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Centri diabetologici: uno studio dimostra che sono veri e propri salvavita


Una metanalisi italiana appena pubblicata dimostra che i pazienti seguiti presso un centro diabetologico presentano una mortalità ridotta del 19% rispetto alle altre persone con diabete. Ma a frequentare i 500 centri diabetologici della penisola è attualmente solo 1 diabetico su due. La piena applicazione del Piano Nazionale Diabete porterebbe dunque a risparmiare circa 15.000 morti l’anno.

16 MAG - Trattare il diabete non è mestiere facile. E anche se, chi vive in Italia è sicuramente in una posizione di vantaggio rispetto ai pazienti del resto del mondo, resta ancora molto da fare per migliorare l’assistenza dei nostri connazionali con diabete e i loro outcome. Ma ci sono anche buone notizie e soprattutto indicazioni rispetto alle direzioni da prendere.
 
Una recente metanalisi italiana pubblicata sul numero di maggio della rivista Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Disease e basata su dati prospettici raccolti in Lombardia (7 ASL), Veneto (Verona) e Piemonte (Casale Monferrato), ha dimostrato che le persone che effettuano almeno una visita l’anno presso un centro diabetologico presentano una riduzione di mortalità del 19% rispetto a chi non è seguito anche dal diabetologo.  Che è poi quello che prevede il Piano Nazionale Diabete, varato 5 anni fa e applicato ancora a macchia di leopardo nelle diverse Regioni. Con tanto di ‘anomalie’ quali quelle della Regione Lombardia, dove anziché implementare quanto previsto dal PND, si è pensato di assimilare il diabete ad una qualsiasi malattia cronica, da far gestire da non specialisti.
 
In questo momento solo una persona con diabete su 2 in Italia viene seguita anche presso il centro diabetologico. Ed è su questi numeri che vale la pena di riflettere e lavorare. Soprattutto alla luce dei risultati della metanalisi che evidenziano come per ogni 17 persone seguite per 10 anni presso un centro diabetologico sia possibile prevenire un evento fatale; come dire, un NNT (number needed to treat) assimilabile a quello delle statine, noti farmaci salvavita, in prevenzione secondaria.
 
“Statine e ACE inibitori - afferma il professor Enzo Bonora, presidente della Fondazione Diabete Ricercae primo autore dell’articolo – sono considerati farmaci ‘salvavita’ e, analogamente la visita presso il centro diabetologico dovrebbe essere a pieno titolo considerata un ‘salvavita’. L’addestramento alla gestione della malattia (al quale contribuiscono infermieri e dietisti esperti, che affiancano i diabetologi nei centri), lo screening e la stadiazione delle complicanze, l’uso delle tecnologia più moderne per il monitoraggio, l’utilizzo di tutto il vasto armamentario terapeutico a disposizione del diabetologo, l’esperienza maturata nell’assistere migliaia di persone, sono fattori che nel loro complesso possono spiegare perché chi viene assistito anche presso i centri diabetologici presenti una ridotta mortalità”.
 
La legge 115 del 1987 e il Piano Nazionale Diabete raccomandano che la cura delle persone con diabete in Italia comprenda anche delle visite periodiche presso i centri diabetologici (attualmente oltre 500, distribuiti in tutta ltalia). E i risultati di questo studio avvalorano e supportano questa raccomandazione. Estrapolando i risultati della metanalisi è possibile stimare che la piena applicazione del Piano Nazionale Diabete porterebbe nell’arco del prossimo decennio ad evitare la morte di circa 150 mila persone con diabete (circa 15 mila ogni anno).
 
“Al momento attuale– afferma il professor Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Diabetologia – solo la metà delle persone con diabete frequenta i centri diabetologici. Visti questi risultati, sarebbe raccomandabile che anche gli altri cominciassero a frequentarli, nella piena applicazione della gestione integrata fra medici di famiglia e centri specialistici, che è il modello assistenziale propugnato dal Piano Nazionale Diabete. Per assistere adeguatamente i quasi 4 milioni di italiani con diabete – conclude il professor Sesti - i centri diabetologici dovrebbero essere però potenziati e, laddove necessario, riorganizzati per poter essere in grado di assistere un maggiore numero di persone con diabete”.

16 maggio 2018
© Riproduzione riservata

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