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Con trattamenti nutrizionali adeguati risparmio assicurato in ospedale. I dati della Sinuc


Un trattamento nutrizionale ospedaliero di 6 giorni costa 240 euro ed evita 9000 euro di costi per il trattamento delle infezioni, inoltre, attraverso i trattamenti nutrizionali preoperatori si risparmierebbero 820 euro a paziente. Se ne è discusso al 3° Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutrizione clinica e Metabolismo (Sinuc) a Torino dal 6 all’8 giugno

11 GIU - “Nel quadro attuale di sostenibilità del Ssn e di appropriatezza [1] dei trattamenti, l’attenzione allo stato nutrizionale dei pazienti nei diversi contesti assistenziali sta per fortuna crescendo, seppur lentamente. I clinici sanno bene che la malnutrizione per eccesso o per difetto ha un impatto negativo su morbilità e mortalità ma c’è ancora una grande variabilità nella pratica clinico-assistenziale e la malnutrizione in Europa continua ad essere uno dei maggiori problemi sanitari, con una prevalenza che è mediamente del 10% nella popolazione generale con più di 70 anni e del 25% nella popolazione ospedalizzata (Ljungqvist Nutr Hosp 2009)”, lo scrive in una nota la Società italiana di nutrizione clinica e metabolismo (Sinuc).

“Se poi caliamo gli interventi nutrizionali nei contesti clinici specifici - spiega Tiziana Magnante, responsabile Uosd Nutrizione clinica Asl Rm1 Presidio Ospedaliero San Filippo Neri in occasione del 3° Congresso Nazionale della Sinuc a Torino dal 6 all’8 giugno – è piuttosto frequente riscontrare un utilizzo erroneo (misuse) relativo al timing, alla durata, alla scelta di via di somministrazione e al contesto assistenziale. Ancora più frequentemente si riscontra però l’inappropriatezza per difetto (underuse) riferibile al non trattamento di pazienti che, qualora fossero identificati come malnutriti, trarrebbero benefici dall’intervento nutrizionale. Per esempio, in ambito ospedaliero l’incidenza delle complicanze infettive nel malnutrito è del 19,4%, mentre nel normonutrito è del 10,1% (Pichard et all 2009) considerando che il costo di un’infezione ospedaliera va dai 9.000,00 ai 10.500 euro (Menini BurdeN economico delle infezioni ospedaliere)”.

Tutto ciò secondo i nutrizionisti clinici ha un riflesso importante sui costi sanitari. “Riportando i dati del Presidio Ospedaliero San Filippo Neri – prosegue Magnante - la spesa complessiva per farmaci è stata nel 2017 di 5.579.000 euro contro quella di 50.940 euro per le sole miscele nutrizionali: lo 0,97%, con un impatto economico francamente trascurabile. Al contrario, trattare precocemente pazienti con rischio nutrizionale da moderato a severo (con Must [2] uguale o maggiore di 2) con miscele nutrizionali specifiche e per una durata media di 6 giorni, porta un incremento di costi fissi di soli 240 euro per paziente, pari al 2,5% del costo ben più alto per il Ssn di una complicanza infettiva evitata. Pertanto l’appropriatezza è un valore in sanità solo nell’ottica condivisa che non rappresenti uno strumento di taglio della spesa ma di ridistribuzione delle risorse. La strategia per superare l’inappropriatezza clinica e organizzativa dovrebbe essere cioè guidata dal principio di disinvestimento e allocazione con l’obiettivo di raggiungere gli esiti migliori possibili per il paziente”.

“A sostegno di questa visione – conclude Magnante - l’adozione nel 2017 di 2 item sui 17 previsti dal protocollo Eras [3] (in fase di implementazione in Chirurgia Orl maggiore) e cioè il trattamento nutrizionale preoperatorio per 6 giorni nei soggetti con rischio di malnutrizione da moderato a severo e somministrazione, la sera precedente fino a 2 ore prima dell’intervento, di una soluzione al 12.5% di maltodestrine [4] ha portato alla diminuzione di 0.8 giornate di degenza per intervento. L’incremento di costo fisso è stato di 148,00 euro a fronte di un risparmio di 820,00 euro per paziente, pari all’80% del costo di una giornata di degenza che nel 2016 era di 1.024 euro (Dati sanità della relazione generale sulla situazione economica del Paese del Mef - Rgsep 2016)”.

 “Va detto che – avverte Maurizio Muscaritoli, presidente Sinuc - tra i possibili ostacoli all’implementazione diffusa ed omogenea di trattamenti clinici nutrizionali ospedalieri, giocano un ruolo non secondario da un lato l’asimmetria informativa per cui i cosiddetti decision makers non conoscono ancora o sottostimano gli effetti delle problematiche nutrizionali e dall’altro il timore di un ingiustificato incremento dei costi correlati”.

[1]La definizione di appropriatezza di trattamento attualmente condivisa, sulla scorta dei principi elaborati dalla statunitense Rand Corporation, si configura come il risultato del processo decisionale che assicura il massimo beneficio del paziente in rapporto alle risorse disponibili.

[2]Il ‘Must’ o Malnutrition Universal Screening Tool è uno strumento di screening in cinque fasi per identificare adulti malnutriti, a rischio di malnutrizione (sottonutrizione) od obesi. Include anche linee guida gestionali che possono essere utilizzate per sviluppare un programma terapeutico.

[3]Il protocollo Eras ('Enhanced Recovery After Surgery', ovvero miglior recupero dopo un intervento chirurgico) è nato con l'obiettivo di garantire, dopo l'intervento, un recupero ottimale ed un ritorno precoce e sicuro alle attività quotidiane. Il protocollo ERAS prevede la collaborazione attiva del paziente (e, se possibile, dei suoi familiari) e si basa su alcuni accorgimenti che devono essere presi nella fase precedente ed in quella successiva all'intervento.

[4]Le maltodestrine sono un carboidrato complesso ottenuto tramite il processo di idrolisi degli amidi (solitamente viene impiegato amido di mais). Per chi pratica attività sportiva, l'assunzione delle maltodestrine apporta un'energia costante mantenendo stabile la glicemia. Vengono principalmente utilizzate nell’attività aerobica o in attività prolungate, quali il ciclismo, dove un apporto energetico risulta importantissimo per portare a termine l'attività stessa.

11 giugno 2018
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