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Sclerosi multipla. La produzione stimolata di interferone allevia i sintomi


Su modello murino i primi risultati: stimolare la produzione di interferone grazie a particolari sequenze di Rna cancella debolezza e paralisi. La ricerca, pubblicata su Nature Neuroscience potrebbe aprire nuove possibilità terapeutiche.

14 DIC - Le malattie autoimmuni sono particolarmente difficili da combattere perché è proprio lo stesso sistema immunitario, che dovrebbe difenderci, ad accanirsi sull’organismo. Ma se fosse possibile eludere le stesse difese che hanno attaccato il corpo? Alcuni ricercatori dell’Università di Friburgo hanno provato a farlo, ottenendo risultati insperati su topi affetti da sclerosi multipla. Lo studio è stato pubblicato su Nature Neuroscience.
La sclerosi multipla si presenta come una patologia che colpisce il sistema nervoso: le difese immunitarie attaccano la mielina, guaina che riveste le fibre dei nervi e che serve a favorire la rapida conduzione elettrica degli impulsi nervosi, causando una difficoltà di trasmissione delle istruzioni dal sistema nervoso centrale alle altre parti del corpo.Questo comporta una debolezza muscolare, problemi alla vista, paralisi e, lentamente, la morte.
 
Per bloccare l’attacco del sistema di difese dell’organismo si usa di solito un farmaco dalle proprietà infiammatorie basato su una proteina chiamata interferone beta (INFb), che ha lo scopo di ridurre l’aggressività della risposta immunitaria. Tuttavia, circa l’80% di persone affette da sclerosi multipla che vengono trattate con iniezioni di interferone, sviluppano anticorpi che riducono l’efficacia della proteina.
Per questo l’idea dei ricercatori era quella di stimolare la produzione nell’organismo stesso di INFb, in modo da aggirare il problema. L’induzione della sintesi proteica è stata ottenuta iniettando particolari sequenze di Rna. In questo modo, i topi hanno mostrato un rapido miglioramento dei sintomi della sclerosi multipla. La ricerca potrebbe aprire nuove possibilità terapeutiche. “Abbiamo osservato che nelle successive 48 ore dall’iniezione, le cavie presentavano minore debolezza nella coda e le paralisi di questa appendice scomparivano”, ha spiegato Marco Prinz, coordinatore della ricerca. “Abbiamo osservato che l’incremento nella produzione di interferone rallentava lo sviluppo dei linfociti T, che sono considerati essere tra i principali responsabili dell’insorgenza della sclerosi multipla”.
 
Laura Berardi

14 dicembre 2011
© Riproduzione riservata

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