fonte: Diabetes Care
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
23 novembre 2018
© Riproduzione riservata
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