Mangiare meno mantiene giovane il cervello. Merito della proteina CREB1
di Laura Berardi
È una sola molecola che a regola la longevità del cervello. Si chiama CREB1 e per innescarla basta assumere poche calorie. Pani (Sacro Cuore): “Questa molecola potrà aiutare anche nella cura di diabete, obesità e malattie neurodegenerative come l’Alzheimer”.
20 DIC - Che assumere un po’ meno calorie potesse far bene all’organismo già si sapeva. La spiegazione è sia genetica (come abbiamo raccontato su
Quotidiano Sanità), che legata alla migliore salute complessiva, conseguenza dal minor numero di grassi: si mangia meno e si evitano condizioni come l’obesità e il relativo rischio di diventare diabetici o di avere problemi cardiocircolatori.
Ma che la dieta potesse addirittura far bene al cervello, non lo si poteva immaginare. Lo studio che ha condotto a questa consapevolezza è merito dei ricercatori italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma ed è stato pubblicato su
Pnas. Questi scienziati hanno scoperto che è una particolare proteina chiamata CREB1 a regolare la longevità del cervello e che questa viene innescata proprio dalla restrizione calorica.
La molecola, secondo lo studio, medierebbe gli effetti benefici di una dieta più leggerainnescando un altro gruppo di proteine, chiamate
sirtuine, a loro volta legate alla longevità. Ciò sarebbe in coerenza con le funzioni conosciute del fattore, che è risaputo regolare funzioni del cervello come la memoria, l’apprendimento e gli stati d’ansia, e la cui attività in generale viene ridotta o compromessa con l’età.
Il team ha scoperto che l’azione della molecola può essere aumentata semplicemente riducendo il numero di calorie ingerite giornalmente. “Abbiamo lavorato sui topi, ed in particolare su topi transgenici carenti del fattore CREB1 al livello cerebrale”, ha raccontato a Quotidiano Sanità
Giovambattista Pani, che ha condotto la ricerca nell’Istituto di Patologia generale dell’ateneo capitolino. “Tali animali appaiono stare bene, ma il loro cervello non ‘risponde’ alla restrizione calorica. Mentre gli animali che presentano la proteina registrano, se messi a dieta, un miglioramento della memoria, e mostrano un comportamento più socievole, tali effetti benefici non si manifestano nei topi privi di CREB1”.
Una differenza sostanziale che si manifesta nella grande maggioranza di questi animali. “Il miglioramento indotto dalla restrizione calorica si presenta in percentuali di animali normali che vanno dal 70% al 100%, mentre è praticamente nullo in quelli che non presentano il fattore CREB1”, ha continuato il ricercatore.
“La nostra speranza – ha aggiunto – è che si trovi un modo per attivare la molecola tramite farmaci, in modo che si possano aprire delle possibilità terapeutiche che vadano oltre la sola dieta. Infatti i farmaci che attivano CREB1, per lo meno al livello sperimentale, già esistono; quello che non si sapeva e che potessero agire mimando la restrizione calorica. Comunque è presumibile che le nostre osservazioni incoraggino ulteriori ricerche farmacologiche in questo senso.”
Una scoperta che ha importanti implicazioni. E non solo per lo sviluppo di terapie che mantengano il cervello giovane e prevengano la degenerazione del sistema nervoso e il processo di invecchiamento. “Un’altra direttrice che stiamo battendo è quella di capire se gli effetti dannosi di obesità e diabete (cioè l’opposto della restrizione calorica) sulle funzioni cognitive coinvolgano anch’essi, come è probabile, CREB e le sirtuine”, ha detto Pani.
Ma non solo. “Stiamo pianificando – ha concluso il ricercatore, aprendo ad ulteriori possibilità terapeutiche – di valutare in opportuni modelli sperimentali se il circuito protettivo attivato dalla dieta attraverso CREB1 può avere un effetto sullo sviluppo della malattia di Alzheimer negli animali”.
Una molecola che sembra promettere grandi cose, dunque. E la cui scoperta è tutta italiana.
Laura Berardi
20 dicembre 2011
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